di Stefano Di Battista
Ha esordito ricordando i suoi trascorsi all’oratorio «fucina di quei rapporti sociali, quelle abilità ed esperienze che oggi vanno sotto il nome di soft skill» e poi le ha declinate nel più ampio principio della sussidiarietà «che venne delineato da Leone XIII». Si è presentato così Luigi Bobba, all’assemblea dell’Anspi (Associazione nazionale san Paolo Italia), che lo ha accolto il 5 maggio alla Casa Divin Maestro di Ariccia (Roma). Un incontro, quello con il presidente della Fondazione Terzjus – Osservatorio di diritto del Terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale, voluto dal presidente dell’Anspi, Giuseppe Dessì, che in Terzjus rappresenta l’associazione.
Bobba, già presidente nazionale delle Acli, parlamentare dal 2006 al 2018 e sottosegretario al ministero del Lavoro, ha curato la riforma del Terzo settore, diventata legge nel 2016, nonché la riforma del Servizio civile universale. Proprio il Terzo settore è oggi una straordinaria opportunità per gli enti che vi hanno aderito, proprio perché rende concreto quel principio di sussidiarietà appena richiamato, che in parole più semplici può essere definito come il sostegno dello Stato a quelle realtà che svolgono attività a favore del territorio senza scopo di lucro. È il cosiddetto mondo non-profit, che pur senza negare il profitto non lo pone come obiettivo primario, né si organizza per redistribuirlo. «Parliamo di Terzo settore – ha sottolineato Bobba – per distinguerlo dalla pubblica amministrazione e dal mercato delle imprese commerciali: quelli sono i primi due settori. Il nostro invece, si riferisce a chi opera con finalità sociali e solidaristiche».
La legge del 2016 ha permesso l’istituzione del registro unico nazionale (Runts), definito «un pilastro essenziale per avere finalmente uno strumento univoco e trasparente per l’accesso ai benefici della riforma. Riforma che – ha aggiunto – si giudicherà dalla capacità di generare vocazioni di volontariato, a loro volta in grado di produrre profitto sociale».
L’intero processo è infatti volto a rispondere ai bisogni delle comunità e per essere efficaci occorre dare vita a reti associative, capaci di aggregare le forze per sostenere iniziative grandi e piccole. Una posizione che ha trovato piena eco da parte di Dessì «L’appartenenza al Terzo settore è ormai strategica, anche se nel suo complesso la riforma stenta a decollare. Al recente Avviso 3 abbiamo potuto partecipare solo perché siamo rete associativa. Ma se non avessimo fatto questa scelta, oggi saremmo tagliati fuori e certe attività ce le dovremmo scordare. Facciamo perciò attenzione a questi aspetti, perché la sopravvivenza delle associazioni dipende proprio dalla capacità di dialogare con le istituzioni, soprattutto dopo la pandemia, che se da un lato ha reso più facile l’accesso ai fondi, dall’altro impone un continuo aggiornamento».
Bobba si è infine soffermato anche sul Servizio civile universale, rimarcando il paradosso per cui, grazie agli ultimi sviluppi legislativi «abbiamo oggi la maggiore disponibilità di posti, a fronte del minor numero di richieste mai pervenuto».