Trovato l’accordo al Consiglio Europeo EPSCO. Adottata la raccomandazione sul Piano d’Azione per l’Economia Sociale

Si è tenuto lunedì 9 ottobre, a Lussemburgo, il Consiglio Europeo EPSCO (Consiglio dei ministri del lavoro e delle politiche sociali) che ha raggiunto un accordo politico sul testo della raccomandazione agli Stati membri, adottando, con alcune modifiche ed integrazioni, il testo proposto dalla Commissione Europea lo scorso 13 giugno.

Si tratta di un importante risultato poiché consegna alle istituzioni e ai governi la prima raccomandazione ad avere come oggetto specifico l’economia sociale, per incoraggiare gli Stati ad intervenire per promuovere e sostenere agli enti dell’economia sociale e a riconoscere il valore aggiunto creato da queste organizzazioni nella promozione del lavoro, dell’inclusione sociale, nello sviluppo delle competenze e nell’innovazione sociale, anche al fine di ridurre le differenze ancora troppo ampie tra i 27 stati dell’Unione rispetto al riconoscimento e alla considerazione degli enti dell’economia sociale.

Le raccomandazioni suggeriscono diverse di misure che vanno dall’accesso ai finanziamenti, agli appalti pubblici; dalla visibilità e riconoscimento dell’economia sociale, agli aiuti di stato; dalla crescita delle competenze alla tassazione che non solo non deve essere discriminatoria, ma deve riconoscere la funzione d’interesse generale svolta dagli enti dell’economia sociale.

Partendo dalla considerazione del ruolo svolto dall’economia sociale nell’UE, la raccomandazione ricorda che questi enti contribuiscono a circa l’8 % del PIL e alla creazione di 13 milioni di posti di lavoro, per questo è importante riconoscere le caratteristiche e la consistenza di questo comparto decisivo per il sistema economico europeo, non solo nelle sue declinazioni sociali, ma anche come fattore competitivo nel sistema industriale europeo.

Il concetto di economia sociale formulato nella raccomandazione ha il merito di fornire agli Stati membri un quadro di riferimento utile e condivisibile ed in linea con la risoluzione sul lavoro dignitoso e l’economia sociale e solidale adottata nella 110^ Conferenza internazionale dell’Organizzazione internazionale del lavoro, con la raccomandazione dell’OCSE sull’economia sociale e solidale e sull’innovazione sociale e con la risoluzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sulla promozione dell’economia sociale e solidale per lo sviluppo sostenibile.

La raccomandazione è stata molto supportata sia sul piano delle analisi sia sui documenti accompagnatori, due in particolare riguardano le temiatiche fiscali:  Relevant taxation frameworks for Social Economy Entities[1]  e il Non-discriminatory taxation of charitable organisations and their donors: principles drawn from EU case-law[2]  che consente di confrontare i diversi approcci messi in campo negli Stati membri ma implicitamente invita a promuovere una migliore e più integrata legislazione per una tassazione capace di riconoscere i meriti e le funzioni dell’economia sociale. Oltre a questi sono disponibili: una mappatura degli ecosistemi delle imprese sociali in tutti i paesi dell’UE pubblicata nel 2020; il Better Entrepreneurship Policy Tool; le analisi approfondite della politica di imprenditoria sociale di vari Stati membri e le guide internazionali Social Impact Measurement for the Social and Solidarity Economy e Legal Frameworks for the Social and Solidarity Economy, sviluppati in cooperazione con l’OCSE e la relativa raccomandazione adottata il 10 giugno 2022 insieme alla  Policy Guide on Social Impact Measurement for the Social and Solidarity Economy. Oltre ai gia noti studi Sviluppi recenti dell’economia sociale nell’Unione europea e quello sull’impatto dell’iniziativa per l’imprenditoria sociale del 2011 della Commissione .

Sul piano delle proposte la raccomandazione individua una serie di ambiti sui quali individuare misure per sostenere il valore specifico dell’economia sociale: accesso al mercato del lavoro; Inclusione sociale; crescita delle competenze; innovazione sociale, sviluppo economico sostenibile e coesione territoriale. In questi ambiti si incoraggiano gli stati mebri a promuovere in particolare misure per migliorare l’acccesso a finanziamenti pubblici e privati; garantire un adeguato accesso al mercate degli appalti pubblici, sotenere la competitività dalle organizzaizoni dell’economia sociale anche attraverso una adeguamento delle poltiche sugli aiuti di Stato.  Una particolare attenzione merita l’invito algi Stati a fare in modo che i sistemi fiscali non ostacolino lo sviluppo dell’economia sociale e di valutare se ne incoraggiano sufficientemente lo sviluppo, anche mediante incentivi fiscali per il settore, in linea con gli obiettivi di politica sociale e in conformità con il diritto dell’Unione.  La posizone in materia fiscale appare particolarmente interessante, anche in vista del tanto atteso allegato fiscale della riforma del terzo settore italiana, poiche la raccomandazione prevede espressamente che tra le misure fiscali possono esserere comprese le esenzioni dalle imposte societarie sugli utili non distribuiti dai soggetti dell’economia sociale  e gli incentivi riguardanti le imposte sul reddito quali detrazioni o crediti di imposta concessi a donatori.  

In fine non può certo mancare un riferimento al tema della misurazione dell’impatto sociale, con un richiamo alla necessità che si prevedano forme di sostegno per aiutare gli enti dell’economia sociale ad adottare metodi semplici e pratici per la gestione e la misurazione dell’impatto, riconoscendo che queste pratiche sono auspicabili e necessarie, ma che per essere realizzate necessitanpo di adeguato sotegno. Ricordando implictamente che la misurazione dell’impatto sociale è una pratica che comporta costi e richiede competenze che vanno implementate e sostenute.

Sul piano della politica europea questo provvedimento rappresenta il compimento di un lungo percorso che a partire dalla proclamazione del pilastro europeo dei diritti sociale, passando dalla strategia industriale europea, ha visto la Commissione Europea dispiegare una serie di misura dedicate che mai si erano viste nelle precedenti legislature, impegnandosi anche con uno specifico piano d’azione per l’economia sociale. Con la raccomandazione anche il Consiglio adotta un atto politico di grande significato che impegna anche gli Stati membri a farsi a loro volta promotori di azioni. Si consolida così una dimensione sempre più europea dell’economia sociale a cui va aggiunta anche la recente proposta legislativa, presentata dalla Commissione lo scorso 5 settembre, che con una Direttiva e un Regolamento lancia una misura che vuole abbattere le barriere all’attività transfrontaliera delle associazioni a cui offre uno statuto giuridico specifico: quello dell’associazione transfrontaliera europea (European cross-border associations, ECBA[3]) con il preciso scopo di consentire l’effettivo esercizio, da parte delle associazioni senza scopo di lucro, del diritto di libertà di stabilimento, libera circolazione, libera possibilità di fornire e ricevere servizi nei diversi Stati dell’Unione. Nasce così, finalmente anche il mercato unico sociale, dopo 20 anni di mercato unico delle merci e dei servizi.

Al terzo settore ora spetta il compito di riempire di contenuti e di significati anche l’unione europea dell’economia sociale.


[1] https://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=26937&langId=en

[2] https://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=26938&langId=en

[3] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=COM%3A2023%3A516%3AFIN&qid=1693910621013

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