Intervento del Ragioniere generale dello Stato Daria Perrotta in occasione dell’assegnazione del Premio Volontari@work – Roma, 14 aprile 2025, Sala del Mappamondo, Camera dei Deputati
Locuzioni come economia sociale e impresa sociale potrebbero sembrare quasi degli ossimori, ma lo sono solo in apparenza. La possibilità di tenere insieme parole che riportino alla mente principi diversi è alla base del pensiero di Adam Smith.
Se, infatti, tutti ricordano, nella sua opera la Ricchezza delle nazioni, la frase: “Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro amor di sé, e a loro non parliamo mai delle nostre necessità ma dei loro vantaggi”; più raramente si ricorda che lo stesso Autore in un altro suo scritto (la Teoria dei sentimenti morali) non ha esitato ad affermare: “Per quanto egoista lo si possa supporre, l’uomo ha evidentemente nella sua natura alcuni principi che lo inducono a interessarsi alla sorte degli altri e che gli rendono necessaria la loro felicità.”.
Le organizzazioni dell’economia sociale, nella panoplia di forme giuridiche che il vostro Rapporto ogni anno mette in luce (cooperative, associazioni, fondazioni, mutue e imprese sociali) e nelle esperienze che il vostro Premio celebra in relazione al solido affermarsi del volontariato di competenza, si contraddistinguono proprio per questa combinazione di risorse e motivazioni, monetarie e non monetarie, che consente loro si essere straordinariamente duttili nell’affrontare gli imprevisti e le sfide più complesse, come quelle incarnate, da ultimo, anche nelle rivoluzioni gemelle della transizione energetica e di quella digitale.
La molteplicità delle esperienze che celebrate mostra come l’articolato dato giuridico – che connota la normativa eurounitaria, quella nazionale e che si estrinseca anche attraverso i cosiddetti strumenti di soft law – disciplina e incoraggia un dato reale assai variegato.
Il quadro giuridico si è consolidato con la Social Business Initiative, che ha fatto seguito alla crisi finanziaria del 2011 per supportare gli Stati in difficoltà nel mantenere standard sociali elevati, per attenuare le disuguaglianze in nome di una maggiore coesione e inclusione; ma soprattutto con il Piano per l’economia sociale del 2021 – contenuto in una Comunicazione – e nella successiva Raccomandazione del 2023. Gli strumenti così delineati dovevano contribuire all’effettiva attuazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, come ricordato nello stesso Considerando 13 del Regolamento UE 241/2021 istitutivo del Dispositivo per la ripresa e la resilienza.
A livello nazionale, molto è stato fatto con l’adozione del Codice del Terzo Settore (decreto legislativo n.117 del 2017), ma anche con il Codice degli appalti, che prevede l’inclusione della promozione della protezione ambientale e il perseguimento di obiettivi sociali, tra i criteri di aggiudicazione sulla base del criterio della “offerta economicamente più vantaggiosa”; con la legge di riforma della disabilità (n. 227 del 2021), che propone di costruire un nuovo paradigma di inclusione, centrato sulla valutazione multidimensionale e sui progetti personalizzati, affidando un ruolo fondamentale agli enti del terzo settore e con la riforma per la non autosufficienza (legge delega n. 33 del 2023).
La disciplina attuativa del PNRR, infine, ha riconosciuto al Terzo settore – come evidente, in particolare, nella Missione (Inclusione e coesione) Componente 2 – il ruolo non più di mero destinatario o esecutore dello stesso, ma di vero e proprio partner istituzionale.
Accanto al dato giuridico, vi è poi quello più squisitamente economico e finanziario. In primo luogo, occorre premettere che la spesa diretta per prestazioni sociali dell’Italia non solo è superiore alla media dei Paesi europei, ma risulta di gran lunga la più elevata, superando anche la Francia con la quale eravamo a pari merito nel 2013. In secondo luogo, occorre ricordare le numerose agevolazioni fiscali o i trasferimenti diretti per chi investe nel sociale siano imprese o cittadini. Meritano poi di essere menzionati i crediti d’imposta riconosciuti in favore delle fondazioni bancarie dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e dal Fondo Repubblica digitale attivi, rispettivamente, dal 2016 e dal 2021.
Il primo fondo gestisce bandi nazionali per promuovere progetti educativi innovativi per un valore sino a oggi di oltre un miliardo di euro, coinvolgendo scuole, soggetti del terzo settore, enti locali, famiglie e imprese sociali. Il secondo ha assegnato, nel periodo 2022-2024, risorse per circa 69 milioni di euro (a cui a breve si aggiungeranno altri 10 milioni per un bando in favore dei detenuti) ed è volto a combattere il divario digitale in Italia, in particolare per migliorare le garanzie di occupabilità o le condizioni di lavoro di giovani, donne, disoccupati e inoccupati o dei lavoratori le cui prestazioni sono a rischio di automazione, nonché per rafforzare le conoscenze in materia degli operatori del terzo settore e orientare verso le discipline STEM gli studenti più giovani.
Per entrambi questi Fondi la struttura di governance ha posto l’accento sulla valutazione dei risultati raggiunti e sull’efficacia – misurata ex post – degli interventi finanziati, ricorrendo a metodi di analisi basati sull’approccio controfattuale o di natura qualitativa.
Il dato normativo e gli strumenti delle politiche di bilancio ricordati riportano alla mente le parole di Leopardi, secondo il quale le leggi dipendono dalla morale e la morale si basa sui costumi ed è importante che quei costumi siano incarnati proprio dalle azioni e dai progetti dai volontari ai quali il Premio Volontari@Work è dedicato.