a cura della Redazione
Sono oltre 31 mila istituzioni non profit attive, pari all’8% del totale nazionale. Associazioni, imprese sociali, fondazioni, enti filantropici tessono la trama sociale per sostenere welfare, cultura e coesione territoriale. Sono realtà diffuse che animano la vita delle comunità, ma si confrontano anche con le sfide significative legate alla sostenibilità economica, alla capacità di generare occupazione e al ricambio generazionale. È quanto emerge dal Report preliminare della Fondazione Terzjus (agosto 2025), realizzato con il sostegno della Fondazione CRT e la collaborazione dell’Unione delle Camere di Commercio del Piemonte e della Valle d’Aosta, che offre un quadro aggiornato dell’economia sociale in Piemonte e Valle d’Aosta.
Le fonti informative
Lo studio si basa su un ampio insieme di archivi statistici e amministrativi.A cominciare da Asia Non Profit, un registro speciale dell’Archivio Statistico delle Imprese Attive, dove l’Istat raccoglie informazioni sulle Istituzioni Non Profit (INP).
I dati più recenti, relativi al 2022, indicano, come si vede nella figura, 360.061 INP in Italia, di cui 31.123 localizzate in Piemonte e Valle d’Aosta.
Un’ulteriore fonte è costituita dal RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore), che raccoglie gli Enti del Terzo Settore (ETS). Alla fine del 2024 risultavano iscritti 131.438 ETS in Italia, di cui 10.186 nelle due regioni considerate. Pur presentando ancora alcune lacune, questo strumento consente di fotografare efficacemente la complessità e la varietà del multiforme mondo della solidarietà organizzata.
Altri dati provengono dal Registro delle Attività Sportive Dilettantistiche (RASD), che a fine del 2024 contava 118.788 enti iscritti, di cui 8.868 operanti nel territorio piemontese e valdostano.

Infine, il Registro delle Imprese (RI) e il Repertorio Economico Amministrativo (REA) completano la mappatura preliminare dell’economia sociale, con 6.467 organizzazioni attive all’inizio del 2025: cooperative (sociali e non), associazioni, fondazioni, enti morali e di beneficenza, società di mutuo soccorso, di cui 2.967 “only REA”, ovvero enti con finalità prevalentemente non commerciali.
Secondo Luigi Bobba, Presidente della Fondazione Terzjus, «il Report rappresenta una fotografia accurata e ben definita dell’economia sociale in Piemonte e Valle d’Aosta. È un cantiere aperto che richiede politiche mirate e una collaborazione sempre più proficua tra Fondazione CRT e sistema camerale, con l’obiettivo di rafforzare e valorizzare un settore strategico per le comunità locali».
La diffusione dell’economia sociale
Il Piemonte si colloca al quarto posto in Italia per numerosità di INP, raggiungendo quota 29.772, come documentato nella tabella 1.1, mentre, comprensibilmente la Valle D’Aosta, con 1.351 INP, essendo la regione con meno popolazione residente in Italia, è il fanalino di coda. Nel complesso, considerando, però, che in Italia si registrano, nel 2022, 393.627 enti dell’economia sociale (sommando INP e le “alte cooperative”), di cui 32.605 nel territorio piemontese e valdostano, l’8,3% del totale nazionale, è un risultato ragguardevole.

Inoltre, è da sottolineare che nel territorio piemontese e valdostano l’economia sociale e il terzo settore sono assai diffusi e sono situate, vedi figura, nel gruppo di regioni dove è più alto il numero e la densità delle organizzazioni in rapporto alla popolazione. In particolare, la Valle d’Aosta raggiunge l’indicatore massimo, 119 enti di economia sociale e 109,7 INP ogni diecimila abitanti. Il Piemonte presenta valori medio-alti: tasso pari a 73,2 enti dell’economia sociale e 70 INP ogni diecimila abitanti.

