Al via lo scorso marzo il progetto Percorsi Spericolati promosso e finanziato dalla Fondazione Pietro Pittini
Immaginate di trovarvi in un piccolo paese montano delle Prealpi Carniche circondati da un gruppo di 30 giovani che discutono di sviluppo territoriale nelle aree interne e provano a definire nuove traiettorie di crescita e valorizzazione per questi luoghi. Questo, in un fotogramma, Percorsi Spericolati, il progetto promosso e finanziato dalla Fondazione Pietro Pittini e nato con l’obiettivo di promuovere l’operato di piccole ma innovative realtà della montagna del Friuli-Venezia Giulia attraverso il coinvolgimento di un gruppo di ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia.
Come è noto, le aree interne nel nostro Paese hanno sofferto di un progressivo spopolamento negli ultimi decenni. Parliamo dei territori più distanti dai centri urbani, dove le opportunità di lavoro sono meno presenti e anche i servizi di welfare in molti casi scarseggiano. Una recente ricerca pubblicata da Openpolis ha messo in luce come, dal 1951 ad oggi, la popolazione nei comuni periferici e ultraperifici abbia subito un crollo negli ultimi 70 anni, rispettivamente del 17,7 e del 26,4%. Ovvero da 6,7 milioni di abitanti censiti agli inizi degli anni ’50 a 5,4 settant’anni dopo.
Il progetto Percorsi Spericolati ha avuto avvio lo scorso marzo con la realizzazione di una formazione residenziale in Friuli della durata di una settimana durante la quale i 28 giovani partecipanti provenienti da 12 Regioni hanno potuto mettersi alla prova e apprendere competenze utili sui temi della progettazione, del design dei servizi ma anche della raccolta fondi e dello sviluppo territoriale. L’obiettivo per loro è quello ora di affiancare le realtà partner dell’iniziativa supportandole nella valorizzazione, anche in chiave digitale, delle rispettive attività e più in generale dei territori in cui operano. Si tratta non solo di imprese agricole e artigiane ma anche di cooperative sociali e soggetti ibridi come i GAL (i gruppi di azione locale) che rappresentano, per loro stessa natura, la prima linea di difesa contro la disgregazione dei tessuti sociali e la tenuta delle comunità che abitano questi luoghi.
Proprio al tema della cooperazione sociale e al ruolo che questi soggetti possono giocare nel rilancio dei territori al margine è stato dedicato un momento di approfondimento nel corso della settimana che ha visto la partecipazione di Legacoop FVG e Confcooperative FVG. Ed è proprio all’imprenditoria e cooperazione sociale, complice anche la rinnovata veste introdotta dalla Riforma, che sempre più giovani guardano con interesse come uno strumento per combinare il perseguimento di obiettivi sociali-ambientali a quelli di sostenibilità economica.
Il tema delle aree interne non è nuovo nel dibattito e la pandemia ha sicuramente contribuito a rilanciare la possibilità di rivitalizzare territori al margine attraverso l’attrazione di nuove categorie di lavoratori (si pensi ai nomadi digitali o agli smart workers). Sebbene queste iniziative abbiano prodotto, in alcuni casi, risultati interessanti non si può ignorare che spesso il vero male di questi luoghi si annida nella carenza di infrastrutture, connettività, accesso a servizi primari quali scuole, sanità pubblica, servizi socioassistenziali.
Se molte di queste sfide richiederanno un sempre più forte intervento pubblico per colmare il divario e ridurre i fenomeni di desertificazione che ormai tutti i dati confermano, progetti come Percorsi Spericolati contribuiscono a fornire, alle giovani generazioni, una nuova angolatura su come in questi territori insistono esperienze imprenditoriali, sociali, culturali che contribuiscono a tenere vive le comunità locali, generare innovazione, lavoro e benessere sociale ed economico per il territorio. E forse è proprio da qui che si potrebbe provare a ripartire.