Riforma, fondi persi per strada Sono quasi 400 i milioni rimasti inutilizzati negli ultimi anni

Le parole di Luigi Bobba (Terzjus). Tra le cause mancata promozione e regole imprecise

[di Michele Damiani, pubblicato in «Italia Oggi» di Giovedì 18 Aprile 2024, p. 37]

Promuovere le opportunità della riforma del terzo settore, spesso non sfruttate appieno, utilizzando in maniera più efficiente 1 fondi stanziati, per far sì che le risorse arrivino realmente agli enti. La riforma mette ogni anno a disposizione 190 milioni di euro, ma negli ultimi anni oltre 400 milioni sono rimasti inutilizzati. Questo sia per ritardi ministeriali e imprecisioni governative, ma anche per la mancata conoscenza delle agevolazioni, soprattutto da parte delle organizzazioni del terzo settore. Sono le parole di Luigi Bobba, oggi presidente di Terzjus, che è stato sottosegretario al lavoro durante gli anni di approvazione della riforma del Terzo settore (legge delega 106/2016). Tramite la Fondazione Ets Terzjus, Bobba da anni cerca di promuovere la riforma e le sue peculiarità. «Siamo passati dalla regolazione alla promozione; la fase regolativa è quasi finita, a parte l’ok Ue sul regime fiscale e il decreto sui controlli. La speranza è che la nuova normativa non sia vista solo come un insieme di adempimenti, ma che diventi anche un’opportunità, con una serie di aspetti che sono ancora in gran parte da esplorare».

Tipo? «Il 5x millle», la risposta di Bobba. «Nel registro oggi è una possibilità aperta a tutti gli Enti, basta essere iscritti al Runts e flaggare l’apposita casella. Eppure? vediamo che solo il 30% dei soggetti hanno esercitato questa opzione. Qualcuno potrebbe dire che c’è già abbastanza affollamento, ma se guardiamo i dati del ministero scopriamo che il 44% dei contribuenti non seleziona nessuno in dichiarazione dei redditi». Recentemente si è parlato anche di una riforma dell’istituto, che però per Bobba non è la soluzione: «già abbiamo avuto una revisione e non mi pare che ci siano state grandi novità. Più che altro, nessun governo ha mai fatto una campagna promozionale sul 5xmille, forse più che riformarlo bisognerebbe partire da questo. Il vulnus principale è che moltissimi contribuenti non esercitano questa possibilità».

Discorso simile si può fare per le erogazioni liberali: «con la riforma abbiamo incrementato la percentuale detrattiva e deduttiva, ma se andiamo a vedere i dati del nostro report Terzjus scopriamo che solo il 3-4% dei soggetti che hanno fatto una donazione si avvale della possibilità della detrazione o deduzione. In un contesto in cui i donatori sono in crescita».

Oltre alla promozione, una delle necessità principali per il comparto è quella di «mirare bene le risorse che vengono messe a disposizione». Per spiegare cosa intenda, Bobba prende come riferimento uno dei vari decreti Ristori: «venivano stanziati 100 milioni di euro a favore degli enti del terzo settore, ma ne furono utilizzati meno di venti. Questo perché non si era fatta una verifica preventiva: quasi il 60% degli Ets aveva la propria sede presso un’istituzione pubblica, un altro ente del terzo settore oppure la casa privata del presidente. Così, non essendo titolari di bollette, ovviamente non potevano fare la domanda». Un avanzo di 80 milioni, che potrebbero essere dirottati sui progetti di interesse generale (articolo 72 del Cts), un fondo per il quale «generalmente il piatto piange, visto che ci sono molte più domande di quelle che potrebbero essere finanziate».

Un altro esempio si trova nella Tari: «c’è una norma che permette ai comuni di dimezzare la Tari per gli Ets, ma sempre dal nostro report risulta che meno del 10% degli Enti dice che questo è avvenuto, il che ci fa dire che è una norma non vincolante, ma una possibilità in capo all’amministrazione. Io stesso sono andato al mio comune per chiedere l’applicazione della norma e solo successivamente la Tari è stata effettivamente ridotta». Ma esistono tante misure di questo tipo: «possiamo citare il social bonus, oppure i titoli di solidarietà, tutta una serie di misure e di opportunità che non vengono colte fino in fondo». Un «tappo» che costa caro al comparto: «la riforma ha messo a disposizione 190 milioni di euro all’anno, ma secondo i nostri conti circa 400 milioni non sono rimasti utilizzati in questi ultimi anni. Come se fosse una tassa occulta; non è aumentata la tassazione, ma sono state sottratte risorse al sistema già stanziate».

Se la fase regolativa è praticamente finita, comunque, come affermato dallo stesso Bobba mancano ancora un paio di passaggi per chiudere la stagione aperta nel 2016. Uno di questi è il benestare europeo al regime fiscale definito dalla riforma, che dovrebbe arrivare entro l’estate dopo una lunga attesa. «Un’attesa giustificata da tre motivi», spiega Bobba.

«Il primo è che i vari governi che si sono succeduti non è che abbiano brillato per iniziativa nel voler concludere la questione. Il secondo aspetto è che le misure del no profit e del terzo settore non sono mai state notificate in passato, anche per varie problematiche con le molte procedure di infrazione aperte nei confronti dell’Italia. Il terzo motivo è la varietà del Terzo settore italiano, fatto di molteplici realtà, che necessitano di una regolamentazione ampia e complessa».

Ma tutto andrà per il meglio o c’è anche la possibilità di ricevere un parere negativo da parte dell’Ue? «Dai contatti informali che abbiamo avuto, da quello che ho percepito, non mi pare ci sia un atteggiamento negativo da parte della commissione. Non immagino un esito distruttivo».

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