[ di Sara De Carli, pubblicato su Vita.it del 12 luglio 2024]
Con le dichiarazioni dei redditi del 2023, gli italiani che hanno messo la firma per destinare il 5 per mille sono stati 17.519.300: quasi 731mila più dell’anno precedente. Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, rispondendo all’interrogazione presentata da Maria Chiara Gadda ha ammesso che il tetto dei 525 milioni è stato superato di circa 27 milioni. Ad Alessandro Lombardi, direttore generale della Direzione generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, abbiamo chiesto di capire meglio i numeri reali del 5 per mille 2023.
A quanto ammonta la somma complessiva degli importi destinati dai contribuenti, a monte del ricalcolo legato al tetto dei 525 milioni?
La somma complessiva degli importi risultanti dalle scelte effettuate dai contribuenti, a monte del ricalcolo legato al tetto dei 525 milioni, ammonta a 552.968.401,89 euro. Pertanto, ai fini della liquidazione della quota del 5 per mille, le somme spettanti alle amministrazioni coinvolte risultanti dalle scelte effettuate dai contribuenti, ove superino il plafond per l’anno di riferimento come definito dal legislatore, sono rideterminate secondo criteri di ripartizione proporzionale sulla base dei suddetti limiti di spesa. La differenza fra l’importo totale sulla base delle scelte effettuate dai contribuenti e l’importo totale rimodulato proporzionalmente è pari a 27.968.401,89 euro. In tabella sono esposti gli importi destinati e il ricalcolo per singola amministrazione interessata.
Non è il primo anno che i contribuenti con le loro firme sforano il tetto previsto per il 5 per mille, nonostante i progressivi aumenti della copertura. Possiamo riepilogare a quanto ammonta “l’extra tetto” a partire dal 2017?
Nel 2017 avevamo 9 milioni di euro in più, nel 2018 per l’esattezza 13.681.366,64 euro in più, nel 2019 c’è stata la differenza maggiore tra importo destinato e tetto, con 23.439.847,08 euro in più. Nel 2020 il tetto è stato superato di circa tre milioni, per l’esattezza 2.972.078,35 mentre nel 2021 l’importo destinato è stato inferiore al tetto previsto. Nel 2022 come avevamo detto l’anno scorso il destinato oltre i 525 milioni ammontava a 4.302.658,01 euro e ora, nel 2023 abbiamo avuto 27.968.401,89 euro oltre il tetto.
Capisco che il tema è politico, ma il 5 per mille è innanzitutto un patto di fiducia tra i cittadini e lo Stato: tutto questo non inficia il patto stesso? C’è un’ipotesi di rimozione del tetto o rimodulazione, come chiesto anche dall’interrogazione parlamentare presentata da Maria Chiara Gadda?
Il trend di crescita delle scelte dei contribuenti che si è registrato anche dopo l’innalzamento progressivo del tetto disposto con la legge di bilancio 2020 costituisce una base oggettiva che permette al decisore politico di disporre di un quadro chiaro per valutare gli interventi legislativi che possono essere intrapresi per un ulteriore innalzamento.
Dire esattamente per quali finalità sono state utilizzate le risorse “extra tetto” è un modo per dare valore a quello che altrimenti rischia di essere considerato solo come un maltolto: dove vanno a finire quei soldi che i cittadini avevano destinato a finalità ben precise e che non sono stati erogati?
Le risorse sono acquisite al bilancio dello Stato.
Tetto a parte, l’anno scorso fu un caso l’alto numero di enti esclusi, con quasi 400mila firme andate a enti finiti poi nell’elenco degli esclusi. In ballo c’erano circa 15 milioni di euro: che ne è stato?
Le risorse riferite agli esclusi vanno normalmente in economia e restano pertanto acquisite al bilancio dello Stato che le impiega per finalità istituzionali.
Quest’anno la situazione vede 6.525 esclusi contro gli 8.291 del 5 per mille 2022. Le firme espresse per gli enti esclusi sono 85.812, per un importo pari a 2.807.753,41 euro. Possiamo dire che l’allarme è rientrato? Come?
Mi sembra che gli enti abbiano maturato la consapevolezza dell’importanza dell’iscrizione al Runts per poter accedere ad una serie di benefici, compreso il cinque per mille. Sono stati attivati interventi di comunicazione e di sensibilizzazione, anche da parte delle rappresentanze del Terzo settore e del coordinamento dei Csv.
Come legge i trend e i numeri del 5 per mille? Penso ad esempio alla crescita degli enti a zero firme.
Assistiamo ad un processo di lunga durata: la scelta del 5 per mille si sta consolidando nell’agire del cittadino. Una spinta è stata fornita dalle campagne di sensibilizzazione fatte dagli enti. Ritengo altresì che sia anche un effetto della riforma del Terzo settore. Il protagonismo degli enti, il loro riconoscimento da parte del legislatore, l’importanza della relazione fiduciaria tra Ets e i membri della comunità, rafforzata dalla trasparenza assicurata dal Runts credo siano tra i fattori che stanno dando slancio all’istituto. Aggiungo anche l’estrema semplicità con la quale oggi l’Ets può aderire al 5 per mille, facendo un clic sul Runts. Gli enti che si accreditano per la prima volta al 5 per mille devono però al contempo essere consapevoli che non basta quel clic per accedere al beneficio, ma questa opzione deve poi essere accompagnata dalla costruzione sul territorio e sul Runts di una cornice fiduciaria atta a portare il contribuente a fare una scelta consapevole circa la destinazione del proprio 5 per mille.
5 per mille a parte, ci sono novità da Bruxelles sull’atteso pacchetto fiscale riguardo al Terzo settore?
Le interlocuzioni istituzionali proseguono con assiduità.
[Le considerazioni contenute nella presente intervista sono frutto esclusivo del pensiero dell’autore e non hanno carattere in alcun modo impegnativo per l’Amministrazione.]