La valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata: il caso regione Campania

Il riutilizzo del patrimonio sottratto ai clan non è soltanto uno strumento per il perseguimento degli obiettivi integrati di contrasto alla criminalità organizzata ma può e deve generare percorsi di sviluppo sostenibile e inclusivo del territorio. Una valida strategia per la valorizzazione dei beni confiscati si innerva su una visione che riconosce la trasversalità del tema del riutilizzo, e, in tal senso, pone questo ambito di intervento al centro di specifiche policy da parte delle Regioni.

In particolare, la Regione Campania già da un po’ di anni dotata di un Piano Strategico per i beni confiscati e che, ad oggi, conta ben 2.447 immobili in amministrazione e 3.186 immobili destinati (fonte ANBSC – Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), per sostenere la gestione e valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e per favorire la realizzazione di progetti di riutilizzo sociale dei beni confiscati presenti sul territorio regionale, qualificati e diversificati, sostenibili nel tempo e capaci di favorire positive ricadute sociali, economiche e occupazionali, con il Decreto dirigenziale n. 93 del 9 dicembre 2024, pubblicato sul Burc n. 85 del 16/12/2024, ha approvato uno Avviso pubblico.

L’Avviso è indirizzato alle imprese sociali in tutte le loro forme previste dal Decreto Legislativo n. 112/2017, alle cooperative sociali di tipo A e B e loro consorzi, regolamentati dalla Legge n. 381/1991 e ad altre organizzazioni del Terzo Settore, purché assegnatarie di beni confiscati e in possesso dei requisiti richiesti.

Due sono le tipologie di intervento: la prima è “Riuso e valorizzazione del bene confiscato” nel senso che il progetto deve prevedere interventi concreti per rendere il bene operativo ed efficiente (ad esempio, possono essere acquistati macchinari, effettuati piccoli lavori di ristrutturazione, introdotte tecnologie digitali e innovazioni organizzative per migliorare la produttività delle imprese); la seconda è “Percorsi di formazione e inclusione lavorativa” che deve prevedere attività rivolte a persone svantaggiate, come disoccupati di lungo periodo, giovani, migranti o individui in condizioni di vulnerabilità fornendo loro formazione e supporto per essere inseriti nel mondo del lavoro, specialmente all’interno delle stesse imprese sociali che operano sui beni confiscati.

La Regione Campania ha stanziato una dotazione complessiva di 4 milioni di euro di cui 3 milioni di euro a valere sul PR Campania FESR 2021-2027 per interventi di recupero, riuso e ri-funzionalizzazione dei beni confiscati con spese ammissibili quali infrastrutture, macchinari, ICT, consulenze; di cui 1 milione di euro a valere sul PR Campania FSE+ 2021-2027 per percorsi di formazione e inserimento lavorativo per soggetti svantaggiati con spese ammissibili quali attività formative, counselling, orientamento e inclusione sociale.

Non una mera gestione ma, una valorizzazione del bene confiscato che, in un’ottica strategica, deve mirare a rendere il bene funzionale e produttivo, deve introdurre soluzioni innovative e sostenibili, coinvolgere persone svantaggiate ed avere un impatto positivo sul territorio in termini di legalità, inclusione e rigenerazione urbana.

https://servizi-digitali.regione.campania.it/BeniConfiscati

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