Progetto di ricerca: “L’Ente di Terzo settore come nuovo veicolo delle comunità energetiche”

Con il sostegno della Fondazione Cariplo è stata avviata un attività di ricerca finalizzata a valutare, prima mediante un’analisi qualitativa di 10 casi di CER in fase di progettazione o di effettivo avvio; poi con un analisi giuridico – fiscale della coerenza e convenienza dell’adozione della forma di ETS per avviare una CER; infine nella predisposizione di un sussidio che contenga linee guida (giuridiche, statutarie, tecniche e finanziarie) per lo sviluppo di una CER in forma di ETS.

Il progetto, che si concluderà entro la fine del 2023, prevede altresì una partnership con Fratello Sole e la collaborazione in forma strutturata di Federsolidarietà – Confcooperative. Qui di seguito una breve descrizione delle finalità, delle attivitò e dei risultati attesi. Chi volesse saperne di più o collaborare al progetto stesso, può mettersi in contatto con il ricercatore di Terzjus dott. Nicolo Melli email [email protected] cell.342 8626551.

Le CER in forma di ETS: ricerca-intervento

Le Comunità energetiche rinnovabili (CER) – nell’attuale panorama europeo – si pongono quale modello emergente che intende proporre un metodo alternativo di produrre e consumare energia basato sulla condivisione.  Un modello quello della CER contraddistinto dalla finalità precipua di generare benefici sociali, ambientali ed economici ai membri e al territorio interessato, operando nel rispetto del principio di autoconsumo energetico e autosufficienza, utilizzando impianti che producono energia pulita e rinnovabile. Grazie all’autoproduzione e allo scambio di energia, in un’ottica di economia circolare, le Comunità energetiche puntano all’autonomia energetica mettendo a sistema le risorse e i mezzi di produzione di cui una comunità – presente all’interno del territorio – già dispone. Un modello quello delle CER che apre la strada a nuovi scenari di produzione di energie rinnovabili sperimentando ruoli innovativi in ambito sociale, etico e civico, verso uno stile di vita più sostenibile e partecipativo. Le Comunità energetiche, infatti, in quanto contraddistinte dalla cittadinanza attiva e dalla partecipazione di diversi attori sociali possono rappresentare importanti acceleratori di una transizione ecologica socialmente sostenibile. 

E sono proprio gli stessi numeri ad evidenziare l’impatto che tale nuovo modello sta avendo. Si pensi al fatto che le Comunità Energetiche Rinnovabili (e le Configurazioni di Autoconsumo Collettivo) presenti in Italia sono circa un centinaio, tra realtà effettivamente operative (35), in via di progettazione (41), o che stanno muovendo i loro primi passi verso la costituzione (24). Di queste, 59 sono nate tra giugno 2021 e maggio 2022. Un fattore che evidenzia l’esponenziale crescita di interesse verso questo fenomeno e che vede tra i soggetti coinvolti nei progetti amministrazioni comunali, condomini, cittadini, imprese ed enti del Terzo settore.

Nel contesto europeo, invece, esiste una Federazione delle cooperative energetiche che riunisce circa 1900 CER, per un totale di oltre 1,2 milioni di cittadini. Il paese UE con il maggior numero di Comunità Energetiche, secondo uno studio del Centro Comune di Ricerca dell’Unione Europea del 2020, è la Germania, che conta 1750 CER. Seguono la Danimarca (700) e i Paesi Bassi (500). In Gran Bretagna le Comunità Energetiche sono oltre 420.  Un fenomeno, quello appena delineato, destinato a diventare sempre più una forza promotrice di dinamiche partecipative che tendono a coinvolgere in questo sistema virtuoso anche la Pubblica amministrazione. Una condizione questa che porta  le comunità energetiche a ricoprire un ruolo fondamentale per la transizione ecologica ma anche per la strategia energetica del nostro Paese.

Ebbene, in considerazione dello sviluppo che le CER stanno avendo nel nostro Paese, la Fondazione Terzjus si propone come principale obiettivo quello di  predisporre un’analisi e un manuale di approfondimento che, tenuto conto delle best practice presenti sul territorio nazionale, si soffermi ad approfondire la possibilità per le CER di assumere la qualifica di ente del Terzo settore o impresa sociale.

Sul punto, giova rilevare che la distribuzione, lo sviluppo e le modalità organizzative adottate dalle varie CER italiane, infatti, manifestano una stretta connessione con le realtà del Terzo settore.  

Si pensi, ad esempio, ad alcuni aspetti che potrebbero far propendere sempre più per promuovere il modello delle CER come enti del Terzo settore.

