NOVITÀ

Opportunità e novità per uno sport sempre più inclusivo

L’indagine “Sport e Terzo Settore” è stata concepita con l’obiettivo principale di analizzare e comprendere le caratteristiche, le opinioni e le esigenze degli enti sportivi dilettantistici (ASD e SSD) del Nord Ovest d’Italia in relazione alle recenti Riforme normative del settore. Tale iniziativa può considerarsi quasi pionieristica e sicuramente di grande rilevanza, essendo la prima a coinvolgere in modo così esteso e partecipato il mondo delle organizzazioni sportive dilettantistiche di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta – ma lo stesso vale anche per il resto d’Italia, in cui non si registrano altre indagini di così vasta portata – su temi cruciali e attuali come la Riforma dello Sport e la Riforma del Terzo Settore. Con 739 enti sportivi partecipanti, di cui 592 provenienti dalle tre regioni di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta e 147 da altre regioni italiane, questo studio offre la prima panoramica approfondita delle percezioni, esperienze e bisogni di queste organizzazioni.
Il presente report, che precede la pubblicazione del volume finale che uscirà a settembre, descrive e commenta i risultati del progetto di ricerca-azione. Nel capitolo 1 si dà conto della metodologia e del lavoro sul campo svolto per realizzare la survey. Il capitolo 2 si addentra nell’analisi dei dati nel tentativo di spiegare gli orientamenti manifestati dalle ASD/SSD nei confronti delle due riforme più volte richiamate, tentando di ricondurli alle peculiarità del tessuto associativo. Il capitolo 3 fa un bilancio dell’attività formativa-informativa isolando alcune questioni emerse nell’interazione con i destinatari dei webinar, che possono aiutare a capire come il nuovo quadro normativo possa essere adattato alle esigenze del mondo associativo che si occupa di sport. Il capitolo 4 propone al lettore una panoramica complessiva dei dati emersi dall’indagine campionaria realizzata in Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, oltreché su un gruppo di controllo di organizzazioni che operano nel resto d’Italia. Nel capitolo 5, infine, si riprendono alcuni esiti dello studio, riflettendo sulle prospettive di sviluppo degli enti sportivi negli anni a venire.


NOVITÀ

Verso un diritto europeo del Terzo Settore

Il diritto italiano del Terzo settore presenta caratteristiche uniche nel panorama europeo, dove però non costituisce un fenomeno isolato, essendo presenti in tutti gli Stati membri dell’Unione europea leggi nazionali che riconoscono e promuovono organizzazioni senza scopo di lucro per finalità socialmente rilevanti. Pur con denominazioni differenti nei diversi paesi europei, queste organizzazioni appartengono al genere delle “public benefit organisations”. Questo volume si propone di offrire ai lettori un primo tentativo di comparazione, critica e sistematica, tra il diritto italiano del Terzo settore e le normative degli altri Stati membri in materia di public benefit organisations, nella consapevolezza che il confronto critico può, da un lato, contribuire alla diffusione del modello italiano di legislazione sul Terzo settore e, dall’altro lato, arricchirlo in una prospettiva evolutiva. Il volume aspira altresì a porsi come strumento utile per le istituzioni che dovranno attuare a livello nazionale il piano europeo di sviluppo dell’economia sociale.

Prefazione: di Anna Fasano
Introduzione: di Luigi Bobba
Contributi di: Antonio Fici, Mario Renna e Gabriele Sepio


Professione Volontariato

Fare il volontario è una professione? Sembrerebbe un ossimoro, ma quando l’azienda mette il proprio know how al servizio della comunità, attraverso i propri collaboratori, ecco che la professione diventa anche volontariato, generando economia sociale, business etico e forme di collaborazione tra settore privato e terzo settore utili alla collettività. La Fondazione Terzjus ETS, in collaborazione con la società Eudaimon e la Fondazione Roche, ha realizzato un’indagine esplorativa su questa forma di volontariato innovativa e in rapida espansione, sia in Italia che all’estero, coinvolgendo dieci imprese medio-grandi, attive in diversi settori economici, che hanno sviluppato programmi ed iniziative per far sì che i propri dipendenti si impegnino per cause meritorie sfruttando le proprie competenze: 3M Italia, Boehringer Ingelheim, Chiesi, Edison, Gruppo Marazzato, Novacoop Piemonte, Novartis, Roche, Snam, Unipol Sai. La ricerca si basa su 24 interviste in profondità a lavoratrici e lavoratori impegnati nel volontariato, su due focus group con dirigenti aziendali per capire quale cultura organizzativa e quali misure di policy possano favorire la diffusione del volontariato di competenza e su tre studi di caso per comprendere se quest’ultimo possa essere promosso anche tramite il welfare aziendale. Il volume riporta i risultati principali dello studio ed è corredato da un inquadramento giuridico e fiscale di questa pratica sociale emergente nella legislazione italiana.

