Presentazione a Roma, giovedì 13 febbraio alle ore 10. Per partecipare in presenza basta compilare il form da questo link. Presto riceverete il programma della presentazione del Terzjus Report 2024.
A due passi dalla meta. Verso il completamento della riforma
Quarto rapporto sullo stato e le prospettive del diritto del Terzo settore in Italia
Terzjus Report 2024 (Editoriale Scientifica, Napoli, in corso di stampa)
Introduzione
di Luigi Bobba, Antonio Fici e Gabriele Sepio
Il titolo di questo quarto Rapporto annuale di Terzjus lascia trapelare una nota di ottimismo dei suoi curatori rispetto alla prossima realizzazione dei due passi ancora necessari per condurre la Riforma in meta, ovverosia il rilascio dell’autorizzazione europea, che renderà efficaci le principali norme sulla fiscalità degli ETS, e il decreto ministeriale sui controlli degli ETS, che salvaguarderà identità ed immagine dell’intero terzo settore contro eventuali abusi della qualifica.
Se pertanto, da un lato, l’auspicio è che il prossimo Terzjus Report, il quinto della serie, possa (finalmente) occuparsi delle rimanenti e tanto attese misure nel frattempo adottate, dall’altro lato, tuttavia, l’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato comunque molto intenso per il terzo settore e il suo diritto. Entrambi hanno subito evoluzioni importanti, che ne hanno ulteriormente accresciuto l’intrinseca varietà e complessità. Allo stesso tempo, un’ondata di semplificazioni ha reso il Codice maggiormente user-friendly. Non è un caso, dunque, se il Rapporto di quest’anno è così voluminoso, avendo superato per la prima volta le 500 pagine. Si fa già molta fatica, nonostante la riforma non sia ancora completata, a scegliere i profili da esaminare tra i tanti potenzialmente degni di nota.
La nostra prospettiva è stata anche quest’anno – in continuità col precedente Rapporto – da un lato quella di privilegiare i profili di maggiore novità, con riferimento sia a “nuove” tipologie di enti del terzo settore, come gli enti filantropici, sia a tipologie di enti che, seppur da tempo esistenti, sono state fortemente rinnovate dalla riforma, come le reti associative e i centri di servizio per il volontariato; dall’altro lato, di dare conto non solo dei profili più strettamente regolatori, ma anche di quelli di promozione del terzo settore.
Quanto al metodo, anche in questo Terzjus Report, l’analisi giuridica si combina con altre analisi, soprattutto sociologhe e statistiche, e trae da esse enorme giovamento. Il diritto del terzo settore che coltiviamo e promuoviamo è quello “vivente” con il quale quotidianamente le organizzazioni si confrontano e a volte si scontrano, che trae origine da strumenti di soft law e non solo dalla legge, che tutti gli operatori coinvolti nella riforma, dagli Uffici del RUNTS ai conservatori del Registro delle imprese, dai notai ai commercialisti, applicano ogni giorno nei loro rispettivi ruoli e con le rispettive responsabilità.
È un diritto articolato e complesso, come più volte abbiamo avuto modo di sottolineare, vuoi perché è articolata e complessa la realtà di cui si occupa, vuoi perché articolate e complesse sono le modalità con cui intende perseguire gli scopi promozionali che in ultima istanza si prefigge. Obiettivo del Rapporto annuale di Terzjus è pertanto renderlo accessibile, spiegarlo, analizzarlo criticamente, promuoverlo o, al14 Introduzione contrario, suggerirne modifiche, allorché ostacoli o rallenti l’ulteriore evoluzione del terzo settore.
Se questo è lo spirito che in generale ha animato ed orientato la programmazione e redazione di questo Terzjus Report, invariata ne è la struttura rispetto ai precedenti.
I capitoli iniziali (a cura di Antonio Fici e Gabriele Sepio), contenuti nella prima parte del Rapporto, fanno il quadro sull’evoluzione compiuta dal terzo settore e dal suo diritto, soprattutto dalla conclusione del precedente Terzjus Report, nonché sulle ulteriori traiettorie di sviluppo che è possibile per entrambi prospettare oggi.
Nella seconda parte, invece, si trovano analisi diverse mirate alla maggiore conoscenza del terzo settore post riforma e di particolari tipologie di soggetti che si muovono al suo interno, come gli enti filantropici o gli altri enti del terzo settore che svolgono azioni filantropiche (nel capitolo a cura di Claudia Ladu e Mara Moioli), gli enti sportivi dilettantistici (nel capitolo curato da Cristiano Caltabiano e Gabriele Sepio) e gli ETS operativi nei servizi socio-sanitari (nel capitolo a cura di Andrea Bassi). Completa la seconda parte un capitolo (a cura di Claudio Gagliardi) sugli enti dell’economia sociale, una categoria di enti, quest’ultima, di matrice europea e non corrispondente a quella degli enti italiani del terzo settore, che della prima costituiscono una particolare species.
