Lo scorso 20 giugno, a Palazzo Wedekind in piazza Colonna a Roma, durante il seminario promosso da Terzjus in collaborazione con Fondazione Roche ed Eudaimon, e con il sostegno di Inps, sono stati presentati i risultati della ricerca condotta da Terzjus sul cosiddetto “volontariato di competenza”, un fenomeno ancora poco osservato, ma in via di diffusione e di crescita nel mondo del profit.
L’incontro, dal titolo “Professione Volontario: quando il sociale e l’impresa fanno squadra”, a cui hanno partecipato il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero dello Sviluppo Economico, si è articolato in tre momenti, moderati da Sara Vinciguerra, responsabile comunicazione di Terzjus: una parte introduttiva sulle motivazioni della ricerca; una parte di esposizione della ricerca; una parte conclusiva sui possibili scenari futuri.
Apre i lavori, con la relazione da remoto, la vicepresidente dell’Inps, Luisa Gnecchi, ospite dell’incontro presso la sala Angiolillo di Palazzo Wedekind. Luisa Gnecchi si propone nello specifico della propria odierna attività di volontariato, incentrata sull’invecchiamento attivo, presso l’Auser, dove mette a disposizione le proprie competenze in campo pensionistico, maturate in anni di lavoro all’Inps e poi come parlamentare alla Camera dei deputati, ponendo l’accento sul fatto che il Terzo settore è lo strumento di trasmissione dell’ esperienza fatta nella vita lavorativa retribuita nell’impegno di volontariato.
Segue l’intervento da remoto di Gilberto Pichetto Fratin, viceministro dello Sviluppo economico, che imputa al “prestito gratuito” di competenze messe a disposizione dal Terzo settore il grande aiuto che il Paese ha ricevuto nell’accompagnare il cambiamento del nostro welfare. Nel quadro economico attuale, definibile come “economia di guerra”, il Terzo settore ha non solo dato prova di grande vitalità, già nei due anni della pandemia, ma si è posto come modello nel risultare sempre adatto al continuo e imprevisto cambiamento.
Prende la parola il Presidente di Terzjus Luigi Bobba che spiega il perché della connessione fra Terzjus e due partner di ricerca come Fondazione Roche e la società Eudaimon, sul carattere esplorativo, più precisamente narrativo, dei dieci casi aziendali analizzati, che non sono certo una base statistica ma trasmettono un segnale di futuro nell’ambito del welfare aziendale.
Successivamente, Francesco Frattini segretario generale della Fondazione Roche, ha spiegato perché la fondazione d’impresa del Gruppo Roche abbia accompagnato Terzjus in questa iniziativa attraverso un excursus sulla attività della Fondazione. Auspica che “il braccio dell’impresa teso verso la comunità” costituito dalle fondazioni, diventi con il volontariato di competenza non solo il braccio ma anche “il cervello verso la comunità”.
Segue l’introduzione di Alberto Perfumo, CEO di Eudaimon; il volontariato di competenza e il welfare aziendale sono due articolazioni attraverso le quali l’azienda si occupa non solo degli utili ma anche del benessere delle comunità, dei lavoratori e del territorio, con cui ha a che fare. E, sulla questione del benessere, il lascito di questi due anni di pandemia ha messo in evidenza quanto sia forte il bisogno di riconoscimento da parte delle persone di sentirsi utili.
