Il volontariato di competenza nell’esperienza Roche: una relazione triadica vincente

1. Le coordinate teoriche dello studio di caso*

A livello internazionale un numero crescente di aziende sta implementando il volontariato d’impresa nelle proprie strategie di responsabilità sociale, in Italia sicuramente la pratica del Volontariato di Competenza (VdC) è ancora agli albori, ma sempre più attenzione è rivolta a quelle imprese che hanno iniziato a sviluppare attività e programmi in questo ambito. Insieme alle donazioni, alla filantropia strategica e allo sviluppo “verso e insieme alla comunità”, il VdC è una delle attuali modalità con cui le aziende sostengono con un aiuto finanziario, materiale o di competenze umane (do Paço e Nave, 2013a; Rodell et al., 2016; Sekar e Dyaram, 2017) il contesto sociale rappresentato dalla comunità di cittadini e cittadine.

Il volontariato consiste nel donare liberamente il proprio tempo e/o le proprie competenze a un beneficiario o a un gruppo di beneficiari (Rodell, 2013). In particolare, con il VdC le aziende incoraggiano l’impegno dei dipendenti in attività di volontariato che vanno oltre le loro mansioni (do Paço e Nave, 2013). Queste attività si concentrano solitamente nella formulazione di risposte a bisogni particolari o a fragilità individuate, attraverso un’analisi del territorio e dei suoi diversi problemi sociali ed ambientali e una valutazione dei possibili beneficiari da coinvolgere (ad esempio, bambini, anziani e animali) (Brzustewicz, 2020).

Questi interventi sono una parte fondamentale della responsabilità sociale d’impresa che si propone di andare incontro alle aspettative dei diversi stakeholder (consumatori, lavoratori, comunità locale, istituzioni, ecc.) (Rodell et al., 2016). Tuttavia, la sua popolarità sta crescendo anche grazie alla consapevolezza delle aziende dei vantaggi legati ai diversi programmi da implementare (Haski-Leventhal et al., 2019). Questi benefici includono la legittimità e la reputazione aziendale, l’attrazione e il mantenimento di dipendenti qualificati (Grant, 2012), l’aumento della soddisfazione lavorativa dei dipendenti, attraverso il loro impegno e il loro coinvolgimento.

Tra i vari benefici delle attività realizzate dalle aziende, troviamo anche quelli legati ai comportamenti, atteggiamenti e cambiamenti delle esperienze e delle posture dei dipendenti; questi sono di particolare interesse poiché vanno in maniera più generalista ad impattare sulla cultura aziendale; infatti diversi studi (de Gilder et al., 2005; Pajo e Lee, 2011; Bostjancic et al., 2018; Haski-Leventhal et al., 2019) dimostrano come ci sia stato uno slittamento verso un’analisi di tipo micro-sociologico: da questo punto di vista, comprendere l’importanza del VdC, attraverso ad esempio una metodologia qualitativa, consente di mettere in rilievo l’esperienza professionale e umana dei dipendenti e considerarla come unità di analisi nello studio del fenomeno. [continua]

note: *Lo studio di caso è stato elaborato e realizzato da Chiara Carbone, con la supervisione della direzione scientifica della Fondazione Terzjus.

TUTTI I DIRITTI RISERVATI. È vietato qualsiasi utilizzo, totale o parziale, del presente documento per scopi commerciali, senza previa autorizzazione scritta di Terzjus.
Torna in alto

Ricevi aggiornamenti,
news e approfondimenti sulle attività di Terzjus