Gli enti del Terzo settore nel recente libro del Prof. Andrea Fusaro

È stato recentemente pubblicato, per i tipi di Giuffrè, il volume del Prof. Andrea Fusaro, membro del Comitato scientifico della Fondazione Terzjus: il libro è intitolato “Gli Enti del Terzo Settore. Profili civilistici” ed è inserito all’interno del Trattato di diritto civile e commerciale Cicu-Messineo, ora diretto dai Professori Vincenzo Roppo e Franco Anelli.

Il lavoro monografico è suddiviso in tredici capitoli e l’A. articola, già dalle prime pagine, la riflessione accedendo a dati empirici, ad antecedenti storici e disciplinari, e valorizzando la funzione classicamente rivestita dalle organizzazioni non lucrative. Ricorrendo ad una metodologia sistematico-comparativa, e prestando attenzione al piano dei valori costituzionali, l’A. ricostruisce la genesi degli enti non profit, considerando, anche da un punto di vista di analisi economica del diritto, l’efficienza di tale modello rispetto all’agire lucrativo e alla dimensione pubblica nella prestazione e nell’erogazione di servizi essenziali o comunque volti ad aumentare il benessere collettivo.

Il secondo capitolo è dedicato alla ricostruzione del quadro giuridico domestico antecedente la riforma del Terzo settore del 2017: l’A. si sofferma dapprima sulle elaborazioni giurisprudenziali teoriche e pratiche e, successivamente, richiama il dibattito attorno ai poli della soggettività e della personalità giuridica. Il lavoro, accuratamente documentato, rievoca tanto le modifiche che hanno inciso il libro primo del codice civile, quanto il d.p.r. 361/2000 e legislazione extracodicistica in tema di ODV, APS, Onlus; inoltre, sono richiamate le varie soluzioni de jure condendo che aspiravano ed aspirano a riformare il diritto degli enti non lucrativi mediante una revisione del codice civile.

Il terzo capitolo risulta essere centrale per l’analisi dello spirito e degli obiettivi perseguiti mediante la riforma del Terzo settore, propiziata dalla l. 106/2016 e culminata nell’adozione del codice del Terzo settore (d.lgs. 117/2017) e nel decreto di riforma della disciplina dell’impresa sociale (d.lgs. 112/2017). L’A., oltre a mettere in risalto le direttrici della riforma, nonché gli elementi qualificativi degli enti del Terzo settore, attinenti al dato finalistico, al profilo operativo e all’iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore, offre un’ampia panoramica delle Note e delle Circolari redatte dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, così permettendo al lettore di orientarsi nell’interpretazione e nell’applicazione del “nuovo” diritto del Terzo settore.

Lo studio capillare dei singoli enti del Terzo settore è condensato all’interno del quarto capitolo nonché del nono capitolo: l’A. si sofferma sull’incidenza dello scopo e dell’attività nella qualificazione degli enti del Terzo settore, nonché sull’impatto discendente dal perseguimento – “positivo” – delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociali che i soggetti metaindividuali devono, necessariamente, perseguire. Secondo l’A., vista la necessaria mediazione legislativa in termini di vincoli teleologici, emerge il ritorno del controllo pubblico sulla finalità, rispetto a quanto invece si registra attraverso l’esame della disciplina di diritto “comune”. Dopo aver considerato criticamente gli enti esclusi dalla riforma del Terzo settore, l’A. si focalizza sul “modello normativo di burocrazia interna”, alla luce di quanto prescritto dal Titolo IV del codice del Terzo settore ed analizza i profili di diritto transitorio, offrendo un puntuale commento della complessa trama risultante dall’art. 101 del codice del Terzo settore. Come anticipato, all’interno del nono capitolo è presente una rassegna critica degli enti del Terzo settore, venendo posto il risalto il dato strutturale e operativo di ognuno, facendo così abilmente emergere le plurime attitudini dei soggetti privi di scopo di lucro che afferiscono alla galassia del diritto del Terzo settore.

Il quinto capitolo è incentrato sullo scopo non lucrativo: partendo dall’art. 8 del codice del Terzo settore, l’A. esamina il rapporto tra patrimonio degli enti del Terzo settore e divieto di lucro soggettivo. La presenza di uno stringente vincolo che conforma il patrimonio, destinato al raggiungimento degli scopi del singolo ente, consente all’A. si soffermarsi anche sul fenomeno dell’asset-lock con riguardo alle ipotesi di scioglimento e di estinzione dell’ente. La devoluzione del patrimonio residuo, ai sensi dell’art. 9 CTS, ad altri enti del Terzo settore, ovvero, in via residuale, alla Fondazione Italia Sociale designa un modello conchiuso di destinazione, soggetto a un controllo pubblicistico, già presente nella disciplina cooperativa (art. 2545-undecies c.c.) e nella legislazione Onlus.