Ciononostante, il tema dell’economia sociale è per diverse ragioni di grande interesse ed importanza per il terzo settore e i suoi enti, soprattutto in un momento in cui il Governo italiano è all’opera per dare attuazione alla Raccomandazione europea in materia (si vedano al riguardo le considerazioni e proposte di Gianluca Salvatori nel capitolo XIII).
Nei focus della terza parte del Rapporto si esaminano in chiave eminentemente giuridica, ma con uno sguardo rivolto alla prassi statutaria, gli enti filantropici (nel capitolo a cura di Antonio Fici) e le reti associative (nel capitolo a cura di Antonio Fici e Mario Renna), si esplorano le relazioni tra ETS e nuovi possibili settori di attività, come quello della protezione delle persone prive di autonomia (nel capitolo sull’amministrazione di sostegno a cura di Antonio Fici e Mario Renna) e si analizza e valuta lo stato di applicazione dell’art. 72 CTS (nel capitolo curato da Daniela Bucci e Marco Livia). L’effetto leva del nuovo diritto del terzo settore emerge prepotentemente dalla rilevazione sull’offerta formativa in materia effettuata da Chiara Meoli nel capitolo XI, che mostra un numero di corsi decuplicato rispetto al passato pre riforma. L’intrecciarsi dei rapporti tra terzo settore e settore for profit, anch’esso non poco favorito dal rinnovato clima post riforma, vede nel c.d. volontariato di competenza – uno dei cavalli di battaglia della Fondazione Terzjus – uno strumento sempre più da conoscere e valorizzare, anche in chiave normativa: ad esso è dedicato il capitolo XI curato da Cristiano Caltabiano e Gabriele Sepio.
Nella quarta parte Cristiano Caltabiano ci racconta, come ogni anno, alcune storie di applicazione della riforma, in questo caso storie di reti associative e di CSV, i principali aggregatori riconosciuti e promossi dal legislatore della riforma, entrambi oggi di fronte a nuove sfide dalla cui soluzione il destino del terzo settore è strettamente dipendente.
L’ultimo capitolo del Rapporto, come di consueto a cura di Luigi Bobba, nel sintetizzare gli esiti della ricerca annuale, pone sul tavolo, anche in prospettiva de iure condendo, le urgenze, le attese e le prospettive con cui il terzo settore dovrà confrontarsi nei prossimi tempi.
Si evoca in quest’ultimo capitolo lo “stato di salute” del terzo settore, che in verità, malgrado sfide e difficoltà di varia natura e una riforma ancora (ma si spera per poco) incompleta, ci appare nel suo complesso più che buono.
Il terzo settore cresce numericamente (gli ETS registrati sono ormai più di 131.000), nonostante le numerose cancellazioni nel frattempo intervenute di enti che erano esistenti soltanto sulla carta (diverse migliaia tra ODV, APS e cooperative sociali), l’ancora incerto quadro fiscale, il mancato perfezionamento del raccordo con la normativa sullo sport dilettantistico, la persistente esistenza delle ONLUS, che sottraggono al terzo settore diverse decine di migliaia di ETS “potenziali”.
Il terzo settore è inoltre sempre più plurale al suo interno: non solo ODV e APS, ma anche tanti “altri ETS” (costituiscono circa il 25% degli enti di nuova iscrizione al RUNTS), nonché un numero crescente (ancorché pur sempre limitato, stanti le loro specificità) di enti filantropici e società di mutuo soccorso. Anche l’impresa sociale cambia al suo interno: non più soltanto cooperative sociali (come avveniva prima della riforma), ma anche altre forme giuridiche sono sempre più utilizzate dagli enti che aspirano ad ottenere questa qualifica.
In conclusione, augurandoci, come sempre, che i lettori possano apprezzare questo nostro nuovo sforzo, non possiamo che ringraziare tutti coloro, persone ed enti, che hanno reso possibile la realizzazione e pubblicazione di questo corposo volume.
Gli autori dei contributi, i collaboratori della Fondazione Terzjus, gli enti partecipanti e gli amministratori della fondazione medesima, il nostro editore e i nostri sponsor, tra cui in particolare, la Consulta delle fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria e la Fondazione Cariplo, senza il cui generoso sostegno finanziario non avrebbe potuto realizzarsi l’attività di ricerca necessaria alla stesura di questo Rapporto.
Roma, 14 gennaio 2024