La riforma del terzo settore ha mutato il quadro giuridico e tributario degli enti non profit assegnando una centralità agli organismi che si fanno portatori del principio costituzionale di sussidiarietà svolgendo in forma prevalente attività di interesse generale. La fiscalità ritrova una coerenza sistematica anche rispetto ai principi eurounionali superando il frastagliato sistema di norme basato su agevolazioni e misure tributarie di dettaglio. Con i decreti di riforma del terzo settore viene introdotto un sistema di norme che innova rispetto al passato e punta allo sviluppo degli enti dell’economia sociale nel rispetto delle regole sugli aiuti di stato poste a tutela del mercato. Sotto questo punto di vista la portata innovativa della riforma è duplice. Da un lato una fiscalità che modifica la definizione di commercialità adeguandola ai parametri eurounionali di non economicità, sottraendo cosi gli enti non profit alla applicazione dei parametri previsti per gli operatori del mercato. Dall’altro fornendo un nuovo quadro fiscale per le imprese sociali destinate a divenire punto di riferimento, insieme al mondo delle cooperative, dei modelli imprenditoriali dell’economia sociale. Una fiscalità, dunque, che con la definitiva autorizzazione della Commissione europea inciderà sulle scelte degli enti con riferimento alla qualifica ed ai modelli organizzativi da assumere nell’ambito del nuovo registro unico. In questo contesto un contributo importante è giunto indirettamente dalle varie procedure di infrazione avviate nei confronti dell’Italia da parte della Commissione europea in tema di enti non profit e che costituiscono un parametro di riferimento utile ai fini dell’inquadramento delle norme fiscali nel quadro euronionale. Un tema fondamentale che emerge a fronte del completamento della riforma italiana del terzo settore riguarda la possibilità di avviare un dialogo a livello europeo per rivedere alcuni principi legati alla fiscalità degli enti non profit ed alle regole sugli aiuti di stato. Il ruolo sempre più importante assunto dall’economia sociale, che oggi in Europa conta 2,8 milioni di organismi che danno lavoro a 13,6 milioni di persone, potrà essere valorizzato passando anche attraverso una rivisitazione e una maggiore uniformità delle regole fiscali a livello europeo. Su questo fronte il nuovo diritto tributario del terzo settore italiano potrà fornire utili spunti di approfondimento ed un parametro innovativo, specialmente in questo anno in cui il nostro Paese ha il compito di guidare gli stati UE aderenti alla dichiarazione di Lussemburgo sullo sviluppo dell’economia sociale. [Gabriele Sepio]
I PROFILI FISCALI DELLA RIFORMA DEL TERZO SETTORE
NELLA CORNICE DEI PRINCIPI COMUNITARI
Aula Magna Accademia dei Fisiocritici
Martedì 14 Giugno 2022
ore 14.30 Saluti
FRANCESCO FRATI Magnifico Rettore, Università di Siena
STEFANO PAGLIANTINI Direttore, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Siena
LUIGI BOBBA Presidente, Terzjus
LORENZO SAMPIERI Presidente, ODCEC di Siena
LUCIA SECCHI TARUGI Presidente, Ordine degli Avvocati di Siena
Presiede e coordina
FRANCESCO PISTOLESI Università di Siena
Introduzione
NICOLAS SCHMIT Commissario UE al Lavoro e ai diritti sociali
MARIA CECILIA GUERRA Sottosegretario al MEF
PATRIZIA TOIA Co-Presidente intergruppo sull’Economia sociale al Parlamento Europeo
ne discutono
THOMAS TASSANI Alma Mater Università di Bologna
GABRIELE SEPIO Terzjus
GIULIA BOLETTO Università di Pisa
FILIPPO DAMI Università di Siena
ore 18.00 Conclusioni
MARCO MICCINESI Università Cattolica del Sacro Cuore Milano
Università di Siena
DGIUR Dipartimento di Giurisprudenza
Terzjus – Osservatorio giuridico del Terzo settore
EVENTO ACCREDITATO AI FINI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE DA:
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Siena
Ordine degli Avvocati di Siena
Al convegno sono stati attribuiti 3 crediti formativi dall’Ordine degli Avvocati di Siena.