La presentazione entra nel vivo della ricerca con gli interventi di Cristiano Caltabiano, ricercatore sociale, e di Gabriele Sepio, segretario generale di Terzjus. Caltabiano dimostra attraverso una raccolta di dati, quanto il fenomeno del volontariato di competenza sia in fase di espansione in Italia e all’estero, e in modo multiforme: dai “Community day” a forme più continuative di impegno solidaristico, fuori e dentro l’orario di lavoro, in cui il dipendente mette le proprie competenze a servizio della comunità. Di seguito viene spiegata la metodologia di lavoro operata sui dieci casi aziendali attraverso tre strumenti: l’intervista in profondità, la ricerca dei punti di contatto tra volontariato e welfare aziendale, l’attivazione di focus group con i manager e i quadri delle aziende sugli sviluppi della ricerca. Gabriele Sepio sottolinea il carattere sperimentale e divulgativo dell’indagine ed evidenzia quanto sia urgente rintracciare a livello fiscale quali siano gli elementi che oggi impediscono l’accesso alle norme di favore che assegnano benefici fiscali alle aziende per le attività volte al bene comune. L’obiettivo è quello di far conoscere un “fisco buono”, una fiscalità circolare che non gira solo attorno all’azienda ma anche ai bisogni delle collettività in un’ottica di progettualità generativa.
I casi aziendali vengono poi discussi da alcuni dei protagonisti dell’indagine della ricerca: Fausto Massimino di Roche, Matteo Caserotti di Snam e Alberto Marazzato del Gruppo Marazzato; sono tre dei 10 top manager delle imprese, con business differenti, che hanno già realizzato progetti di volontariato di competenza: 3M Italia, Boehringer Ingelheim, Chiesi, Edison, Gruppo Marazzato, Novacoop Piemonte, Novartis, Roche, Snam, Unipol Sai.
Al termine dell’esposizione della ricerca il tema del volontariato di competenza viene trattato in termini di scenario ed opportunità da Vanessa Pallucchi, portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore e da Ferruccio de Bortoli, editorialista del Corriere della Sera, mentre Alessandro Lombardi, direttore generale del Ministero del Lavoro, è intervenuto con un messaggio scritto. Vanessa Pallucchi cita la sua esperienza di volontariato di competenza in Legambiente, perché la questione ambientale è stato uno dei primi ambiti in cui le aziende hanno voluto mostrare una relazione di responsabilità. Molti sono stati infatti i casi in cui è stata l’azienda ad avviare un rapporto con il Terzo settore in una relazione più strutturata sulla base delle competenze. Ferruccio De Bortoli: il volontariato di competenza introduce nel Terzo settore non solo degli elementi di preparazione professionale ma anche degli intenti, la condivisione di un senso di utilità sociale. Questo è il motivo per cui possiamo considerare stakeholders tutti i cittadini.
Le conclusioni sono infine affidate al presidente di Terzjus Luigi Bobba secondo il quale la la ricerca fornisce uno spaccato molto interessante e inedito sul volontariato di competenza che ci permette di riflettere sullo stato di fatto e poter avanzare proposte per strutturare al meglio rapporto tra aziende e Terzo settore. I protagonisti si presentano infatti come attori di un processo di “coproduzione” dell’azione volontaria finalizzata a rispondere in modo efficace al bisogno individuato. Ovvero, i destinatari del progetto non sono dei semplici beneficiari, ma vengono coinvolti nella soluzione del problema a cui diventa possibile dare una risposta appropriata grazie anche alle competenze introdotte dai volontari aziendali.
L’esito della ricerca è stato presentato nella pubblicazione scientifica Professione volontario. Le competenze del volontariato e la produzione di valore, a cura di Cristiano Caltabiano e Sara Vinciguerra, uscito a luglio per i tipi di Rubbettino, disponibile in ebook sul anche sul nostro sito .
«Professione Volontario si presenta non tanto come la perimetrazione di un fenomeno (peraltro ancora di nicchia), quanto come l’apertura di un orizzonte, l’individuazione di un’opportunità, la scoperta di una possibilità di generare valore condiviso tra le imprese e i propri collaboratori, tra le imprese e le comunità di riferimento».
È altresì disponibile una sintesi dei risultati dell’indagine nel Focus/Book Il volontariato di competenza edito da Vita e Terzjus e liberamente scaricabile dal sito www.terzjus.it
L’evento è stato seguito anche da remoto, in diretta sui canali social di Terzjus, ed è ora disponibile sulla pagina YouTube di Terzjus.