PoliTo per il Sociale, idee che cambiano il mondo

[di Daria Capitani, pubblicato su Vita.it del 18 settembre 2025]

Dalla bici cargo che in Uganda riduce lo spreco di frutta al progetto che mitiga lo stress nei luoghi di lavoro. Al Politecnico di Torino, è nato un centro di ateneo dedicato al sociale, uno spazio di ricerca per progettare nuovi modelli di sviluppo sociale equo, inclusivo e sostenibile. Nel comitato di indirizzo c’è anche Torino Social Impact.

Riutilizzare capitali privati dismessi per fornire alloggi di qualità a prezzi accessibili in co-housing sociale. Tenere traccia delle esigenze di mobilità dei cittadini europei in una mappa per rispondere in modo efficace ai bisogni di chi è più vulnerabile. La bici cargo che in Uganda genera occupazione e al tempo stesso riduce lo spreco di frutta nei mercati trasformandola in frullati e succhi. Non è il laboratorio di un inventore geniale, è la vetrina di PoliTo per il Sociale, il nuovo centro di Ateneo del Politecnico di Torino. Un pozzo di soluzioni innovative a problemi complessi.

Di fronte a temi urgenti come la povertà (abitativa, energetica e alimentare), l’esclusione e l’emarginazione sociale, le discriminazioni di genere, il divario culturale e tecnologico, la gestione di emergenze sanitarie e ambientali, servono creatività e lungimiranza, multidisciplinarietà e una conoscenza approfondita delle migliori sperimentazioni esistenti al mondo. Chi meglio di un ateneo universitario può tenerle tutte insieme? Il Politecnico di Torino ne è convinto da tempo, almeno una decina d’anni. Ora la consapevolezza ha assunto la forma strutturata di un centro di ateneo, uno spazio aperto a tutti i dipartimenti per esplorare e valorizzare forme di ricerca azione che siano orientate a co-progettare nuovi modelli di sviluppo sociale equo, inclusivo e sostenibile e a rimuovere le barriere al progetto di vita delle persone e alla loro alla piena partecipazione alla comunità.

Ricercatori e professionisti dall’attitudine responsabile

A coordinare questa grande piazza di esperienze a impatto sociale, c’è Cristian Campagnaro, professore ordinario di Design. È lui a ricostruirne la genesi: «Il Politecnico di Torino è la prima scuola d’ingegneria fondata in Italia: nato nel 1859 come Scuola di applicazione per gli ingegneri, nel 1906 è diventato Regio Politecnico di Torino. Da oltre 160 anni forma professionisti e professioniste nei settori dell’ingegneria, dell’architettura, del design e della pianificazione territoriale. Da sempre è tra le migliori università tecniche europee per la formazione e la ricerca e, da sempre, lavora per mantenere alta, nonché rinnovare la sua capacità di produrre impatto sulla società ed essere attore sociale strategico per lo sviluppo e la crescita del paese. PoliTo per il Sociale è nato per essere uno dei dispositivi di questo agire».

Il Politecnico di Torino, in quanto membro del Comitato per l’imprenditorialità sociale della Camera di commercio, è tra i soggetti promotori di Torino Social Impact dall’origine. Nell’ultimo anno, però, la governance dell’ateneo si è data l’obiettivo di «rendere evidenti e diffondere tra cittadini, organizzazioni sociali e attività d’impresa sociale la sua attitudine responsabile, le sue capacità e competenze nell’adozione di approcci collaborativi e di comunità». È nato così quello che Campagnaro definisce «un brand che prima non c’era. O meglio, PoliTo per il Sociale esisteva nella sostanza, grazie al lavoro sinergico di molti colleghi, studenti, ricercatori, tecnici e amministrativi che negli anni hanno costruito sperimentazioni e metodi efficaci di sviluppo in ambito sociale, che oggi hanno un contesto di maggiore valorizzazione».

