[di Claudia Gioacchini, pubblicato in lasvolta.it del 13 novembre 2023]
Negli ultimi anni, il Terzo Settore, ovvero il complesso degli Enti privati costituiti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d’interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi, sta diventando sempre più importante.
A sottolineare il ruolo fondamentale che ricopre all’interno della società è anche il rapporto 2023 redatto dalla Fondazione Terzjus. Secondo i dati raccolti dal report, a ottobre 2023 risultano iscritti al Runts (Registro unico nazionale del Terzo Settore) oltre 116.000 Enti, di cui 22.000 – circa un quinto – sono nuovi iscritti, e 24.000 imprese sociali.
Il 50 % di quelli iscritti al Registro si occupa di ambiti relativi alle attività culturali, ricreative, sportive o che operano nel campo della promozione della cultura e della formazione extrascolastica. Ma c’è anche una parte cospicua che, invece, lavora con soggetti fragili, vulnerabili o con disabilità.
Il Terzo Settore è una componente importante, se non vitale, dell’economia del nostro Paese: rappresenta, infatti, il 5% del Pil nazionale e offre lavoro a circa un milione di persone. Ma non solo, il tasso di costituzione di nuove imprese sociali negli ultimi cinque anni ha sfiorato il 5% annuo contro una piccola decrescita pari al – 0,1% di tutte le imprese non sociali.
Nonostante ciò, dal 2017 è in atto una riforma del settore che non è mai stata completata. Per farlo «mancano due cose importanti. Innanzitutto, il completamento della procedura di notifica alla Commissione Europea di alcune norme relative ai regimi fiscali degli Enti del Terzo Settore. Ci sono stati ritardi e disattenzioni che hanno coinvolto i diversi governi succedutisi dopo il 2017. Ora l’interlocuzione è ripresa ma occorre accelerare il passo e nel 2024 chiudere questo importante capitolo […]. In secondo luogo, manca ancora un decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali particolarmente importante», come sostiene il Presidente della Fondazione Terzjus, Luigi Bobba.
Inoltre, nel capitolo conclusivo del Rapporto, vengono evidenziate le azioni necessarie per completare la riforma e per puntare alla promozione del Terzo Settore. Tra queste:
– un “fisco più amico del terzo settore” risolvendo i problemi legati all’Iva e all’Irap;
– una campagna promozionale per il Cinque per mille in modo da raggiungere il 44% di contribuenti che non si avvalgono di tale facoltà e in tal modo indirizzare più risorse verso gli Enti del Terzo Settore;
– un robusto sostegno al “social bonus”, in modo che immobili pubblici inutilizzati o confiscati alle mafie vengano destinati in comodato gratuito a Enti del Terzo Settore per svolgere attività di interesse generale;
– un incremento della quota detraibile delle erogazioni liberali destinate dai contribuenti agli Enti del Terzo Settore, passando dall’attuale 30% al 35%;
– la preparazione di quel Piano nazionale per l’economia sociale al fine di promuovere buona occupazione e inclusione sociale.
Sta procedendo, quindi, il confronto tra Governo e Unione europea per cercare di completare la riforma, iniziata a partire dal 2017 e mai realmente conclusa. Si attende ora la decisione della Commissione europea nei prossimi mesi, con l’obiettivo di semplificare le procedure e alleggerire i carichi burocratici, soprattutto per gli Enti più piccoli.
Inoltre, un fisco “più amico” avrebbe delle ripercussioni positive anche a livello economico. Luigi Bobba, ha infatti, ha dichiarato che a causa del mancato completamento della riforma, non sono stati distribuiti fondi pari a oltre 321 milioni di euro.