La sussidiarietà in campo nei quartieri difficili

Assieme, per San Cristoforo” La proposta di Cantiere per Catania per il quartiere San Cristoforo

“La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel recente messaggio di fine anno.

Queste parole, decise e concrete, segnalano, ancora una volta, un compito, un dovere non rinviabile di costruttività e di collaborazione richiesto dai cittadini e dalla gravità della situazione, non solo catanese, a ciascuno di noi e agli organismi sociali, economici e rappresentativi.

È un ulteriore invito a non abdicare alla richiamata responsabilità sociale e civile avviando e rendendosi disponibili, senza preclusioni, per iniziative e percorsi di collaborazione alla luce della deliberazione del Consiglio dei ministri che, in maniera apprezzabile, il 31 dicembre scorso ha deliberato misure urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza con specifico riguardo a contesti di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile di diverse aree di alcune Città del Paese fra le quali anche il quartiere di San Cristoforo di Catania.

Per realizzare tali interventi straordinari e urgenti è stata stanziata la somma complessiva di 180 milioni di euro, variamente ripartiti nel triennio 2025/2027, ed è stato, altresì, previsto che per gli stessi interventi “si provvede in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto dei principi generali dell’ordinamento” e delle disposizioni antimafia.

Nel quartiere di San Cristoforo, teatro storico di consolidati gruppi criminali e mafiosi, agiscono da tanto tempo, con una continuità di operosità discreta, organismi del Terzo settore, parrocchie, cooperative, iniziative di volontari ed educatori, gruppi sociali che continuano ad affrontare, in un contesto di particolare difficoltà, le emergenze educative, le situazioni di povertà anche culturale, la devianza giovanile, l’abbandono e la dispersione scolastica che costituiscono ‘ferite’ non recenti di quel brano così popoloso di territorio catanese posto nel centro urbano. Una vera e propria ‘periferia’ sociale, economica e culturale.

La speranza di riscatto delle persone e delle famiglie di quel quartiere così fortemente ferito non è stata abbandonata: ad alimentarla hanno contributo da decenni volontari, gruppi e parrocchie che non sono mai stati in un’attesa inoperosa, come ha giustamente sottolineato il Capo dello Stato nel recente messaggio.

Ora le urgenti iniziative decise dal Governo non possono non avvalersi della lunga esperienza ‘in trincea’, del prezioso patrimonio conoscitivo e della conoscenza dell’ambiente maturata da comunità, realtà associative ed organismi del Terzo settore nel momento in cui, con apprezzabile celerità, viene avviata la predisposizione, entro 60 giorni, del Piano straordinario degli interventi da sottoporre all’approvazione del Consiglio dei ministri.

Tale necessaria collaborazione, ovviamente non finalizzata a rivendicare ‘spazi’ deprecabili, nasce, invece, dalla corretta attuazione di un’ottica sussidiaria nella predisposizione da parte degli Enti pubblici delle attività di interesse generale e, in particolare, delle iniziative in ambito sociale indicate dall’art. 1 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 (Codice del Terzo settore) soprattutto quando “il coinvolgimento degli enti del Terzo settore” è specificamente finalizzato “all’individuazione, da parte della pubblica amministrazione procedente, dei bisogni da soddisfare, degli interventi a tal fine necessari e delle modalità di realizzazione degli stessi (…) assieme alla definizione (…) di specifici progetti di servizio o di intervento (art. 55)”.

E ciò, ricorda il testo normativo, “al fine di sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione”.

Quindi questo è il momento in cui occorre opportunamente e tempestivamente ‘coinvolgere’ il Terzo settore, le parrocchie e gli altri organismi sociali ‘sfruttando’ la loro consolidata presenza sul territorio in quanto “costituiscono una rete capillare di vicinanza e solidarietà, sensibile in tempo reale alle esigenze che provengono dal tessuto sociale”.

Questi organismi “sono in grado di mettere a disposizione dell’ente pubblico sia preziosi dati informativi (altrimenti conseguibili in tempi più lunghi e con costi organizzativi a proprio carico) sia un’importante capacità organizzativa e di intervento: ciò che produce spesso effetti positivi sia in termini di risparmio di risorse che di aumento della qualità dei servizi e delle prestazioni erogate a favore della società del bisogno”.

Così si esprime la Corte Costituzionale nella ben nota sentenza 131/2020 (depositata il 26 giugno 2020) con cui il Supremo Consesso ha reimpostato, in termini sussidiari, il rapporto fra pubblica amministrazione e organismi del Terzo settore con riguardo a numerosi e pregnanti settori di intervento di interesse generale per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.

“Il citato art. 55 (…) rappresenta”, così, “una delle più significative attuazioni del principio di sussidiarietà orizzontale previsto dall’art. 118, quarto comma della Costituzione”.

Viene delineata, in tal modo, “un’originale e innovativa forma di collaborazione” fra Terzo settore ed enti pubblici, anche mediante “una vera e propria procedimentalizzazione dell’azione sussidiaria”, che va a tutto vantaggio dell’efficacia e dell’economicità degli interventi che si stanno urgentemente predisponendo per il quartiere di San Cristoforo.

In tale ottica di collaborazione costruttiva, prevista dalle norme citate che sono state indicate dalla Corte Costituzionale quali principi dell’Ordinamento nazionale (e, quindi, come tali non derogabili), gli odierni decisori non possono che avviare tempestivamente le iniziative volte a coinvolgere, assieme, il Terzo settore, gli organismi associativi, sociali ed istituzionali nell’urgente individuazione dei bisogni da soddisfare e degli interventi a tal fine necessari.

Riteniamo che, d’altra parte, la partecipazione a disegnare alcune, urgenti iniziative a vantaggio della popolazione che vive a San Cristoforo costituisca un vero e proprio diritto-dovere “perché l’esercizio della democrazia non si riduce ad un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del proprio voto nelle urne nelle occasioni elettorali”, come efficacemente affermato dal Presidente Mattarella nel corso della recente assise a Trieste dei cattolici in Italia.

Il futuro di San Cristoforo, degli altri quartieri, dell’intera Città e del nostro Paese richiede una riscoperta e valorizzazione del ruolo delle comunità (associazioni, movimenti, sindacati, gruppi politici, organizzazioni sociali di svariata ispirazione, economiche, produttive e di rappresentanza) chiamate a promuovere un vivo e proficuo rapporto fra cittadini e Istituzioni.

Le relazioni sociali e istituzionali, così rigenerate e decisamente segnate da una proiezione verso la realizzazione del bene comune, non costituiscono, quindi, un ostacolo o un rischio di appesantimento e di ritardo ma momenti essenziali di collaborazione e di costruttività comune.

Progettare per il bene comune richiede un’azione articolata e sistematica fondata sull’interazione fra la dimensione istituzionale delle politiche pubbliche e la dimensione sociale delle pratiche comunitarie.

Quando un territorio è destinatario di azioni di cura e organizzazione e le forme di regolazione ne difendono la de-mercificazione e ne incentivano l’accessibilità, gli spazi pubblici arrivano anche a generare nuove forme di solidarietà e mutualismo, fornendo ai cittadini la possibilità di riappropriarsi del territorio urbano in modi che trascendono la chiusura in comunità escludenti.

È questo il vero senso della sussidiarietà: la messa a sistema del contributo di tutti, realtà sociali, istituzionali, economiche e rappresentative che si impegnano a coordinare le loro azioni in funzione dell’obiettivo del bene della comunità catanese.

Da qui si riparte, assieme e senza indugio.

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