[di Gabriele Sepio, Conclusioni del volume Gli ETS come veicolo di sviluppo delle CER]
La ricerca della Fondazione Terzjus “Gli ETS come veicolo di sviluppo delle CER” rappresenta l’occasione per svolgere un’analisi più ampia in merito al crescente ruolo del Terzo settore nello sviluppo di alcuni comparti particolarmente rilevanti per il futuro dell’economia sociale ispirati ad una dimensione dove la cultura economica si lega in modo sempre più intenso alla valorizzazione dell’interesse generale. La produzione di energia attraverso fonti alternative diventa così un contesto in cui sperimentare nuovi modelli economici e produttivi di valore sociale e ambientale finora rimasti in disparte rispetto all’utilizzo dei tradizionali strumenti, forme e qualifiche giuridiche messe a disposizione dal mercato.
Le CER che scelgono di adottare la qualifica di ente del Terzo settore (ETS) diventano cosi veicolo per promuovere un deciso cambio di rotta in cui gli obiettivi che accompagnano le iniziative nel comparto energia non si risolvono solamente in una dimensione economica, legata alla produzione e ridistribuzione di energia alternativa, ma vengono strutturate e rese funzionali in base alla dimensione sociale e alla valorizzazione del sostegno mutualistico tra i membri di una comunità. Obiettivi, dunque, che finiscono per guidare le azioni ponendo quasi in secondo piano i profili meramente economici. Per questa ragione la riflessione che ha portato la Fondazione Terzjus ad avviare questa ricerca parte dalla capacità attrattiva delle CER – ETS come veicoli che si ispirano al “perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale” ma anche allo sviluppo di forme di collaborazione che implicano il coinvolgimento virtuoso della pubblica amministrazione ma anche di soggetti privati.
La decisione di costituire una CER che abbia la qualifica di ETS diventa dunque un luogo di condivisione dove la scelta degli strumenti giuridici è servente rispetto all’obiettivo primario che è quello di mettere la produzione e il consumo di energia al servizio degli obiettivi solidaristici.
Diversi i tratti qualificanti per una CER che sia anche ETS dal momento che finisce per coinvolgere molte attività di interesse generale elencate dal codice del terzo settore e dal decreto legislativo 112 del 2017 in tema di impresa sociale. Pensiamo, soltanto per richiamarne alcuni, alla riduzione della povertà energetica, l’inclusione sociale, la promozione della sostenibilità ambientale e il coinvolgimento attivo dei cittadini e delle imprese locali in un processo di co-creazione di valore per la comunità nonché la riqualificazione dei beni pubblici inutilizzati e molto altro. Attraverso l’ETS, i partecipanti non sono meri consumatori o produttori di energia, ma attori attivi che co-determinano le scelte strategiche ed operative della comunità. Questo modello partecipativo permette una maggiore inclusione sociale, soprattutto per quei soggetti che, altrimenti, sarebbero esclusi dal mercato energetico, come i cittadini vulnerabili o le piccole realtà produttive locali. La gestione condivisa delle risorse energetiche consente di redistribuire i benefici economici e ambientali in modo equo, rafforzando la coesione sociale e il benessere collettivo.
Inoltre, l’adozione di un modello CER-ETS risulta fondamentale per lo sviluppo del territorio, in quanto favorisce l’autosufficienza energetica e la resilienza locale. Le CER, soprattutto se integrate nel Terzo Settore, non solo promuovono la produzione e il consumo locale di energia rinnovabile, riducendo la dipendenza da fonti energetiche esterne, ma creano anche nuove opportunità occupazionali e di sviluppo economico. Attraverso il reinvestimento dei proventi generati dalla produzione energetica in progetti comunitari, si incentivano iniziative locali in ambito sociale, ambientale e culturale, promuovendo un circolo virtuoso che sostiene il territorio e i suoi abitanti.
