La persona o il patrimonio al centro?

Gli Enti del Terzo Settore essenziali per un cambio di rotta dell’amministrazione di sostegno. Una nuova proposta di legge

di Gabriele Amenta, Città Nuova, 30 giugno

«Ha circuito e sottratto oltre 500 mila euro». «Ruba 120 mila euro a parente inabile». «Amministratore di sostegno accusato di avere sottratto denaro per 72 mila euro». Paolo, Carla, Simona, e tanti altri. La cronaca nera ne parla. Non sono pochi i casi in cui l’amministratore di sostegno, incaricato di gestire il patrimonio e gli interessi di una persona fragile, commette abusi e negligenze, danneggiando i beneficiari.

Il caso più noto è quello di Carlo perché ne hanno ampiamente parlato nel programma Le iene. «Vogliono dichiararmi incapace di intendere e di volere e di gestire i miei soldi». È stato per anni il grido inascoltato di Carlo fino alla sua morte avvenuta, a 92 anni, il 23 ottobre del 2023. Non era malato, non soffriva di deficit cognitivi, ma aveva ricevuto una ingente eredità. Nella «terra mia cara», così Carlo chiamava la sua Airuno (Lecco), era stato un docente stimato per la sua rara generosità. Per non disperdere il patrimonio i famigliari lo affidarono ad un amministratore di sostegno. Contro la sua volontà è stato ricoverato in una Rsa senza mai più riuscire a fare ritorno a casa.

L’amministratore di sostegno, introdotto nel 2004 con la legge n.6, nato per sostenere la capacità decisionale delle persone con disabilità si è trasformato in alcuni casi in uno strumento di controllo e coercizione.Secondo gli ultimi dati del Ministero della Giustizia, nel 65% dei casi l’amministrazione di sostegno viene usata come strumento di gestione patrimoniale. In Italia si parla di circa 400 mila beneficiari dell’amministrazione di sostegno, il che vuole dire che in 265 mila casi al centro non è più la persona, ma il suo patrimonio. Inoltre, un altro dato sorprendente è che il patrimonio delle persone disabili viene depauperato e ben 8 miliardi di euro di loro proprietà, ogni anno, vengono spostati su conti esteri. Senza dimenticare che dietro e accanto alla persona fragile, c’è una famiglia non sempre capace di superare le sfide della burocrazia, ma anche l’impatto emotivo di essere non solo caregiver “per natura”, ma anche un tecnico che dovrebbe sfoderare una serie di competenze giuridiche, economiche e amministrative.

L’autodeterminazione della persona, il rispetto della sua volontà, la dimensione esistenziale e relazionale è venuta meno in molti casi tradendo lo spirito originario della legge, che è comunque positiva ed è una storia di successo perché ha avuto largo seguito. Un istituto giuridico positivo ma che, dopo 20 anni dalla sua introduzione, necessita di un restyling, di approdare alla professionalizzazione per tutelare la persona. Occorre un nuovo paradigma che può essere raccolto dagli Enti del Terzo Settore che sono essenziali per un cambio di rotta dell’amministrazione di sostegno.

Del delicato e complesso argomento se ne è parlato al CNEL a Roma il 25 giugno in un interessante convegno dal titolo “Amministrazione di sostegno e terzo settore. Sinergie per un Sistema Integrato di Protezione Giuridica e Sociale”, organizzato dal CNEL con l’Osservatorio Inclusione e Accessibilità e la Fondazione Terzjus ETS, prendendo spunto dal Report di ricerca della Fondazione, “Terzo settore e Amministrazione di sostegno. Questioni, scenari e prospettive”, a cura di Antonio Fici e Marco Renna, su incarico della Fondazione Ravasi Garzanti.

Nel presentare il report, Antonio Fici, avvocato, docente di Diritto privato nell’Università di Roma Tor Vergata e Direttore scientifico della Fondazione Terzjus, ha chiarito come l’amministrazione di sostegno sia diventata in Italia il principale istituto di sostegno a tutela delle persone prive in tutto o in parte di autonomia e che, accanto ci siano anche gli Enti del Terzo Settore che hanno raggiunto la cifra di 137mila iscrizioni al RUNTS: quasi la metà di quelli esistenti. Intersecando queste due storie di successo, la proposta di modifica al Codice civile che emerge dal report vuole coniugare la tutela della persona fragile, la sua dignità, la possibilità di valorizzare le sue capacità residue con un sostegno ausiliario professionale, disinteressato, responsabile, prospettando un ruolo degli Enti del Terzo Settore qualificati come amministratori di sostegno, per supportare e non sostituirsi alle famiglie. Gli Enti del Terzo settore sono in grado di garantire stabilità organizzativa, procedure chiare e trasparenti, attivare percorsi condivisi e personalizzati, facilitare l’inclusione sociale e favorire l’autonomia. «Gli Enti del Terzo Settore – ha concluso Antonio Fici – specializzati nell’amministrazione di sostegno, dopo la Riforma del 2017, sono enti capaci di essere affidabili, di dare fiducia, perché non hanno scopo di lucro, ma perseguono solo l’obiettivo di agire nell’interesse degli altri».

Nel corso del Seminario è intervenuta anche la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli che ha sottolineato come il tema dell’amministrazione di sostegno sia un tema delicato e una sfida per il Paese da affrontare e come gli Enti del Terzo Settore siano interlocutori privilegiati, la parte migliore del Paese, perché comprende persone realmente interessate agli altri, alla presa in carico dei più fragili  in tutto il loro percorso di vita, con una formazione professionale e umana di grande valore.

Oltre alla proposta di legge che proporrà gli Enti del Terzo Settore come amministratori di sostegno a tutela dei diritti della persona e del suo patrimonio con la modifica dell’articolo 408 del Codice civile, comma 1 e 4, Luigi Bobba, presidente della Fondazione Terzjus, ha prospettato anche una modifica al disegno di legge delega 2393, già approvato in Senato ed ora in discussione alla Camera, che già prevede un progressivo superamento dello strumento dell’interdizione a favore invece di un robusto rafforzamento dell’amministrazione di sostegno. «Potremmo, dunque – ha concluso Luigi Bobba – seguire due strade in modo parallelo per arrivare allo stesso obiettivo. Da un alto, l’elaborazione con il CNEL di una proposta di legge più compiuta e analitica, dall’altro, inserire un emendamento nel ddl 2393 in modo da consentire successivamente al Governo di elaborare un decreto legislativo finalizzato ad attribuire agli ETS il ruolo di amministratori di sostegno con lo scopo di tutelare le persone più vulnerabili. Siamo pronti a fare la nostra parte. È il momento giusto!».

Il seminario si è concluso con l’intervento di Vincenzo Falabella, consigliere CNEL e coordinatore Osservatorio Inclusione e Accessibilità e consigliere della Fondazione Terzius. «Nel CNEL velocizzeremo il più possibile i lavori per la proposta di legge perché quel che serve è un intervento normativo che coinvolga gli Enti del Terzo Settore per rendere l’amministrazione di sostegno più umana e centrata sulla persona. Sarebbe un traguardo essenziale anche per avere un’Italia più inclusiva, perché le persone con disabilità vengono rese vulnerabili dal contesto sociale. Non sono vulnerabili perché sono persone in condizioni di disabilità. Se abbattiamo la vulnerabilità, raggiungiamo l’obiettivo prefissato».

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