Negli scenari geopolitici odierni, caratterizzati dalla recrudescenza di conflittualità tra popoli e dalle disfunzioni dei sistemi tecno-capitalistici, le pratiche di solidarietà internazionale assumono un significato cruciale, in quanto rappresentano opportunità di coesione sociale e di rinnovato scambio tra le persone, superando la dimensione dell’individualismo, per proiettarsi verso una più cangiante idea di comunità planetaria. In linea con quanto evidenziato da Colin Crouch nel saggio “Identità perdute. Globalizzazione e nazionalismo”, le azioni di sussidiarietà, con particolare riferimento al contesto internazionale, configurano un argine al dilagare – sia a livello soggettivo che collettivo – di difese nazionalistiche, secondo cui le politiche di protezione sociale sono attuabili esclusivamente all’interno dei rigidi confini dello Stato di appartenenza.
In tale prospettiva, il Forum permanente per il Sostegno a Distanza (ForumSAD)– network di secondo livello fondato nel 2004 e che, ad oggi, si compone di 156 organizzazioni impegnate in vario modo in iniziative di solidarietà internazionale – ha avviato un percorso di consultazione multistakeholders* su come rinnovare lo strumento del SAD, in relazione ai nuovi bisogni della società contemporanea.
Il percorso si è focalizzato sui seguenti tre maintopics: la necessità di un complessivo ripensamento di tutte le social policies, insistendo sul modello del welfare community; il coinvolgimento attivo dei cittadini a supporto di rinnovamento socioculturale della società italiana, sempre più caratterizzata da posizioni difensive, quali la paura dell’altro e il prevalere di ottiche individualistiche ed utilitaristiche; nuove prassi di cooperazione internazionale diretta tra cittadini, nell’ottica di quello che Arjun Appadurai definisce il “desiderio di costruzione del futuro”.
In primo luogo, dal percorso di consultazione è emersa l’importanza di insistere sul valore generativo del fare rete, a partire dal radicamento territoriale delle organizzazioni di ForumSAD aventi la capacità di promuovere – in accordo all’articolo 18 della Costituzione sul principio di sussidiarietà orizzontale – un coinvolgimento reale e pertinente dei cittadini, allo scopo di costruire un dialogo paziente, costante e capillare con le istituzioni.
Ispirandosi al modello del rizoma teorizzato da Gilles Delueze e Felix Gauttari, ossia alla capacità di guardare al rapporto Io-Altro, nei termini del divenire e della molteplicità, la rete assume una posizione sfidante nei confronti del dibattito pubblico internazionale su crescita e sostenibilità, su finanza ed etica.
In questa direzione, il SAD – anche nelle sue recenti declinazioni di sostegno a vicinanza – può essere considerato quale strumento globale/locale di giustizia sociale che rende prossime relazioni distanti, esibendo dunque qualità “profetiche” e, allo stesso tempo, “propedeutiche” ad una nuova lettura dei destini di comunità.
Qualità intrinseche alla dimensione sistemico-relazionale del SAD, da cui partire per una necessaria revisione delle social policies, sia nazionali che internazionali. Una revisione che deve assolutamente fondarsi su un nuovo e più pregnante approccio allo sviluppo che preservi il rispetto delle differenze e dell’alterità, innescando nei cittadini sostenitori visioni di un cambiamento ineludibile: tornare a sentirsi parte di una comunità.
A fronte di ciò, si delinea la pregnanza culturale dei valori salienti del SAD, con lo scopo di superare il paternalismo occidentale, e con la finalità di “decolonizzare” e decostruire” – per citare il pensiero di Frantz Fanon e Jacques Derrida – le politiche planetarie di crescita economica, facendo in modo di superare rigidi aspetti identitari(strutturati su un revanchismo nazionalistico che contagia sempre più Paesi nel mondo), in nome dei diritti alla vita (salute, cibo, educazione, tutela ambientale, rispetto delle differenze), su cui si incentrano le iniziative di sostegno a distanza.
