Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?
La vera innovazione si è avuta con l’approvazione del Codice. Sono stati infatti definiti con precisione gli ambiti all’interno dei quali possono operare gli Enti del Terzo Settore. Il Codice ha portato ordine nella materia e ha identificato con precisione gli interessi costituzionali che l’ordinamento affida al non profit. A mio giudizio, questo è il punto più importante della riforma. Il Codice, infatti, assegna al settore una precisa rilevanza costituzionale. All’art.5 vengono descritti con precisione gli interessi la cui cura è affidata al no-profit. Tra questi spiccano quelli richiamati alle lettere dell’art. 5 del Codice: B)- Interventi e prestazioni sanitari; G)- Formazione universitaria; H)- Ricerca scientifica di particolare interesse sociale; I) – Diffusione della cultura. Ben si vede da questo articolato che gli interessi individuati hanno tutti specifica rilevanza costituzionale. Il Terzo Settore non rappresenta quindi un insieme secondario di soggetti nella costruzione della società democratica disegnata dalla nostra carta costituzionale. Gli ETS non operano in ambiti residuali del progetto costituzionale, essi rappresentano infatti il mondo degli interessi generali e degli interessi comuni di cui hanno la cura nell’esercizio della sussidiarietà prevista dalla Costituzione per la collaborazione con i corpi sociali. Gli ETS non esauriscono l’ambito della solidarietà prevista dall’art.118 della Costituzione che include anche tutte le forme di partecipazione che costituiscono la solidarietà diffusa. Nel quadro della funzione di sussidiarietà, gli ETS hanno il compito di presidiare specifici interessi costituzionali. La riforma del Codice ha così dato rilevanza costituzionale ai soggetti che operando in modo prevalentemente volontaristico concludono e arricchiscono il disegno democratico della nostra Costituzione.
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