Sport e terzo settore: opportunità e novità per uno sport sempre più inclusivo

Enti sportivi dilettantistici: i risultati di un’indagine campionaria sulle Regioni Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta. La metà degli enti sportivi dilettantistici esprime criticità sulla riforma dello sport. Il 9% è  iscritto anche al Registro unico nazionale del Terzo settore

La Fondazione Terzjus, con il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo, ha realizzato a partire dalla fine del 2023, un progetto denominato “Sport e terzo settore. Opportunità e novità per gli enti sportivi dilettantistici a cavallo delle due riforme”, avente comedestinatari principali le associazioni e le società sportive dilettantistiche presenti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Si tratta della prima indagine campionaria incentrata sull’applicazione della riforma dello sport e delle connessioni con quella del Terzo settore, i cui risultati sono stati presentati nei giorni scorsi al Collegio Artigianelli di Torino in occasione di un convegno promosso dalla Fondazione Terzjus in collaborazione con i Comitati regionali CONI del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e con il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo.

Il progetto si è articolato in due attività: la prima di monitoraggio e analisi giuridica delle principali novità legislative originate dalle due riforme, nonché di un intervento formativo che ha coinvolto 796 enti sportivi dilettantistici; quindi, una survey – realizzata in collaborazione con Italia non profit – mediante un campione di 739 enti sportivi dilettantistici, di cui più di 590 provenienti da Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Per l’81% sono associazioni sportive dilettantistiche e per circa il 19% società sportive dilettantistiche.  Enti prevalentemente di piccole e medie dimensioni – il 63% ha tra 50 e 500 tesserati – che presentano bilanci che, per il 53% del totale, non superano i 60.000 euro annui. Solo il 6,3% ha una sede di proprietà, circa il 20% svolge anche attività diverse da quelle previste dalle specifiche discipline sportive: gestione di centri estivi, progetti con le scuole, interventi con soggetti fragili o gestione di impianti e strutture sportive. I destinatari delle loro attività sportive sono giovani, adulti e anziani, ma quasi il 40% promuove anche attività rivolte a soggetti fragili.  Più del 14% è beneficiario del 5 per 1000 e più della metà si avvale del regime fiscale di maggior favore previsto dalla l.398/91. La quasi totalità dei rispondenti è iscritta al nuovo Registro delle attività sportive dilettantistiche (RASD) e circa il 9% anche al Registro nazionale degli enti di terzo settore (RUNTS); più della metà (56%) si avvale del contributo di volontari.

«Abbiamo volto esaminare le criticità e le opportunità originate dalle due riforme, il Codice del Terzo Settore del 2017 e la cosiddetta riforma dello sport del 2019 – ha spiegato Luigi Bobba, Presidente della Fondazione Terzjus – Dall’indagine emerge un quadro di luci e ombre e anche un certo affaticamento degli enti sportivi, specialmente quelli più piccoli, nell’adeguarsi alle nuove normative. Ma sono presenti anche intrecci positivi tra le due riforme, che mettono in evidenza lo sport sia come leva di miglioramento del benessere fisico delle persone di tutte le età, sia come vettore di inclusione per i soggetti più fragili. Il mondo dello sport dilettantistico, infatti, si regge principalmente sulla gamba del volontariato e la maggior parte degli enti, oltre alle attività sportive tradizionali, si occupano anche dei soggetti più fragili (persone con disabilità, migranti, detenuti, anziani, ecc.). Questa indagine ci fornisce informazioni più accurate su una realtà che in Italia conta in circa 110mila tra Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche e ci permette di formulare sia proposte migliorative di semplificazione e di raccordo o di modifica della legislazione, sia proposte per il sostegno ad uno sport sempre più inclusivo».

Alberto Anfossi, Segretario Generale Fondazione Compagnia di San Paolo, ha sottolineato che «come Fondazione, a partire dal 2019, abbiamo iniziato ad occuparci anche dello sport come “palestra di vita”, quindi strumento di inclusione oltre che di benessere. Abbiamo avuto così modo di osservare una certa frammentazione e debolezza degli enti che operano in questo ambito e che fanno fatica a cogliere le opportunità di finanziamento rappresentate dai nostri bandi. Una ricerca come questa e l’attività di formazione che l’ha accompagnata sono importanti al fine di rendere questi soggetti più solidi e strutturati».

L’Avvocato Gabriele Sepio, Segretario generale Fondazione Terzjus, ha concluso evidenziando come «le due riforme dello sport e del Terzo settore sono destinate sempre più ad incrociarsi, e lo dimostrano i numeri: quasi il 10% degli enti intervistati sono iscritti ad entrambi i registri, il Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche (RASD) ed il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). Questa doppia qualifica può portare dei vantaggi, ma occorre che il legislatore ascolti le richieste che giungono da questa importante fetta dell’economia sociale del nostro Paese, facendo dialogare i due registri per evitare aggravi sotto il profilo burocratico degli adempimenti, raccordando le norme, a cominciare da quelle sui volontari, e accompagnando i processi di inclusione».

Il rapporto integrale del progetto sarà presto disponibile sul sito Internet della Fondazione Terzjus (https://terzjus.it).

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