In questa scenario la scelta delle forme e delle qualifiche giuridiche non è certo secondaria e va effettuata tenendo conto degli strumenti introdotti dalla riforma del terzo settore, spesso inediti per il mercato, la cui applicazione in alcuni comparti richiede spirito di iniziativa e capacità di adattamento. Pensiamo al partenariato con gli enti pubblici e alla valorizzazione delle forme di coprogettazione e co-programmazione tra PA ed ETS oppure agli incentivi fiscali che consentono di agevolare il recupero di beni immobili pubblici per destinarli ad attività di interesse generale. È il caso dello strumento del social bonus (art. 81 CTS) che potrebbe essere utilizzato da una CER-ETS per promuovere un processo di autosufficienza energetica sviluppando soluzioni innovative per rispondere alle sfide della sostenibilità ambientale, con un impatto positivo e duraturo all’interno delle comunità locali.
Dalla ricerca emergono tre sfide intorno alle quali costruire schemi stabili e buone prassi mettendo a sistema le peculiarità delle CER con le caratteristiche degli ETS.
La prima riguarda l’individuazione delle forme giuridiche più adatte per perseguire gli obiettivi delle CER. Potremmo dire che non esiste una risposta che vale per tutte le circostanze ne sussiste la convenienza a standardizzare modelli giuridici su cui potrebbero incidere diverse variabili legate, ad esempio, alla tipologia dei soggetti coinvolti, alle priorità individuate oppure alle risorse a disposizione.
Una diversa valutazione di prevalenza o valorizzazione dei profili economici, sociali e ambientali potrebbe di volta in volta spostare l’attenzione verso modelli imprenditoriali (pensiamo alla forma cooperativa) oppure non imprenditoriali (associazione con o senza personalità giuridica). Evidentemente le forme mutualistiche offerte dal sistema sono una destinazione quasi naturale per le CER e per rispondere alle esigenze di cui si fanno portatrici. Ma all’interno di questo schema è altrettanto evidente che occorrerà selezionare le qualifiche giuridiche piu adatte (dall’impresa sociale all’ente filantropico per arrivare alla qualifica generica di ETS) unitamente al trattamento fiscale in grado di ottimizzare le risorse raccolte. È questa la seconda sfida del comparto CER che inizia a prendere forma anche grazie agli interventi di prassi sul punto. Due i chiarimenti di interesse per le CER con qualifica di ETS o inquadrati come enti non commerciali. Il primo – valevole in linea generale per le comunità energetiche – è la valorizzazione del ruolo trasparente delle CER attraverso l’istituto del mandato senza rappresentanza. È la CER stessa che, assumendo il ruolo di referente, gestisce per conto dei partecipanti le partite di incasso e di riparto con il GSE, comportando dei riflessi reddituali sugli associati e sulla CER stessa. La tariffa premio”, infatti, non assume per la comunità energetica rilevanza ai fini IRES, avendo natura di componente tariffaria restituita alla comunità energetica (Risp. n. 37/2022) e qualificabili come contributi a fondo perduto. Il secondo, invece, ha rilevanza per le CER ETS in quanto la “restituzione” delle componenti premiali ai propri aderenti non costituisce aggiramento del divieto di distribuzione degli utili sancito dall’art. 8 del CTS (Ris. 37/2024). Due punti fermi intorno ai quali iniziano a maturare le buone pratiche analizzate nello studio in esame ma che necessitano di un inquadramento di sistema a partire, ad esempio, dall’abito di applicazione delle nuove soglie di potenza degli impianti a fonti rinnovabili (1MW) previsti dal D.lgs. n. 199/2021.
Vi è una ultima sfida da raccogliere e riguarda il messaggio culturale che è in grado di emergere dallo sviluppo delle CER-ETS. La maggioranza degli intervistati dichiara, infatti, di non voler agire nell’ambito della comunità energetica come semplice “consumer” bensì come “prosumer”. Quindi come soggetto promotore e non semplice consumatore, segno evidente del fatto che si tratta di un modello dove il mutualismo si esprime attraverso una partecipazione diretta dei soggetti coinvolti. Il prosumer detiene un proprio impianto di produzione di energia, ne consuma una parte mettendo a disposizione l’eccedenza secondo un criterio di prossimità o di solidarietà mirata ai soggetti piu fragili. Insomma con le CER ETS su crea un diverso livello di consapevolezza dove intervengono fattori in grado di valorizzare il tema del dono e della solidarietà con modelli finora inediti.