A cura di:
Luigi Bobba, Cristiano Caltabiano, Francesco Frattini, Fausto Massimino, Filippo Perfumo, Gabriele Sepio, Sara Vinciguerra, Edoardo Zaccardi


NOVITÀ

Riconoscere il volontariato di competenza

La Fondazione Terzjus ha avviato un programma di ricerca sull’impatto del Volontariato di Competenza (VdC), una pratica emergente, in Italia e all’estero. I risultati sono nel libro “Riconoscere il volontariato di competenza”, che evidenzia diversi punti chiave.

Innanzitutto, il volontariato aziendale coinvolge il 5% delle aziende con almeno 50 dipendenti. Tuttavia, il potenziale è significativo, poiché il 26% delle imprese italiane è interessato a iniziative socialmente utili. Un altro aspetto riguarda gli Enti del Terzo Settore (ETS), attori cruciali nel VdC, che richiedono una progettazione condivisa con le imprese.

La dimensione organizzativa influisce notevolmente su come il VdC viene implementato in diversi contesti professionali. Vi è un’ultima questione affrontata nel volume: come si possa agevolare questo trasferimento di know how? In proposito, uno degli effetti positivi derivanti dalla piena attuazione del Codice del Terzo Settore, è  stata quella di ampliare la platea di organizzazioni presso i quali si può far prestare l’attività volontaria ai propri dipendenti, deducendo il 5 per mille del loro costo (articolo 100, comma 2, lett. i del Testo Unico delle Imposte sui Redditi). Questo dispositivo ha una forte valenza promozionale per il VdC (e più in generale per il volontariato aziendale), in quanto lo legittima come pratica per la quale le imprese possono ottenere una deduzione fiscale, entrando di diritto nella sfera di quei comportamenti virtuosi ai quali lo Stato attribuisce legittimità sociale, essendo espressione credibile del concetto di responsabilità d’impresa.


Il volontariato di competenza

Fare il volontario è una professione? Sembrerebbe un ossimoro, ma se si esclude la sfera personale, è l’azienda che mette a disposizione il patrimonio professionale a servizio della comunità, attraverso i propri collaboratori, così ecco che la professione diventa anche volontariato, generando economia sociale, business etico e partenariato.
Terzjus, in collaborazione e con il contributo di Fondazione Roche ed Eudaimon, ha voluto esplorare il tema del volontariato di competenza, attraverso l’esperienza diretta di 10 aziende, con business differenti, che hanno già realizzato progetti in tal senso: 3M Italia, Boehringer Ingelheim, Chiesi, Edison, Gruppo Marazzato, Novacoop Piemonte, Novartis, Roche, Snam, Unipol Sai.
Attraverso l’analisi approfondita dalla ricerca, esce quindi un volto più umano delle aziende capaci di farsi carico dei bisogni delle persone o dei territori e delle loro diverse fragilità, dall’altro appare evidente come gli Enti del Terzo Settore possano acquisire expertise necessarie a rispondere a problematiche sempre più complesse a cui devono far fronte quotidianamente.
Non è la perimetrazione di un fenomeno (peraltro ancora di nicchia), quanto l’apertura di un orizzonte, l’individuazione di un’opportunità, la scoperta di una possibilità di generare valore condiviso tra le imprese e i propri collaboratori, tra le imprese e le comunità di riferimento attraverso gli Enti di Terzo Settore. Orizzonte che potrà avvalersi anche delle normative di premialità fiscale esistenti e delle proposte ad esse relative contenute nella ricerca.

A cura di:
Luigi Bobba, Gabriele Sepio

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