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Sport di base: serve sostenere le associazioni

[di Luigi Bobba, pubblicato su «Corriere della Sera» del 16 luglio 2024, pag. 35]

Dalla survey condotta da Fondazione Terzjus, in collaborazione con Italia non profit e con il supporto di Compagnia di San Paolo su un campione di 739 associazioni e società sportive dilettantistiche (Asd e Ssd) - di cui l'82% operanti in Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - emergono sia una certa insoddisfazione (58%), sia un affaticamento (74%) per i molteplici provvedimenti attuativi della riforma sport. La ricerca, oltre a restituirci una fotografia di una realtà – quella dell’associazionismo sportivo di base - ancora poco studiata, ci fa anche capire come tali enti stiano vivendo le trasformazioni indotte sia dalla riforma dello sport, sia da quella del Terzo settore. Si tratta di un mondo rilevante non solo per i numeri – più di 110 mila le Asd/Ssd iscritte al RASD – ma ancor di più per la funzione di attivatore del benessere fisico di milioni di persone e come vettore di inclusione dei soggetti più fragili. Nel campione esaminato, prevalgono le Asd di piccole e medie dimensioni che operano grazie all’apporto dei volontari (56%) o si avvalgono di collaborazioni sportive remunerate entro la soglia di 5.000 euro (84%). Associazioni che per più del 20% svolgono anche attività diverse da quelle sportive (gestione di centri estivi, attività con le scuole, ecc..) e per quasi il 40% si rivolgono anche a soggetti fragili. L'indagine – svolta tra febbraio e maggio 2024 – ha esaminato anche gli atteggiamenti e i comportamenti degli enti sportivi circa le novità del Codice del Terzo settore (CTS). Seppure appena il 9% degli enti risulta iscritto anche al RUNTS, emerge un sostanziale apprezzamento (tra il 30 e il 50%) per le misure già previste dal CTS.

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Tra i tanti effetti generati dalla legge delega n. 106/2016 e dai successivi decreti legislativi attuativi del 2017 uno dei più importanti è stata l’affermazione di un diritto del Terzo settore, che ha trovato, per effetto dell’approccio organico seguito dal legislatore della riforma, piena cittadinanza all’interno dell’ordinamento giuridico italiano.

CER-ETS: la ripartizione degli incentivi non costituisce distribuzione degli utili

Comunità energetiche con qualifica di ente del Terzo settore (ETS): la ripartizione degli incentivi non configura una violazione del divieto di distribuzione degli utili. Con la Risoluzione n. 37, pubblicata ieri, l’Agenzia delle Entrate torna sul tema della fiscalità applicabile alle configurazioni di autoconsumo collettivo di energia green (CER). Anche tali realtà, infatti, possono assumere la qualifica di ETS, in virtù dell’inclusione tra le attività di interesse generale degli interventi finalizzati alla produzione e condivisione di energia da fonti rinnovabili. In tale contesto, l’istante si interrogava sul trattamento da riservare alle somme che una CER-ETS riceve e distribuisce in favore dei propri membri, che hanno cooperato alla produzione di energia rinnovabile. Deve infatti ricordarsi che la normativa di settore (d.lgs. 199/2021 e disposizioni attuative) contempla delle misure premiali per agevolare la diffusione delle CER. Si pensi alla tariffa premio incentivante e al contributo di valorizzazione ARERA sull’energia condivisa, erogati dal GSE.

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Nota M.L.P.S., 4 giugno 2024, n. 8301

Articolo 47, comma 5 del d.lgs. 3 luglio 2017, n.117 (Codice del Terzo settore). Utilizzo degli statuti standard da parte di enti non aderenti alle reti associative proponenti.

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