Dunque, il SAD consente di focalizzarsi in modo nuovo sulla dimensione dell’economia e della giustizia sociale, per “riscrivere” i rapporti tra i Paesi, in linea con il SDG17 di Agenda 2030 sulla global partnership for development. E, grazie alla sua dimensione relazionale, il SAD manifesta un ruolo trasformativo, in quanto foriero di opportunità di rinnovamento, non solo della cooperazione internazionale, ma della politica estera, considerando la caratteristica disoft power del SAD, anche in riferimento all’esigenza di promuovere una nuova immagine dell’Italia.
Ancora, il sostegno a distanza individua luoghi di azione, in cui rilanciare la cooperazione territoriale, soprattutto nei contesti internazionali di crisi, di cui il SAD (tramite le OSC che lo declinano) può essere una efficace sentinella. In tal senso, urge riavviare gli scambi tra Enti Locali ed Organizzazioni della Società civile impegnate nel sostegno a distanza. Ciò anche allo scopo di elicitare una visione “decentrata” anche nelle social policies nostrane, promuovendo un modello alternativo di crescita economica, superando il concetto di sviluppo e aprendosi al costrutto della “reciprocità”. Inoltre, l’approccio temporale delle iniziative di sostegno a distanza può consentire di avere uno sguardo che vada oltre la contingenza delle singole evenienze emergenziali. Uno sguardo diacronico che, avendo al suo interno una visione del futuro possa accompagnare una crescita realmente equa e sostenibile delle società umane.
Nell’ambito del percorso di consultazione è stata altresì condotta una riflessione partecipata sulle nuove strategie che le organizzazioni del SAD dovrebbero introdurre. In prima istanza, la realizzazione percorsi formativi per i cittadini sostenitori, allo scopo di insistere su due elementi fondanti della solidarietà, ossia la responsabilità e la consapevolezza. Quindi, l’implementazione – all’interno dell’ambiente scolastico – dello spazio riservato alle metodologie del SAD, svolgendo attività esperienziali tangibili in materia di educazione alla mondialità, con la finalità di coinvolgere gli studenti, non solo nelle fasi della raccolta fondi e delle donazioni, bensì coinvolgendoli quali attori attivi delle progettualità solidali delle diverse OSC. Tutto questo, anche attraverso una narrazione più autentica, in quanto svincolata dalle logiche del marketing, della solidarietà internazionale, intesa come condivisione e “testimonianza incarnata” di un nuovo umanesimo che possa tornare a parlare la lingua dell’amore e della speranza.
*NOTA: Il percorso di consultazione – a cura di Simona Chiapparo, Vincenzo Curatola, Yasmin AboLoha, Donata Monti- è stato svolto nel periodo Gennaio-Marzo 2024 e ha coinvolto numeros idocenti, esperti, giornalisti, fondatori e responsabili di associazioni del settore. Ringraziamo: Pasquale De Muro, Mihaela Gavrila, Cristiano Colombi, Luca De Fraia, Stefano Zamagni, Edoardo Patriarca, Luigi Bobba, Leopoldo Rebellato, Antonietta Fantasia, Marco Griffini, Anselmo Castelli, Don Lanfranco Bellavista, Don Matteo Visioli, Franco Manti, Dania Tondini, Giulia Bossi, Maria Laura Conte,Giuliana Tadiello, Barbara Pandolfi, Gianluca Carmosino, Maria Chiara Pastorini, Fabio Bodini, Ambra Pastore, Daria Jacopozzi, Maria Bottiglieri, Elisabetta Borgia, Occorsio Susanna, Di Berardo Marina, Antonio Ragonesi, Gabriele Giuglietti, Ivana Borsotto, Cinzia Giudici, Guido Barbera, Francesca Ottolenghi, Ilaria De Cave, Ivano Abbruzzi, Don Andrea Cristiani, Sara De Carli.
Appadurai A. (2013), Il futuro come fatto culturale, Raffaello Cortina Editore, Milano
Crouch C. (2019), Identità perdute. Globalizzazione e Nazionalismo, Laterza, Roma-Bari
Deleuze J, Guattari F. (2017), Millepiani. Capitalismo e schizofrenia, Orthotes, Napoli
Derrida J., Ogni volta unica,la fine del mondo, Jaca Book, Rimini
Fanon F. (2011), Decolonizzare la follia, Ombre corte, Milano
Morin E. (2019), La fraternità perché? Resistere alla crudeltà del mondo, AVE, Roma