A DUE PASSI DALLA META. VERSO IL COMPLETAMENTO DELLA RIFORMA
4° Rapporto sullo stato e sull’evoluzione del diritto del Terzo settore in Italia
SINTESI DEL TERZJUS REPORT 2024
Sono più di 132.000 gli ETS iscritti al RUNTS a fine gennaio 2025. Di questi, circa 39.000 sono nuovi enti che non provengono dai precedenti registri. Le imprese sociali, nate dopo la Riforma fino alla fine del 2023, sono più di 5000; i nuovi Enti filantropici raggiungono quota 339 e le Reti Associative riconosciute sono 54. Gli ETS beneficiari del 5×1000 – misura utilizzata da 17,5 milioni di contribuenti – sono più di 58.000. I corsi di laurea, master e corsi di perfezionamento sul Terzo settore, dopo la Riforma, sono quasi decuplicati. Anche per l’Economia Sociale (ES) numeri importanti: circa 54.000 enti e imprese sociali per un’occupazione totale pari a 1,2 milioni persone.
Questa l’istantanea del Terzo settore a 10 anni dal lancio delle linee guida per la Riforma che portarono prima alla legge delega n.106/2014 e poi nel 2017 a diversi decreti legislativi tra cui il Codice del Terzo settore.
Il Terzjus Report 2024 – il quarto della serie che esamina lo stato e l’evoluzione del diritto del Terzo settore in Italia – rappresenta un viaggio attraverso questi numeri per cercare di capire cosa rivelano, qual’e’ lo stato di salute del Terzo settore, se le norme sono state efficaci o invece non hanno funzionato, quali novità si sono nel frattempo generate in una realtà – per la prima volta riconosciuta in modo unitario sul piano normativo – che si presenta alquanto variegata, fluida e in cambiamento. Non a caso, e opportunamente, Governo e Parlamento – nell’anno da poco concluso – hanno messo mano, mediante la legge 104/2024, a non poche semplificazioni, correzioni, integrazioni e innovazioni al testo del Codice del terzo settore.
A termine di questo viaggio, le cui tappe sono documentate nel ponderoso Rapporto “A due passi dalla meta. Verso il completamento della riforma”, emergono urgenze relative a questioni da tempo irrisolte; attese circa scelte ormai mature; e prospettive che hanno come orizzonte temporale il 2027, quando saranno trascorsi effettivamente 10 anni dall’emanazione dei provvedimenti legislativi che hanno dato attuazione alla Riforma.
Quali le urgenze? Non è difficile identificarle. Innanzitutto, l’arrivo dell’autorizzazione europea per i nuovi regimi fiscali degli ETS e per i nuovi strumenti di finanza sociale. Un’attesa troppo lunga, che sembra ora sul punto di concludersi consentendo così di avere certezze circa la normativa fiscale applicabile agli ETS. Un’attesa costosa: è stata pari a 161 milioni, la somma di cui gli ETS non hanno potuto beneficiare a motivo della mancanza di tale autorizzazione comunitaria.
E poi, seconda urgenza, il 5×1000. Nel 2023, 731.000 italiani in più hanno deciso di destinare il 5×1000 ad un ETS, contribuendo così a sfondare il tetto del fondo a ciò destinato. Cosicché, se il Governo non interverrà, agli ETS beneficiari mancheranno 28 milioni della somma totale sottoscritta dai contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi 2023. Inoltre, sarebbe altrettanto urgente lanciare, proprio ora in prossimità della campagna fiscale, un’azione promozionale con spot radio e TV per convincere quei 6 contribuenti su 10 che ancora non utilizzano il 5×1000 per sostenere enti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.
In secondo luogo, il mondo del Terzo settore è attraversato dall’attesa di alcuni provvedimenti che si spera maturino nel corso del 2025. Il più importante riguarda gli enti sportivi dilettantistici. Sono più di 115.000 gli iscritti al RASD (Registro delle Attività Sportive Dilettantistiche); tali enti sono stati in questi ultimi anni interessati da un’importante riforma: quella dello sport. Ma questa riforma non sempre è stata ben coordinata con quella del Terzo settore. Cosicché, pur avendo le associazioni sportive dilettantistiche finalità del tutto congruenti con quelle degli ETS, solo poco più del 2% delle stesse ha fatto accesso al RUNTS.
Oltre a prevedere correzioni e correlazioni più efficaci tra le due riforme, il Rapporto di Terzjus lancia l’ipotesi che le ASD possano essere considerate “ETS di diritto”, analogamente a quanto disposto per le cooperative sociali già regolate dalla legge 381/91. Ciò appare anche coerente con la recentissima modifica costituzionale dell’articolo 33 che ha riconosciuto “il valore educativo e sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme.”