Il sesto capitolo si rivela di fondamentale importanza per l’interpretazione dei numerosi profili critici che investono la tematica dell’ordinamento interno degli enti del Terzo settore: l’A. si sofferma ampiamente sulle tecniche redazionali degli statuti, ovvero sul contenuto minimo che lo statuto del singolo ente del Terzo settore deve possedere, risultando così soddisfatte esigenze di uniformità e, al contempo, di trasparenza e pubblicità. Viene prestata ampia attenzione al concreto atteggiarsi dei principi di democraticità, di elettività delle cariche e di uguaglianza dei diritti con riferimento alle associazioni del Terzo settore. L’A., inoltre, approfondisce l’applicazione dell’apertura associativa, così rileggendo il rapporto tra autonomia privata statutaria e divieto di discriminazione, caratterizzante le associazioni del Terzo settore e, con maggiore intensità, le associazioni di promozione sociale e i centri di servizio per il volontariato. Sempre in questo capitolo, assieme a riflessioni sulle competenze assembleari, nonché sul ruolo e sul management degli enti del Terzo settore, l’A. considera le fondazioni di partecipazione, contraddistinte da una vocazione partecipativa che paiano trovare legittimazione all’interno del Titolo IV, Capo III del codice del Terzo settore

Il settimo capitolo è incentrato sul profilo dell’attività degli enti del Terzo settore, prestando attenzione, in questa parte, non già all’elemento qualificativo dello svolgimento in via esclusiva e prevalente di una o più attività di interesse generale, così come dettagliatamente definite dall’art. 5 del codice del Terzo settore, bensì alle attività di fundraising, allo svolgimento di attività diverse, purché secondarie e strumentali, nonché al rapporto tra attività commerciali, iscrizione nel Registro delle imprese, ed enti del Terzo settore.

L’ottavo capitolo è dedicato al conseguimento della personalità giuridica da parte degli enti del Terzo settore: si tratta di una possibilità in deroga al sistema comune di matrice parzialmente concessoria derivante dal d.p.r. 361/2000. Per gli enti del Terzo settore è possibile l’acquisizione della personalità giuridica mediante l’iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore. L’A. si sofferma sulla centralità del ruolo notarile, similmente alla procedura delineata dall’art. 2330 c.c., sulle soglie patrimoniali minime previste, per le associazioni e per le fondazioni, al fine della rispettiva personificazione. In stretta connessione con la tematica della personalità giuridica appare essere lo studio del regime della pubblicità (capitolo X). L’A. esamina il funzionamento del Registro unico nazionale del Terzo settore, la natura e l’ampiezza dei poteri spettanti all’Ufficio statale e degli Uffici regionali (c.d. controllo esterno).

L’undicesimo capitolo concerne la contabilità e i bilanci degli enti del Terzo settore: ragioni di accountability, trasparenza, tutela degli stakeholders e protezione della stabilità sistematica del diritto del Terzo settore si riflettono in termini di obblighi documentali e pubblicitari. Accanto alla redazione del bilancio di esercizio si colloca, per gli enti con ricavi, proventi o entrate superiori a 1.000.000 di Euro, l’obbligo di depositare e pubblicare il bilancio sociale, evidenziando, come sottolinea l’A., il grado di raggiungimento della missione e degli obiettivi istituzionali dell’ente oltre all’impatto, generato attraverso la propria azione sulla comunità o sui soggetti interessati. Il tema della pubblicità degli enti del Terzo settore è poi approfondito all’interno del tredicesimo e ultimo capitolo, intitolato “Controlli”. L’A., oltre a chiarire il funzionamento dell’organo di controllo interno e del soggetto deputato alla revisione legale dei conti, si sofferma sugli obblighi pubblicitari, gravanti sugli enti che raggiungono gli attivi sopra indicati, circa compensi, emolumenti o corrispettivi conferiti ai componenti degli organi amministrativi e di controllo, ai dirigenti nonché agli associati.

Il dodicesimo capitolo è volto ad approfondire la fattispecie della trasformazione eterogenea, alla luce di quanto oggi disposto dall’art. 42-bis c.c. L’A. ricostruisce puntualmente il dibattito teorico e le soluzioni giurisprudenziali emerse antecedentemente alla novella codicistica, avvenuta ad opera dell’art. 98 del codice del Terzo settore, prestando attenzione ai profili strutturali, procedimentali, nonché agli aspetti pubblicitari

Il volume del Prof. Andrea Fusaro si candida a rappresentare un solido punto di riferimento per gli operatori teorici e pratici: lo studio sistematico dei profili civilistici del diritto del Terzo settore, impreziosito dal riferimento alla giurisprudenza civile, amministrativa e alla prassi ministeriale, potrà costituire un ausilio per studiosi ed operatori nell’interpretazione della dirompente disciplina del codice del Terzo settore

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