In particolare:

a) l’individuazione della governance delle Comunità energetiche richiama la configurazione dei soggetti non profit, i quali possono assumere la forma giuridica di associazione, fondazione di partecipazione, cooperative sociali e imprese sociali;

b) uno degli elementi caratterizzanti le Comunità energetiche è la dimensione territoriale e di prossimità, in base ad un processo bottom to top caratterizzante    la Riforma del Terzo settore nel suo complesso;

c) il coinvolgimento delle amministrazioni comunali e la riqualificazione approfondimento con riguardo alle procedure di co-programmazione e co-progettazione previste agli artt. 55 e 56 del CTS. Vale a dire che le CER che assumono la qualifica di ente del Terzo settore potrebbero essere tra i principali soggetti affidatari di impianti energetici dismessi di proprietà pubblica che mediante le nuova modalità di affidamento dei beni pubblici inutilizzati facilitano maggiormente gli Enti del terzo settore nel rapporto con la PA non trovando applicazione il Codice dei contratti pubblici ;

d) le previsioni di cui al D.lgs. n. 199/2021 permettono di comprendere come le Comunità energetiche rappresentino una opportunità di crescita per le organizzazioni di Terzo settore, chiamate non solo a soddisfare esigenze e bisogni dei soggetti partecipanti, ma anche e soprattutto a realizzare interventi in favore delle comunità di riferimento, specie per le fasce più fragili della popolazione. In questo senso, il decreto apre la partecipazione alle Comunità energetiche delle famiglie a basso reddito o vulnerabili.

In considerazione di tali aspetti, pertanto, l’obiettivo che si vuole ottenere attraverso le differenti fasi della proposta progettuale come meglio evidenziate di seguito, è quello di fornire una “guida operativa” ai soggetti potenzialmente interessati ad aderire a progetti di creazione di nuove Comunità energetiche, enfatizzando i profili di compatibilità della disciplina vigente con le disposizioni del Codice del Terzo settore (D.lgs. n. 117 del 2017) e della nuova disciplina dell’impresa sociale (D.lgs. n. 112 del 2017).

L’intento che si vuole perseguire è quello di far comprendere a chi intende aderire a progetti di creazione di nuove CER quali possano essere i vantaggi nell’acquisire la qualifica di ETS. A tal proposito, con riguardo alle opportunità e i vantaggi può osservarsi, in sintesi, quanto segue:

  • con l’operatività del Registro unico nazionale del Terzo settore (RUNTS) dal 24 novembre 2021, la qualifica di ETS rappresenta di fatto lo standard di riferimento per tutti gli interlocutori del mondo non profit: è quindi ragionevole ritenere che, in prospettiva, saranno riservati agli ETS la maggior parte dei bandi e delle occasioni di finanziamento provenienti dalle pubbliche amministrazioni o da soggetti privati (quali, ad esempio, le fondazioni di erogazione);
  • sono riservate agli ETS le agevolazioni fiscali introdotte dal CTS per chi sceglie di sostenere i soggetti del Terzo settore; si tratta, in particolare, delle agevolazioni in forma di detrazione e deduzione per chi effettua erogazioni liberali a favore degli ETS, di cui all’art. 83 del CTS, che prevedono:
    • per le erogazioni liberali, in denaro o in natura, effettuate da enti e società: la deduzione dell’importo erogato, nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato; l’eventuale eccedenza può essere computata in aumento dell’importo deducibile dal reddito complessivo dei periodi di imposta successivi, ma non oltre il quarto, fino a concorrenza del suo ammontare;
    • per le persone fisiche: la possibilità di applicare la deduzione di cui sopra oppure, in alternativa, una detrazione IRPEF pari al 30%1 degli oneri sostenuti per le erogazioni liberali – in denaro o in natura – calcolata su un importo massimo di 30.000 euro l’anno.
  • gli ETS possono utilizzare il social bonus, che assegna un apposito credito d’imposta a coloro che effettuano erogazioni liberali finalizzate a sostenere il recupero degli immobili pubblici inutilizzati e dei beni mobili e immobili confiscati alla criminalità organizzata, assegnati ad enti del Terzo settore in virtù di specifici progetti (art. 81 del CTS);
  • gli ETS possono altresì beneficiare di alcune specifiche agevolazioni fiscali, introdotte dal medesimo CTS: si fa riferimento, ad esempio, alle agevolazioni sulle imposte indirette (imposta di registro, imposta su successioni e donazioni e ipocatastali) in tema di trasferimenti a favore degli ETS o operazioni straordinarie che coinvolgano ETS, di cui all’art. 82 del CTS;
  • in attuazione del principio di sussidiarietà, l’art. 55 del CTS prevede il necessario coinvolgimento degli enti del Terzo settore nelle finalità delle pubbliche amministrazioni, attraverso forme di co-programmazione, co-progettazione ,convenzione e accreditamento.
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