C’è un’altra attesa che riguarda una forma di volontariato ibrido: quello svolto da dipendenti di imprese che prestano il loro tempo e le loro competenze per sviluppare un progetto o un’attività di un ETS. Secondo la rilevazione del sistema dati Excelsior, solo il 5% delle aziende sopra i 50 dipendenti promuove il volontariato d’impresa, e tra queste, quattro su dieci il volontariato di competenza. Ma esiste un altro 26% di imprese che sono pronte a consentirlo e a svilupparlo tra i propri collaboratori. La diffusione del volontariato di competenza potrebbe rappresentare un significativo ponte tra profit e non profit, tra imprese ed ETS. Pertanto, le imprese che lo promuovono andrebbero premiate migliorando le misure fiscali già esistenti e introducendone di nuove.
Se queste sono alcune delle attese per l’anno 2025, il Terzjus Report individua altresì alcune traiettorie di medio periodo, orientate a rafforzare quel complesso di soggetti che agiscono per promuovere l’inclusione sociale, l’attivismo civico e l’imprenditorialità sociale.
Un punto chiave riguarda le misure premiali per le erogazioni liberali. Grazie al Codice del Terzo settore, i contribuenti che destinano donazioni agli ETS possono godere di detrazioni/deduzioni fino al 35% dell’importo versato. Ebbene, tali misure – esaminando i dati del MEF-Dipartimento delle Finanze – hanno fatto crescere, tra il 2018 e il 2022, sia il numero dei contribuenti donatori (+12,5%), sia l’ammontare complessivo delle donazioni (+25%).
Perché allora – come avviene nella legge di bilancio – queste erogazioni liberali, per i contribuenti con redditi oltre i 75.000 €, sono soggette ad una tagliola che rischia di scoraggiare il flusso donativo verso gli ETS?
Bisogna cambiare strada, anzi – come avviene in altri paesi europei – incrementare le aliquote di detrazione rafforzando quanto già era stato previsto nel Codice del Terzo settore.
Lo sguardo del Rapporto si è posato poi sulle Reti Associative – sono 54 quelle riconosciute dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – e sui Centri di Servizio per il Volontariato (49). Due realtà profondamente attraversate dalla Riforma e che si presentano – pur con funzioni e forme di regolazione ben distinte – come i “catalizzatori” di tante piccole realtà associative radicate nella vita quotidiana delle nostre comunità, nonché come “facilitatori” nei percorsi di attuazione della Riforma, in particolare per supportare gli ETS iscritti al RUNTS nel cogliere appieno le nuove opportunità offerte dalla Riforma. Per svolgere queste funzioni, servono sia risorse pubbliche sia private in particolare dalle Fondazioni bancarie. Risorse anche per affrontare un’emergenza ormai acclarata: la difficoltà a gestire un ricambio generazionale. Ovvero, come attrarre nelle Reti associative e di volontariato quel 1,7 milioni di volontari fluidi – per lo più giovani – che oggi sono fuori dai radar associativi ma disponibili ad impegnarsi per qualche buona causa.
Infine, all’orizzonte c’è il Piano d’azione per l’economia sociale; Piano che il Governo italiano intende varare entro l’anno in corso. L’impegno deriva nella Raccomandazione del Consiglio europeo del novembre 2023 ed è finalizzato a rafforzare e sviluppare i soggetti dell’economia sociale in quanto contribuiscono a generare buona occupazione, inclusione sociale e sviluppo economico nelle aree interne o maggiormente svantaggiate.
Un lavoro di ascolto e coordinamento ha preso forma al MEF e ci si attende che, prima di fine anno, il Piano veda la luce indirizzandosi a più di 54.000 soggetti (Rapporto Unioncamere sull’economia sociale) che impiegano 1,2 milioni di persone. Davvero una sfida impegnativa con un orizzonte che arriva fino al 2035.
Dunque, la meta è ormai vicina – “A due passi dalla meta” è il titolo di questo quarto Rapporto – ma allo stesso tempo lontana.
Siamo all’anticima – usando una metafora alpinistica – e l’ultimo tratto è il più impegnativo. Ma se gli ETS sono “i soggetti della società solidale” e se “chi si impegna nel volontariato” è espressione di quel “patriottismo” evocato dal Presidente Mattarella nel discorso di fine anno, allora la fatica per compiere l’ultimo tratto di questa ascensione, non andrà sprecata.