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Riconoscere il volontariato di competenza

La Fondazione Terzjus ha avviato un programma di ricerca sull’impatto del Volontariato di Competenza (VdC), una pratica emergente, in Italia e all’estero. I risultati sono nel libro “Riconoscere il volontariato di competenza”, che evidenzia diversi punti chiave.

Innanzitutto, il volontariato aziendale coinvolge il 5% delle aziende con almeno 50 dipendenti. Tuttavia, il potenziale è significativo, poiché il 26% delle imprese italiane è interessato a iniziative socialmente utili. Un altro aspetto riguarda gli Enti del Terzo Settore (ETS), attori cruciali nel VdC, che richiedono una progettazione condivisa con le imprese.

La dimensione organizzativa influisce notevolmente su come il VdC viene implementato in diversi contesti professionali. Vi è un’ultima questione affrontata nel volume: come si possa agevolare questo trasferimento di know how? In proposito, uno degli effetti positivi derivanti dalla piena attuazione del Codice del Terzo Settore, è  stata quella di ampliare la platea di organizzazioni presso i quali si può far prestare l’attività volontaria ai propri dipendenti, deducendo il 5 per mille del loro costo (articolo 100, comma 2, lett. i del Testo Unico delle Imposte sui Redditi). Questo dispositivo ha una forte valenza promozionale per il VdC (e più in generale per il volontariato aziendale), in quanto lo legittima come pratica per la quale le imprese possono ottenere una deduzione fiscale, entrando di diritto nella sfera di quei comportamenti virtuosi ai quali lo Stato attribuisce legittimità sociale, essendo espressione credibile del concetto di responsabilità d’impresa.


Il volontariato di competenza

Fare il volontario è una professione? Sembrerebbe un ossimoro, ma se si esclude la sfera personale, è l’azienda che mette a disposizione il patrimonio professionale a servizio della comunità, attraverso i propri collaboratori, così ecco che la professione diventa anche volontariato, generando economia sociale, business etico e partenariato.
Terzjus, in collaborazione e con il contributo di Fondazione Roche ed Eudaimon, ha voluto esplorare il tema del volontariato di competenza, attraverso l’esperienza diretta di 10 aziende, con business differenti, che hanno già realizzato progetti in tal senso: 3M Italia, Boehringer Ingelheim, Chiesi, Edison, Gruppo Marazzato, Novacoop Piemonte, Novartis, Roche, Snam, Unipol Sai.
Attraverso l’analisi approfondita dalla ricerca, esce quindi un volto più umano delle aziende capaci di farsi carico dei bisogni delle persone o dei territori e delle loro diverse fragilità, dall’altro appare evidente come gli Enti del Terzo Settore possano acquisire expertise necessarie a rispondere a problematiche sempre più complesse a cui devono far fronte quotidianamente.
Non è la perimetrazione di un fenomeno (peraltro ancora di nicchia), quanto l’apertura di un orizzonte, l’individuazione di un’opportunità, la scoperta di una possibilità di generare valore condiviso tra le imprese e i propri collaboratori, tra le imprese e le comunità di riferimento attraverso gli Enti di Terzo Settore. Orizzonte che potrà avvalersi anche delle normative di premialità fiscale esistenti e delle proposte ad esse relative contenute nella ricerca.

A cura di:
Luigi Bobba, Gabriele Sepio

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