Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione del Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?
Sicuramente il Codice Unico del Terzo Settore. Con questo strumento si recupera sostanzialmente tutta la legislazione del Terzo Settore, e si va a definire in termini giuridici tutta una serie di questioni, a partire dall’entità dello stesso Terzo Settore. Rappresenta uno strumento intorno al quale può davvero nascere una nuova idea di Terzo Settore.
Qual è, a suo avviso, l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione del Terzo Settore?
Mi preoccupa l’impostazione, che ciclicamente ritorna nella discussione della Riforma, che vede il Terzo Settore principalmente come uno strumento per sviluppare l’occupazione, a partire da quella giovanile. Si tenta di raggiungere una struttura di impresa sociale che in Italia, rispetto ad altri paesi europei, non si è mai sviluppata. Per quanto non contrario all’impresa sociale, ritengo che il Terzo Settore italiano, per la sua storia e la sua quotidianità, sia un luogo di partecipazione dei cittadini, quindi pensarlo nella sua funzione principale come uno strumento per risolvere un problema, che necessita assolutamente di una soluzione, come quello dell’occupazione giovanile è fortemente sbagliato. All’inizio del processo della riforma non si pensava assolutamente al valore sociale che il Terzo Settore riesce ad esprimere, ma si pensava proprio al Settore con una logica quasi di mercato. Mercato e Terzo Settore sono due cose che si possono incontrare ma non si devono confondere.
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