Appunti e spunti in tema di impresa sociale degli enti ecclesiastici
L’ente ecclesiastico non può, in senso stretto, né assumere la qualifica di ente del terzo settore né quella, più specifica, di impresa sociale, ma può avvalersi della disciplina di cui al d.lgs. 112/2017 (come in generale di quella di cui al Codice del terzo settore) per esercitare, direttamente o indirettamente, un’attività d’impresa d’interesse generale. Ciò può avvenire in due modi: o costituendo un “ramo impresa sociale” oppure costituendo un’impresa sociale strumentale in forma di s.r.l. o di s.p.a. unipersonale.
Nello scritto si conduce un’analisi costi-benefici delle due opzioni alla luce della disciplina applicabile al “ramo impresa sociale” da un parte e alla società impresa sociale dall’altra. All’argomento molto dibattuto in dottrina della separazione patrimoniale si aggiunge l’elemento della governance come fattore in certi casi determinante ai fini della scelta.
Lo scritto riprende e sviluppa i contenuti della relazione presentata dall’Autore al seminario “Ente ecclesiastico e gestione delle proprie opere. Ente collegato e ramo. Opportunità e criticità”, organizzato da USMI e CISM il 27 novembre 2020.
Ramo
I Modelli di atto e regolamento per il ramo degli enti ecclesiastici proposti da CEI, USMI e CISM
La Conferenza Episcopale Italiana (CEI), l’Unione Superiore Maggiori d’Italia (USMI) e la Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (CISM) hanno recentemente proposto dei Modelli di atti per la costituzione di un ramo del Terzo settore e d’impresa sociale da parte degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, nonché per la stesura dei relativi regolamenti. L’adozione di tali modelli non è un obbligo di legge, civile o canonica, ma essi rappresentano ugualmente un punto di riferimento privilegiato per tutti gli enti ecclesiastici che intendono aderire alla Riforma del Terzo settore e per i professionisti chiamati ad assisterli.
Autore: Alessandro Perego
Argomenti: Controlli canonici | Enti ecclesiastici | Patrimonio destinato | Ramo | Regolamento
Appunti e spunti in tema di impresa sociale degli enti ecclesiastici
L’ente ecclesiastico non può, in senso stretto, né assumere la qualifica di ente del terzo settore né quella, più specifica, di impresa sociale, ma può avvalersi della disciplina di cui al d.lgs. 112/2017 (come in generale di quella di cui al Codice del terzo settore) per esercitare, direttamente o indirettamente, un’attività d’impresa d’interesse generale. Ciò può avvenire in due modi: o costituendo un “ramo impresa sociale” oppure costituendo un’impresa sociale strumentale in forma di s.r.l. o di s.p.a. unipersonale.
Nello scritto si conduce un’analisi costi-benefici delle due opzioni alla luce della disciplina applicabile al “ramo impresa sociale” da un parte e alla società impresa sociale dall’altra. All’argomento molto dibattuto in dottrina della separazione patrimoniale si aggiunge l’elemento della governance come fattore in certi casi determinante ai fini della scelta.
Lo scritto riprende e sviluppa i contenuti della relazione presentata dall’Autore al seminario “Ente ecclesiastico e gestione delle proprie opere. Ente collegato e ramo. Opportunità e criticità”, organizzato da USMI e CISM il 27 novembre 2020.
Autore: Antonio Fici
Argomenti: Ente strumentale | Enti ecclesiastici | Impresa Sociale | Ramo | Terzo Settore