Parla il presidente dell’Osservatorio Terzjus “C’è un potenziale da cogliere, bisogna investire nella formazione”
[intervista di Paolo Russo a Luigi Bobba pubblicata su «La Stampa» di lunedì 5 giugno 2023 pag. 22]
Luigi Bobba, presidente Osservatorio Terzjus, sorpreso dei dati istat che danno un calo del numero dei volontari?
Dopo il Covid, che aveva colpito duramente tutte le attività sociali incentrata sulla dimensione relazionale, il dato era in un certo senso atteso. A ciò si aggiunga un certo invecchiamento dei gruppi dirigenti delle associazioni e delle organizzazioni di volontariato. Ma la fotografia dell’ISTAT fissa in modo statico un fenomeno che presenta anche caratteri innovativi e da meglio comprendere. Mi riferisco alla crescita, certificata anche dall’ISTAT del volontariato individuale. Un milione e 700 mila persone che si dedicano a qualche buona causa senza far parte di associazioni Un’energia positiva che si è riscontrata anche nella recente alluvione in Romagna. Un potenziale che andrebbe colto, formato e valorizzato. Secondo, se si guardano i dati del Runts si scopre che ci sono più 14.000 nuove associazioni che si sono registrate per la prima volta. Bisognerebbe capire se sono nuovi nati o realtà che non erano iscritte ai precedenti registri. Un dato rilevante. In terzo luogo, dopo la riforma del Terzo settore dal 2018 al 2022 sono nate più di 4.400 nuove imprese sociali. Con un tasso di crescita di circa il 5% a fronte di in tasso vicino allo zero per la generalità delle imprese profit. Tre elementi che rappresentano l’altra faccia della medaglia che l’ISTAT non riesce a vedere. Più che un’istantanea serve una sequenza per capire quello che sta succedendo.
Come mai aumentano i giovani che fanno domanda per il servizio civile ma poi molti posti per avviare i progetti restano vuoti?
Nel 2023 abbiamo assistito ad un singolare paradosso: il maggior numero di posti a disposizione e il minor numero di domande da parte dei giovani negli ultimi 5 anni. Cosa sta succedendo? Certo la decrescita demografica ha un peso. Inoltre le scelte dei giovani sono diventate più fragili e reversibili. E poi la necessità di rendere più attrattivo lo svolgimento del servizio civile, come si sta discutendo ora in Parlamento per riservare il 15% dei posti nei cincorsi della PA ai ragazzi che hanno fatto il servizio. Più in generale credo che occorrerebbe lanciare una proposta di alternanza scuola/servizio civile da svolgersi nei mesi estivi (tra i 15 e 17 anni) presso un Ente del Terzo settore con il riconoscimento di adeguati crediti formativi. Insomma un investimento su tanti giovani che non incontrano per nulla l’esperienza del volontariato e dell’impegno civico.
Non è che dietro questa crisi c’è anche il prevalere di una cultura individualistica?
Certamente nella società attuale tutti gli ambiti di vita si sono induvidualizzati: dagli affetti al lavoro, dal tempo libero alla vita familiare e persino alla esperienza religiosa E non ci si può stupire che lo stesso avvenga anche per il volontariato. Ma forse vanno scoperte e raccontate nuove forme di impegno civico,volontario e solidaristico che attraversano il lavoro e le professioni. Con la Fondazione Terzjus abbiamo fatto una ricerca su una realtà di nicchia ma che sta crescendo qual’e’ il “volontariato di competenza.” È attraverso la mia professione e le mie competenze che perseguo buone cause.
Come si pue far riscoccare la scintilla della passione?
Investendo nella formazione dei nuovi volontari, fidelizzando le persone in modo che facciano dell’impegno civico un tratto distintivo del loro stile di vita, dedicandosi alle persone e ai territori dimenticati, attingendo al grande bacino dell’associanismo sportivo (un terzo del totale) per orientarlo ad un dimensione più squisitamente sociale.