[di Maria Carla De Cesari, in pubblicato in «Il Sole 24 Ore» di venerdì 14 febbraio 2025]
Questione di giorni per l’autorizzazione europea sui regimi fiscali per Terzo settore e imprese sociali e per i titoli di solidarietà per finanziare gli investimenti e lo sviluppo di questo mondo dedito a finalità di interesse collettivo. L’anticipazione arriva da Maria Teresa Bellucci, vice ministro del Lavoro e delle politiche sociali, in chiusura del seminario di Terzjus per la presentazione del IV rapporto sul Terzo settore.
Bellucci ha rivendicato il lavoro di due anni, che si è concretizzato nel dialogo-confronto con la Commissione europea per ottenere il via libera alle discipline previste dai Testi unici 112 e 117 del 2017. «Stiamo scrivendo la storia – ha detto Bellucci – poiché dall’Europa arriverà il riconoscimento del modello italiano di impegno sociale, che è un unicum per ricchezza e capacità». Tra i meriti del Governo, per Bellucci, c’è quello di aver consentito con la legge 104/24 di semplificazione, in particolare sui bilanci per i piccoli enti, di «ridare slancio» al Terzo settore.
Quel che è certo è che, una volta ricevuta la lettera di via libera da Bruxelles, si apre una partita fiscale delicatissima al ministero dell’Economia che potrebbe trovare uno strumento nella delega per la riforma che ha tra i temi aperti la fiscalità del Terzo settore.
Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha ricordato come si dovrà trovare una soluzione ragionevole al trattamento delle plusvalenze generate durante il passaggio da attività commerciali a non commerciali per favorire l’iscrizione degli enti nel Registro unico.
Entro 31 dicembre, ha sottolineato Leo, si potrà intervenire per attenuare l’impatto del nuovo regime Iva di esenzione per gli enti associativi, ad esempio con regimi di franchigia per gli enti più piccoli.
Altra partita fondamentale per il mondo non profit è quella avviata dal sottosegretario all’Economia, Lucia Albano, per la costruzione di un piano di azione per l’economia sociale richiesta dal Consiglio europeo ai 27 Paesi Ue. Un gruppo di lavoro è già all’opera per varare entro novembre il piano e tracciare gli obiettivi strategici per il sostegno agli enti dell’economia sociale.
L’autorizzazione europea costituirà una forte leva di sviluppo del Terzo settore, che oggi conta circa 132mila enti iscritti al Registro unico, con più di 5mila imprese sociali create dopo l’avvio della riforma. A queste si aggiungono le circa 20mila Onlus ormai destinate a confluire nel Registro.
Antonio Fici, direttore scientifico di Terzjus, ha messo in luce come la riforma, il diritto del Terzo settore, abbia liberato molteplici forme di enti, in risposta alle diverse mission perseguite.
Gabriele Sepio, segretario generale di Terzjus, ha sottolineato come l’autorizzazione di Bruxelles determinerà la nascita di un diritto tributario del Terzo settore basato non solo sulla contribuzione ma anche sulla restituzione di risorse a favore degli enti che agiscono nell’interesse collettivo.
Luigi Bobba, presidente di Terzjus, ha infine chiesto con forza più risorse per il 5×1000: un modo per dare ai cittadini, con la scelta in dichiarazione dei redditi, la possibilità di incidere sulle attività di interesse generale e di rafforzare, in questo, la responsabilità degli enti. Più risorse risponderebbero alla scelta strategica di scommettere su una parte dell’economia sociale e sulla partecipazione ai modelli di sviluppo.