A più di 5 anni dalla riforma del Terzo settore e dell’impresa sociale, il Quaderno di Terzjus Le “nuove” imprese sociali. Tendenze e prospettive dopo la riforma, realizzato in collaborazione con Unioncamere, fa il punto sull’impatto delle novità introdotte su questo complesso e articolato mondo.
Il Quaderno di Terzjus e Unioncamere si sofferma sulla nozione e sulla disciplina dell’impresa sociale a seguito della riforma del Terzo settore, sottolineando che tra gli obiettivi del legislatore della riforma del 2017 vi era il rilancio dello strumento dell’impresa sociale, già introdotto nel 2006 ma con scarso successo.
Oggi, ad esito del processo di riforma, l’impresa sociale appare una figura organizzativa del terzo settore estremamente duttile e perciò capace di soddisfare diverse esigenze concrete connesse al perseguimento di finalità non lucrative e di utilità sociale attraverso lo svolgimento di attività d’impresa d’interesse generale. Da qui la possibilità di prospettare alcune ipotesi applicative di questo modello organizzativo, capaci di soddisfare bisogni sociali in modo innovativo. L’impresa sociale potrebbe innanzitutto essere utilizzata dalle pubbliche amministrazioni per realizzare forme innovative di welfare in partnership con enti del terzo settore. Una di queste potrebbe essere la creazione di società miste pubblico-privato con la qualifica di “impresa sociale”, cui affidare la gestione di servizi sociali
Nel volume vengono poi ripercorse le novità che la riforma ha introdotto per il regime fiscale in favore delle imprese sociali, misure che a breve entreranno in vigore, dopo aver ricevuto l’autorizzazione della Commissione europea in conformità alla disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato. Il complesso e articolato ecosistema normativo dedicato alle norme fiscali di incentivo, così come le altre misure di promozione e sviluppo dell’impresa sociale sono trattati analiticamente, restituendo un quadro chiaro e unitario.
Pur non essendo ancora entrate in vigore la nuova fiscalità e le altre misure di promozione e sviluppo, il volume mette in evidenza come la riforma abbia già iniziato a produrre i suoi effetti. Dall’analisi dei dati della sezione “impresa sociale” del Registro delle imprese emerge una tendenziale crescita delle forme organizzative diverse dalle cooperative sociali del tutto in linea con l’intento del legislatore che attraverso la riforma ha ridisegnato l’impresa sociale rendendo più agevole la possibilità di adozione della qualifica (anche) da parte di tipologie di enti diversi dalle cooperative sociali, ed in particolare dalle società di capitali, incluse quelle unipersonali.
L’indagine condotta nella primavera 2022 da Unioncamere e Terzjus sulle “nuove” imprese sociali ovvero su quelle realtà nate o iscrittesi alla sezione speciale del Registro delle imprese dopo l’entrata in vigore della riforma, evidenzia negli anni successivi alla riforma una crescita media annua del 3,9% delle imprese sociali a fronte di una stabilità registrata dalle altre imprese. Inoltre, le “nuove” imprese sociali presentano caratteristiche significativamente diverse da quelle già presenti fino alla data della riforma: mentre tra quelle nate prima del 2017 la forma della cooperativa sociale era quasi esclusiva (97,4%), ora, invece, quasi il 25% sono state costituite utilizzando forme societarie diverse dalla cooperativa sociale come quelle delle società di capitali, società di persone, associazioni e fondazioni.
Non solo. La riforma del 2017 ha anche prodotto una significativa diversificazione dei settori di attività delle nuove imprese sociali. Il settore dei servizi – in particolare alla persona – è il campo di attività dove operano prevalentemente le “nuove” imprese sociali (92,0%), seguono industria (5,2%) e il settore primario (2,8%). Nell’ambito del settore dei servizi, circa il 40% opera nel campo dei servizi sociosanitari e assistenziali, mentre il 14,5% in quello dei servizi educativi e/o formativi. In crescita soprattutto i servizi educativi e formativi, di ristorazione, ospitalità e promozione turistica, i servizi nell’ambito della cultura e della tutela ambientale.
Il volume presenta a partire dai dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Agenzia nazionale per il lavoro – Anpal anche un interessante spaccato sul tema del lavoro nelle imprese sociali, con evidenza dei flussi occupazionali, dei fabbisogni professionali, delle resilienze inattese e di alcune questioni che restano aperte. Dall’indagine Excelsior le imprese sociali si confermano un rilevante bacino di opportunità lavorative. Pur costituendo poco più del 1% di tutte le imprese extra agricole con dipendenti iscritte al Registro Imprese, le imprese sociali concentrano circa il 4% dell’occupazione dipendente dell’industria e dei servizi in Italia e oltre il 5% della domanda di lavoro rilevato per il 2022.
Risulta determinante il contributo fornito dalle imprese sociali all’occupazione nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, dei servizi di cura di anziani e disabili, dei servizi educativi e in numerosi altri servizi di interesse generale determinanti per la qualità della vita delle comunità e per la stessa coesione sociale. Le imprese sociali con dipendenti dell’industria e dei servizi si configurano come organizzazioni imprenditoriali complesse, spesso di medio-grande dimensione, arrivando a occupare mediamente 35 dipendenti, e per la cui gestione sono necessarie competenze manageriali molto qualificate. Nel corso del 2022 hanno mostrato una maggiore propensione ad assumere rispetto al resto delle imprese “for profit” italiane. Ben l’82,0% delle imprese sociali ha previsto, infatti, di effettuare assunzioni, una quota superiore di 21,3 punti percentuali rispetto alla media nazionale del totale imprese operanti nell’industria e nei servizi (60,7%). Sono alla ricerca di profili professionali altamente qualificati, nonostante contingenze serie, come la crisi pandemica. Le finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale sembrano rendere le imprese sociali più solide e resilienti delle imprese orientate al profitto, ciò che in verità non sorprende, ma si dimostra in perfetta coerenza con i risultati delle analisi teoriche dedicate agli enti del terzo settore.
Il volume ospita, poi, un contributo dedicato alle imprese sociali quali leva per la trasformazione sociale. L’obiettivo è comprendere se si è o meno di fronte a una nuova generazione di imprese sociali i cui tratti formali e modelli di gestione possano contribuire alla transizione eco-sociale (la cosiddetta “just transition”), che appare sempre più urgente a fronte di scenari caratterizzati da fenomeni di climate change che retroagiscono a livello sociale, economico e politico con sempre maggiore intensità. Ed infine si chiude con un saggio dedicato all’Action plan per l’economia sociale della Commissione europea, ripercorrendo tutte le misure in favore delle imprese sociali messe in atto nell’ultimo decennio dalle istituzioni europee.
Le “nuove” imprese sociali. Tendenze e prospettive dopo la riforma
a cura di Luigi Bobba, Antonio Fici e Claudio Gagliardi
pagg. 245, euro 14
Editoriale Scientifica
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