[di Luciano Gallo, pubblicato nell’inserto Economia Civile di «Avvenire» di mercoledì 23 aprile, pag. 7]
Il 9 aprile scorso nell’ambito di un interessante seminario svoltosi nell’Università Cattolica di Milano è stato presentato il Quaderno n. 5 della Fondazione Terzjus (Osservatorio di Diritto del terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale), pubblicato da Editoriale Scientifica e dal titolo “L’Amministrazione condivisa come laboratorio di innovazione. Appunti e indicazioni per il futuro prossimo delle politi che pubbliche”, a cura di Barbara Boschetti.
Il volume affronta e sviluppa il tema dell’Amministrazione condivisa in modo originale, in primo luogo come ricer-azione multidisciplinare e multiprofessionale. Accanto, infatti, alla dimensione “giuridica” delle forme di collaborazione fra enti di Terzo settore (ETS) ed enti pubblici, sono sviluppate anche ed in modo compiuto le dimensioni di “processo” e di “impatto”, che le richiamate collaborazioni attivano.
Il procedimento amministrativo, pertanto, “al servizio” del processo di Amministrazione condivisa, che per essere davvero efficace deve diventare processo, “culturale”, “politico” ed “organizzativo”, stabili all’interno sia degli enti pubblici, che degli ETS e, infine, della relativa interazione.
In secondo luogo, proprio al fine di dimostrare l’efficacia di tale “approccio” (integrato), il Quaderno ha esaminato in profondità alcune esperienze di Amministrazione condivisa, con il richiamato metodo della ricer-azione, cercando di verificare se si sia generato quel rapporto virtuoso fra procedimenti amministrativi e processi generativi (di reciproca collaborazione e fiducia).
Il Quaderno, a tale proposito, ha messo “le lenti” non solo del giurista, ma anche del sociologo, dell’economista e dell’esperto delle organizzazioni, nonché delle politiche pubbliche.
Ulteriore elemento che connota il lavoro della Fondazione è quello di aver ampliato l’analisi delle sperimentazioni di Amministrazione condivisa e, dunque, in coerenza con il lungo elenco delle attività di interesse generale, contenuto nell’articolo 5 del codice del Terzo settore, a dimostrazione della piena “trasversalità” della collaborazione fra enti pubblici ed ETS. Non solo, per fare qualche esempio, co-programmazioni e co-progettazioni nel settore tradizionale del welfare, ma anche a quello sanitario e socio-sanitario, della valorizzazione e rigenerazione dei beni, nonché per la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.
Il Quaderno si conclude con alcuni strumenti di “orientamento pratico”, una sorta di “bussola” per utilizzare in modo consapevole e sicuro gli strumenti messi a disposizione dalla Riforma del Terzo settore; infine, formula alcune possibili conclusioni per il futuro prossimo dell’Amministrazione condivisa, alla luce degli esiti della ricer-azione sulle esperienze seguite.
Il consolidamento dell’Amministrazione condivisa, in primo luogo, passa dal rafforzamento della “intenzionalità politica” all’interno degli enti pubblici. Le “leve” sono tante, dall’esplicitazione del Terzo settore nelle deleghe degli amministratori, all’approvazione dei regolamenti dedicati al rapporto con gli ETS fino alla stabile “integrazione” dell’Amministrazione condivisa all’interno delle politiche generali e settoriali degli enti pubblici.
In secondo luogo, l’Amministrazione condivisa deve poter sprigionare uno dei suoi tratti maggiormente distintivi, che è quello della fiducia reciproca; i procedimenti possono diventare “processi” generativi se gli ETS sono messi effettivamente nelle condizioni di esprimere al meglio i rispettivi contributi. Da qui l’importanza dell’accompagnamento dei Tavoli da parte di soggetti “terzi” ed imparziali.
Infine, come confermato dalla ricer-azione svolta, l’Amministrazione condivisa deve attivare, a sua volta, un ecosistema generativo, nel quale enti pubblici ed ETS sono gli “attori principali”, che svolgono una funzione di rinnovata leadership territoriale, che si sviluppa per esempio con il coinvolgimento di soggetti ulteriori, capaci di “sostenere” o “amplificare” l’efficacia della collaborazione (ad esempio, fondazioni, anche di origine bancaria, altre istituzioni pubbliche, soggetti for profit, soggetti del mondo sportivo e culturale, istituzioni di ricerca e della formazione e così continuando).
L’Amministrazione condivisa, in questo modo, potente ed efficace laboratorio permanente di innovazione sociale.