Incontrarsi in una casa comune

Da Alimenta, una misura economica flessibile di contrasto alla povertà alimentare sperimentata da persone senza fissa dimora ospiti delle case di accoglienza comunali a Torino, a No-Stress Manifacturing, un sistema innovativo per la valutazione in tempo reale di dati neurofisiologici, fisici e psicologici dei lavoratori che permette di mitigare lo stress e il carico fisico e mentale nei luoghi di lavoro. Al momento, sono stati mappati più di 150 progetti tra ricerca competitiva nazionale e internazionale, cooperazione universitaria territoriale e analisi commerciale su temi come la salute, la medicina, l’accessibilità, l’inclusione e la partecipazione, l’innovazione e l’economia sociale.

«C’è un desiderio di far conoscere all’esterno sperimentazioni e iniziative che spesso non hanno piena visibilità e uno scopo interno di riconoscimento reciproco», spiega Campagnaro. «Nella costruzione di questa casa comune ci si è incontrati: una comunità, nel fare sistema, può aprirsi al territorio in modo coordinato e muoversi in modo univoco».

Il 15 luglio scorso si è insediato il comitato di indirizzo del centro di ateneo, che fornisce osservazioni strategiche, suggerimenti e risposte a specifiche sollecitazioni, contribuendo a orientare le attività future. Vi partecipa con Simona De Giorgio la Camera di commercio di Torino attraverso il Comitato per l’imprenditorialità sociale e Torino Social Impact. Gli altri componenti sono Istud Business School e Cottino Social Impact Campus (rappresentati da Marella Caramazza), World Food Organization (Marianna Nigra), Unchr – Agenzia Onu per i rifugiati (Massimo Gnone), Fondazione Terzjus (Luigi Bobba) e Legacoop Piemonte (Dimitri Buzio).

Il comitato di coordinamento, invece, è costituito da docenti, ricercatrici e ricercatori di tutti i dipartimenti del Politecnico che sovraintendono al censimento delle competenze e al loro raccordo con i bisogni del territorio. «A luglio abbiamo lanciato il primo bando volto a finanziare progetti esplorativi sul tema dell’impatto sociale, con il contributo della Fondazione Crt e dello stesso ateneo, in coerenza con il mandato rettorale e con il piano strategico di ateneo che danno rilevanza al public engagement e alla produzione di beni pubblici: per partecipare occorre coinvolgere almeno due dipartimenti diversi e un ente del territorio», aggiunge Campagnaro. Le candidature sono aperte fino al 31 ottobre.

Torino è un terreno fertile

PoliTo per il Sociale cambierà l’approccio di professionisti di domani? «Sicuramente aumenterà la capacità di intercettare domande di intervento, analizzare i problemi complessi e agire sui temi dell’impatto sociale. Lo dobbiamo a loro e lo dobbiamo al Paese», risponde il professore. «Gli studenti che oggi frequentano le nostre aule saranno professionisti preparati nelle discipline in cui si sono formati ma anche consapevoli di quanto sono in grado di incidere sul presente e orientare il futuro verso la sostenibilità. Avranno una maggiore sensibilità, nata anche dalla relazione tra compagni di corso, nel riconoscere nell’altro aspetti di fragilità e valorizzare le capacità e le competenze».

Torino non è sola in questo viaggio. «A livello nazionale almeno altri tre atenei si stanno interrogando sugli stessi temi e stanno adottando dispositivi coerenti ma non identici. A configurazioni variabili, le università di Milano, Bologna e Roma si sono attivate proprio come Torino per dialogare con realtà internazionali che già collaborano per aumentare la capacità d’azione».

Soprattutto, il fatto che Torino sia uno dei primi contesti italiani in cui si è strutturato un centro di ateneo non è un caso. «Per diverse ragioni da molti anni questa città è un luogo in cui le sperimentazioni succedono e in cui le relazioni sui temi dell’impatto sociale sono significative, molteplici e di reciproco arricchimento, tra accademia, impresa, pubblico e comunità . È un “terreno” coltivato e molto fertile, dove l’innovazione sociale cresce e può far crescere tutti coloro che vi partecipano».

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