Ancora un rinvio per il Decreto del RUNTS

Ancora un rinvio per il decreto che fissa i criteri e i tempi per l’avvio del Registro Unico degli Enti del Terzo settore (RUNTS). Il paziente lavoro del direttore generale del Ministero del Lavoro per il Terzo Settore, Alessandro Lombardi , è andato in fumo per via dell’opposizione espressa dalla Provincia Autonoma di Bolzano nell’ultima seduta della Conferenza Stato-Regioni tenutasi lo scorso 06 agosto, seduta che aveva, tra gli altri punti all’odg., proprio l’adozione del decreto RUNTS. Come si ricorderà, il lavoro era stato avviato nell’estate scorsa  e la Direzione del Ministero del Lavoro, supportata per la parte informatica da Infocamere, aveva avviato una puntuale consultazione non solo delle Amministrazioni centrali coinvolte nel provvedimento, ma altresì delle rappresentanze dei mondi associativi, in primo luogo il Forum del Terzo Settore. In particolare, il confronto si era sviluppato in sede tecnica con la Commissione politiche sociali delle Regioni fino a giungere, dopo un accurato lavoro, ad una piena intesa con le stesse. L’intesa con le Regioni rappresenta infatti, non solo sul piano formale, ma anche su quello sostanziale, un passaggio fondamentale in quanto il Codice del Terzo Settore assegna proprio alle Regioni il compito di incardinare, regolare e mantenere aggiornato il Registro, attribuendo inoltre alle stesse non solo la competenza in materia ma anche apposite risorse. Allo scadere dei tempi supplementari, il rappresentante tecnico della Provincia autonoma di Bolzano esprimeva la sua contrarietà in quanto sosteneva che non potesse essere adottata per l’iscrizione al Registro una procedura interamente informatica, con l’utilizzo da parte dell’ente del Terzo Settore di una propria PEC e l’invio della richiesta di iscrizione al Registro e della relativa documentazione in forma interamente telematica. La risposta del Ministero era semplice e chiara: tale procedura è già in vigore da tempo in tutto il Paese (compresa la provincia autonoma di Bolzano) per le iscrizioni societarie al Registro delle imprese e dunque non si vede per quale ragione non debba essere adottata anche per gli enti del Terzo Settore (ETS), essendo le finalità dei due registri in buona parte analoghe. Circa le difficoltà che le piccole associazioni possano eventualmente incontrare nel passare da una procedura cartacea ad una telematica, il Ministero evidenziava che, sempre il Codice del terzo settore, attribuisce ai Centri di servizio del volontariato (riformati dalla stessa legge) il compito di assistere proprio le associazioni di minori dimensioni, dotando gli stessi di un finanziamento aggiuntivo rispetto a quello originato dalla legge 266/91. Nella riunione del 6 agosto, nonostante questi ragionevoli chiarimenti, il rappresentante della Presidenza della Provincia di Bolzano, asseriva che, in base al codificato principio di autonomia, la Provincia avrebbe potuto adottare un proprio autonomo Registro degli ETS, mettendo così in discussione un punto cardine del D.Lgs. 117/2017 che, ponendo fine al proliferare di registri e di criteri differenziati regione per regione, intraprende finalmente la via di attivare un unico Registro Nazionale gestito da appositi uffici delle Regioni. La posizione espressa è in netto contrasto con quanto dispone la riforma del terzo settore, che pure ha fatto salve e richiamato tutte le norme di tutela delle minoranze e del relativo bilinguismo, prevedendo uno specifico canale di comunicazione sia orale che scritta nella lingua tedesca. Il Ministro Francesco  Boccia – che presiedeva la riunione – prendendo atto della posizione della provincia di Bolzano, ha imposto una perentoria re-iscrizione del punto all’odg. nella seduta del 10 settembre, motivando tale scelta anche con un richiamo al pressante invito del Presidente Mattarella di definire in tempi brevi il percorso della Riforma – formulato ormai più di sei mesi fa – in occasione dell’inaugurazione di Padova capitale europea del volontariato 2020. Resta comunque l’amarezza che un provvedimento, centrale nell’applicazione della riforma, abbia  dovuto conoscere un nuovo rinvio. Un cattivo esempio di un autonomismo che, anziché essere volano di accelerazione della riforma tanto attesa dagli enti del terzo settore, ne diventa invece un irragionevole freno. Non resta che sperare che, nella seduta del 10 settembre, si proceda all’approvazione definitiva del decreto e che le singole Regioni, supportate da Infocamere, possano nei successivi sei mesi previsti, avviare il Registro Unico, a cominciare dalla migrazione di tutte le Odv, le Aps e le Onlus iscritte già negli attuali registri. Altri ritardi sarebbero non solo intollerabili ma rischierebbero di compromettere il cammino stesso della riforma, generando la sensazione che, chi ha responsabilità politiche di governo, non abbia la forza e la determinazione necessarie per dare completa ed efficace attuazione alla riforma del terzo. settore.

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