Adolescenti tra legami sociali e partecipazione alla comunità. Una ricerca su quasi 3000 giovani che frequentano i corsi di IEFP nei CFP di Enaip Veneto

La ricerca realizzata da Enaip Veneto si colloca all’interno di un filone di studi in crescita dedicati alla crescita degli adolescenti in Italia e all’estero, coinvolgendo educatori, sociologi, psicologi, animatori e policy makers. Essa adotta l’approccio del Positive Youth Development (PYD), un modello che analizza la condizione degli adolescenti nella società contemporanea e mira a sostenerli nelle difficili transizioni verso i ruoli della vita adulta. Il PYD è un modello di ricerca-azione che considera le transizioni biografiche degli adolescenti, partendo dall’assunto che essi possiedano risorse per realizzarsi e diventare agenti di cambiamento nella comunità.

L’indagine guarda in modo integrato alla situazione dei ragazzi, tenendo conto di vincoli e opportunità che influenzano la loro crescita. In particolare, il progetto di Enaip Veneto si concentra sui legami e le relazioni nella vita quotidiana degli adolescenti, all’interno della comunità in cui vivono, considerando famiglia, amici, scuola, parrocchia, sport, associazioni, gruppi informali e la socialità online.

Si esplorano tre dimensioni fondamentali del modello PYD: Competence (competenze hard e soft), Connection (relazioni quotidiane) e Contribution (risorse per attivarsi nella comunità), con l’obiettivo di offrire una chiave interpretativa dei dati raccolti e orientare futuri interventi rivolti ai giovani.

Questa introduzione inquadra il contesto e le finalità della ricerca-azione, evidenziando la partecipazione attiva dei ragazzi e l’importanza di supportarli nella crescita sociale e personale.

Una premessa necessaria: come inquadrare la ricerca

L’indagine realizzata da Enaip Veneto sembra rientrare a pieno titolo in un filone di studi che guadagna crescenti consensi tra chi si occupa a vario titolo della crescita degli adolescenti in Italia e all’estero (educatori, sociologi, psicologi, animatori, policy makers, ecc.).

Si tratta dell’approccio denominato Positive Youth Development (PYD – Silbereisen, Lerner, 2007) un modello utile sia all’analisi della condizione dei ragazzi nella società contemporanea, sia a fini di intervento, ossia per accompagnare le nuove generazioni nelle difficili transizioni che si trovano ad affrontare mentre studiano, socializzano e si proiettano verso i ruoli della vita adulta.

Il PYD può a ragione essere definito un modello di ricerca-azione nella misura in cui lavora sulle possibili transizioni biografiche vissute dagli adolescenti, assumendo che questi (a certe condizioni) abbiano le risorse per realizzarsi nella realtà che li circonda, diventando agenti di cambiamento nella comunità.

Per assecondare i percorsi di vita dei ragazzi il PYD guarda a tutto tondo alla loro situazione raccordando i diversi fattori (vincoli e opportunità) che incidono sulla crescita degli adolescenti. La ricerca di ENAIP si muove proprio in questa direzione.

Lo shift dai processi di apprendimento ai legami comunitari

Consapevoli di quel che avviene nelle aule nei laboratori dove vengono realizzati i corsi della IEFP, gli educatori e i formatori di ENAIP Veneto hanno invitato i giovanissimi ad esprimersi sui legami (esistenti e potenziali) che si intrecciano nella loro vita quotidiana, all’interno della comunità in cui vivono (famiglia, amici, parrocchia, luoghi dove si coltiva lo sport, altre associazioni, gruppi informali di interesse), senza dimenticare la socialità online.

L’indagine esplora almeno tre delle sei «C» su cui si fonda il modello PYD, rimandando ad un prossimo progetto l’intervento su altre due dimensioni (in rosso nello schema):

Competence: acquisizione di hard e soft skills, lavoro tipico della IEFP: aula, laboratori e tirocini aziendali
Connection: Relazioni nella quotidianità
Contribution: risorse potenziali per attivarsi nella comunità
Character: sviluppo armonico della personalità
Caring: pratiche prosociali nel territorio
Confidence: fiducia in sé

Una survey che offre una solida base informativa

Complessivamente sono stati intervistati 2.852 allievi dei corsi IEFP, circa tre quarti (74,2%) del totale degli iscritti nell’anno scolastico 2024/2025.