Una rete capillare
La ricerca mette in luce una forte polarizzazione interna. Più di tre quarti del tessuto è costituito da associazioni. Si tratta di piccole organizzazioni, di fatto, quasi il 90% senza lavoratori dipendenti. Al contrario le imprese sociali pur rappresentando una minoranza numerica, forniscono un impatto occupazionale decisivo con l’86% dei dipendenti e una media di 64 addetti per ente. Le fondazioni hanno un profilo analogo: circa la metà impiega personale, con una media di 16 addetti, operando prevalentemente di sostegno progettuale nei campi della cultura e del welfare.
Torino guida, la Valle d’Aosta sorprende
Sotto il profilo territoriale, Torino concentra la maggioranza degli enti e degli occupati e si conferma il cuore pulsante dell’economia sociale regionale. Seguono Cuneo e l’area Monte Rosa Laghi Alto Piemonte. La Valle d’Aosta, pur marginale in valori assoluti, presenta i tassi più elevati di enti e addetti in rapporto alla popolazione. Un segno di come il Terzo settore possa avere un impatto proporzionalmente significativo in territori delimitati e più circoscritti.
Aree di attività e forma giuridica
L’analisi delle attività prevalenti conferma il primato di sport, cultura e ricreazione, che coinvolge quasi due terzi delle istituzioni non profit, e sono svolte in sette casi su dieci da associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato e associazioni sportive. Anche le attività socio-sanitarie sono piuttosto diffuse, impegnando circa il 13% delle istituzioni non profit, con una forte concentrazione di cooperative sociali (la metà degli enti che operano in questo ambito di intervento) e, in seconda battuta, di fondazioni (più di un quarto). L’istruzione e la ricerca ha un peso specifico, per quanto decisamente minore, coinvolgendo il 3,6% dei soggetti non profit censiti dall’Istat, con una quota significativa di fondazioni (quasi un quarto in questo settore di attività). Valle d’Aosta e Piemonte tendono ad allinearsi alle tendenze registrate nelle altre regioni italiane.
Capitale umano: dipendenti e volontari
Il settore combina due componenti: da un lato lavoro retribuito, concentrato nelle cooperative e in alcune fondazioni; dall’altro il volontariato, che resta il pilastro delle attività associative e il motore del non profit. Otto volontari su dieci operano in sport, cultura, sanità, attività ricreative e aiuto sociale. Vedi figura.

Fattore di innovazione
Un elemento di innovazione si evince dal fatto che, tra il 2022 e il 2024, si sono iscritti al RUNTS quasi 39mila ETS di nuova costituzione o che non erano registrati nei precedenti albi regionali delle Aps e del volontariato. In media quasi più di mille ETS al mese nell’arco di un triennio. Tra emersioni di soggetti già esistenti e nascita di nuovi enti la società civile ha mostrato nel nostro paese un forte dinamismo in un periodo segnato dalla pandemia e dalle “policrisi”. Questa vitalità, a certe condizioni, può essere un fattore di spinta per l’economia sociale, tanto a livello nazionale, quanto in regioni quali il Piemonte e la Valle d’Aosta. Inoltre, dimostra la capacità attrattiva della nuova legislazione e che c’è ancora un margine di crescita per gli Ets negli anni a venire, soprattutto nell’area degli enti sportivi dilettantistici (ASD e SSD).
Finanza e sostenibilità
Il 5 per mille resta una fonte rilevante e uno strumento di sostegno dell’economia sociale: nel 2024 gli enti beneficiari di Piemonte e Valle d’Aosta hanno ricevuto circa 31 milioni di euro (6,9% del totale nazionale). Torino registra il numero più alto di scelte da parte dei contribuenti, ma la media pro-capite per ente rimane sotto quella nazionale.
Prospettive
Il report sottolinea la necessità di un salto di qualità in termini di coordinamento, governance e politiche di sostegno. Da qui la proposta di costituire Osservatori e Comitati territoriali per l’economia sociale, su iniziativa delle Camere di commercio, per rafforzare la capacità di lettura dei fenomeni e programmare strategie mirate.
Il settore appare dunque ampio ma disomogeneo: da un lato un arcipelago di micro-associazioni fragili; dall’altro cooperative e fondazioni capaci di generare occupazione e innovazione sociale. La sfida, per i prossimi anni, sarà garantire sostenibilità economica, ricambio generazionale e capacità di adattamento alle transizioni verde e digitale per rendere le comunità più partecipate ed inclusive.
«Dal Report – conclude il presidente Luigi Bobba – emerge un forte dinamismo dei soggetti dell’economia sociale con dati in crescita delle Istituzioni non profit (INP) e degli Enti del Terzo settore nello scorso decennio, sia in Italia che in Piemonte e Valle d’Aosta. Così come notiamo il rapido popolamento del RUNTS. Bisogna, inoltre, riflettere sulle cooperative di produzione e lavoro che perdono 156 mila unità, circa un terzo, sia in Italia (-26,7%) che in Piemonte (-27,7%) e Valle d’Aosta (-10,2%). Mentre regge bene il volontariato che conta 4,6 milioni di italiani, 410mila in Piemonte e 17mila in Valle d’Aosta. Si tratta di “un capitale sociale” che deve essere riconosciuto e valorizzato sia dal punto di vista dell’impatto economico, sia per il fondamentale apporto alla coesione sociale e al sostegno dei soggetti più fragili».
I prossimi passi dopo questa prima mappatura saranno rappresentati da uno studio «per interpretare meglio – come anticipa il sociologo Cristiano Caltabiano – i dati territoriali già raccolti nel report in collaborazione con il sistema camerale e i COTES, aggiornandoli con gli archivi di Asia non profit e RUNTS, e integrandoli con altri indicatori, quali il BES. Inoltre, sarà avviata una ricerca qualitativa sulle buone pratiche dell’economia sociale nelle aree camerali coinvolte nel progetto: 20 case histories e 4 casi di studio, contribuiranno a valorizzare le esperienze efficaci e modelli replicabili nel territorio piemontese e valdostano».