[di Alessio Nisi, pubblicato su Vita il 10 Aprile 2024]
«L’economia sociale, nonostante esista in tutta Europa, in Italia si caratterizza in modo peculiare e per certi versi unico in quanto assegna agli enti del Terzo settore un ruolo determinante, anche in collaborazione con le istituzioni, per garantire servizi e sostegno innanzitutto alle persone più fragili e vulnerabili». È questo uno dei passaggi più significativi del messaggio inviato dalla viceministro del Lavoro con delega alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci a “Verso un diritto europeo del Terzo settore, convegno organizzato al Senato dalla Fondazione Terzjus, in occasione della presentazione di due testi che raccolgono i risultati di quasi due anni di ricerche e approfondimenti con l’obiettivo di alzare lo sguardo sull’orizzonte europeo dell’evoluzione della legislazione dei soggetti di Terzo settore nella Ue e su come si stia strutturando il quadro giuridico dell’economia sociale in Europa. Ne abbiamo parlato anche QUI.
Il dialogo con la Commissione
«Nel dialogo con la Commissione» ha aggiunto sempre Bellucci, «l’intento è proprio quello di valorizzare e far comprendere questa complessità e gli aspetti originali del nostro ordinamento». Bellucci ha anche sottolineato: «Il Governo ha dimostrato di credere fortemente nell’azione del volontariato, dell’economia sociale e nel valore unico fatto di solidarietà e competenze di tutto il complesso mondo del Terzo settore, pilastro portante della nostra Italia, di cui siamo davvero orgogliosi».
Il piano italiano per l’economia sociale
Le parole della viceministro del Lavoro e in particolare il riferimento al dialogo con la Commissione hanno fornito la base all’intervento di Lucia Albano, sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Mef con delega all’economia sociale. Il tema? Il piano italiano per l’economia sociale a fronte della raccomandazione dell’Unione Europea per l’economia sociale. Albano ha annunciato l’apertura di un gruppo di lavoro a cui parteciperanno istituzioni e soggetti sociali per la costruzione del piano italiano: due anni per portarlo a terra. «L’aspetto economico del Terzo settore», sottolinea Albano, «non è stato finora analizzato bene e sostenuto eppure in Europa ci sono 13,6 milioni di persone che lavorano nel Terzo settore».
Per Albano è questo «è uno dei motivi per i quali la Commissione Europea ha ritenuto di chiedere la presentazione di un piano per l’economia sociale». La raccomandazione chiede all’Italia e agli stati di sviluppare soluzioni quadro perché questa «ha un ruolo centrale nell’agenda politica europea».
Nel ribadire l’importanza che l’Italia abbia un ruolo in questo ambito, data «la nostra grande tradizione normativa e sociale a proposito di Terzo settore», Albano ha parlato della collaborazione tra il Mef e «i soggetti del Terzo settore, della cooperazione, dell’università».
«Un dialogo» necessario alla definizione del piano stesso. «In futuro un tavolo, a ora un gruppo di lavoro inclusivo, fattivo e pragmatico che un volta organizzato sarà in grado di affrontare i diversi temi». L’economia sociale va costruita assieme, spiega Albano, e si fa «leggendo la realtà e portando la nostra esperienza in Europa».