I questionari sono stati somministrati in aula con il supporto di docenti e tutor tra la fine di marzo e il 10 giugno 2025.

Dati indicano buona copertura territoriale dell’indagine con scarti percentuali contenuti tra iscritti e intervistati nelle diverse scuole.

La stratificazione territoriale del campione rispecchia l’offerta formativa attivata nei diversi territori.

Questo dato preliminare non va letto solo come adeguatezza del disegno campionario, ma anche in rapporto alla voglia dei ragazzi di esprimersi sui temi affrontati, un interesse fondamentale per la prosecuzione del progetto.

Profilo sociale (assai eterogeneo) dei ragazzi che hanno partecipato all’indagine

Distribuzione di genere, età, classe frequentata, e percorsi professionali intrapresi con dati percentuali.

Connection: legami e relazioni nei contesti di vita

La rete amicale e gli spazi informali di socialità in presenza quali il parco, la piazza o il campetto nel quartiere sembrano centrali nell’esperienza degli adolescenti, pochissimi di loro li disertano, ripiegando nel privato (6,8%).

Non contano solo i coetanei come figure a cui ci si sente legati nella sfera socioaffettiva, ma anche amici di diversa età, oltre ai familiari.

Si condivide l’intimità e si racconta di sé con gli amici, ma anche a scuola e in famiglia.

Le chat online, al contrario di quanto si sente spesso dire, sembrano molto meno pregnanti sul piano dello scambio emotivo: poco meno di tre quarti dei ragazzi intervistati nella ricerca afferma di condividere «mai o raramente» i propri pensieri in Rete (73%).
(Segue elenco dei luoghi frequentati, soggetti a cui ci si sente legati, contesti in cui si condividono pensieri, percezione di fiducia, rispetto, libertà di espressione, e bisogni verso gli adulti).

Contribution: ambiti in cui ci si sente più attivi

Più di otto ragazzi su dieci si sentono coinvolti e attivi in famiglia o nelle cerchie amicali.

La scuola e lo sport sono invece meno favorevoli come terreno di coinvolgimento (circa 4 su 10).

Ancora meno presa esercitano chat, comunità religiosa e associazioni o gruppi informali.

Vi è una certa difficoltà per i giovani a proiettarsi oltre i legami familiari e amicali per dare un contributo più ampio nella comunità attraverso reti associative, sportive, religiose, ecc.

Lavorare con gli studenti della IEFP sull’animazione di comunità e la partecipazione civica coglie un bisogno reale nel percorso di crescita degli adolescenti.

Contribution: «Libertà è partecipazione», con necessità di tempo e occasioni per attivismo

Circa quattro ragazzi su dieci mostrano atteggiamenti proattivi partecipando alle decisioni nei contesti favorevoli, ma altrettanti manifestano conformismo o distacco.

L’esperienza e l’età aumentano la propensione all’attivismo.

Coltivare l’attivismo richiede tempo e spazi condivisi per ascolto attivo, fiducia, espressione e collaborazione anche con opinioni diverse.

Si può cominciare dalla scuola, quella che i giovani vorrebbero frequentare:

Maggiori spazi per la creatività (70,6%), pratica sportiva (66,3%), gare e competizioni (52,6%).

Più dialogo con prof/tutor (44,6%) e attività psicologico/relazionali (39,2%).

Richiesta implicita di spazi informali di confronto e apprendimento per sviluppare soft skills quali empatia, spirito d’iniziativa, intraprendenza, lavoro di squadra.

Per concludere

La famiglia mostra una tenuta che può essere interpretata ambivalente tra vicinanza e possibile dipendenza dei giovani.

I social network sembrano avere un ruolo meno invasivo di quanto si immagina.

I giovani esprimono fragilità ed evidenti potenzialità nell’attivarsi nella comunità.

Chiedono ascolto, spazi e occasioni per attività creative e valorizzazione dei talenti, in primis a scuola, oltre la didattica convenzionale.

Molto lavoro è necessario per rispondere concretamente a questi bisogni.

Progettare una ricerca-azione che li aiuti a diventare più attivi nella comunità può essere una strada promettente per favorire la transizione verso la vita adulta.

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