Parlamento in pressing per la moratoria sull’esclusione Iva

[di Ilaria Ioannone e Gabriele Sepio, pubblicato in «Il sole 24 Ore» del 08/10/2025]

Dalla commissione Finanze della Camera arriva il parere favorevole allo schema di decreto delegato in materia di terzo settore (AC 295). Un via libera che, come emerge dal parere (relatrice Laura Cavandoli della Lega), chiede al Governo di rivedere alcuni nodi centrali per la “sostenibilità fiscale” del mondo del non profit legati soprattutto al tema dell’Iva e dell’Irap.

L’attenzione del Parlamento si concentra, infatti, sulla necessità di evitare che l’entrata in vigore dal 2026 dei nuovi regimi fiscali previsti dal Codice del Terzo settore (Cts) possa determinare aggravi di imposta o disparità di trattamento per gli enti coinvolti. E proprio seguendo questa linea direttrice che la commissione invita il Governo a garantire una transizione graduale verso il nuovo assetto Iva per gli enti associativi dal 1° gennaio 2026, a rivedere le modalità di calcolo dell’Irap nonché a prevedere correttivi asimmetria del trattamento Iva tra cooperative sociali e imprese sociali.

Il primo aspetto su cui si concentra il parere della Commissione riguarda l’impatto del diritto unionale sulla disciplina Iva degli enti associativi. Dal 1° gennaio 2026, infatti, in attuazione delle modifiche introdotte dal Dl 146/2021, gli enti associativi vedranno attratte in campo Iva, seppur in esenzione, le prestazioni rese a fronte di corrispettivi specifici o quote supplementari nei confronti di propri associati, soci e partecipanti.

Una modifica che risponde alla procedura di infrazione 2008/2021 promossa nei confronti dell’Italia ma che rischia di appesantire la gestione amministrativa degli enti di minori dimensioni. Su questo fronte, la commissione Finanze sottolinea la necessità di continuare a garantire un regime di esclusione per le operazioni poste in essere dagli enti associativi, salvaguardando l’impianto solidaristico e la specificità delle attività di interesse generale svolte. Tutto questo, tuttavia, nella consapevolezza che occorrerà gradualmente assicurare un adeguamento all’orientamento unionale.

Una raccomandazione che si pone in linea con la strada già intrapresa dal Governo che, come ha anticipato dal viceministro Maurizio Leo in occasione dello Speciale Telefisco del 18 settembre scorso, ha avviato un dialogo con la Commissione Ue per la concessione di una moratoria di almeno 10 anni.

Altro punto su cui la Commissione invita il Governo ad adottare misure correttive è legato alla determinazione della base imponibile Irap. L’applicazione del Titolo X del Codice del Terzo settore potrebbe comportare il passaggio di alcune attività dal perimetro commerciale a quello non commerciale, con conseguente applicazione del metodo retributivo, basato sul costo del personale impiegato. Una scelta che, se non coordinata con la struttura organizzativa degli enti, potrebbe penalizzare proprio le realtà che operano nei settori, educativi, formativi, socio-sanitari e assistenziali, dove l’impiego di personale qualificato rappresenta la principale voce di costo.

Infine, in una prospettiva di sistema, il parere della Commissione segnala anche la necessità di sostituire i riferimenti contenuti negli articoli 3 e 10 del Dpr 633/1972 e oggi riferibili alle Onlus con il termine più ampio di «enti del Terzo settore escluse le imprese sociali costituite in forma di società».

Un intervento tecnico indispensabile per garantire un’applicazione uniforme e coerente con la logica unionale dell’imposta. Senza tener conto della necessità più volte auspicata su queste pagine nonché dalla stessa commissione Finanze, di uniformare il trattamento Iva tra cooperative sociali e imprese sociali che operano nel settore socio-sanitario estendendo a queste ultime l’aliquota agevolata del 5 per cento.

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