[di Ilaria Ioannone, pubblicato in «Il Sole 24 Ore» di Venerdì 14 giugno 2024]
Il valore economico dei volontari al centro dei nuovi sistemi di rendicontazione degli enti del Terzo settore. Questo il tema delle riflessioni sviluppate durante la Tavola rotonda “Il valore del volontariato”, organizzata dalla Croce Rossa Italiana in collaborazione con il CNEL. L’incontro del 3 giugno scorso ha coinvolto istituzioni, università ed esperti con l’obiettivo di elaborare orientamenti condivisi per attribuire un valore monetario al tempo e alle competenze che i volontari offrono in realtà non profit come gli enti del Terzo settore (ETS). Una questione già attenzionata da organizzazioni come l’International Labour Office (cfr. Manuale sulla misurazione del lavoro volontario del 2011) e che ha assunto particolare rilievo in Italia con la Riforma del Terzo settore. Il d.lgs. n. 117/2017 (CTS), infatti, permette agli ETS di valorizzare i “costi figurativi” connessi all’impiego di volontari, sebbene questi ultimi non ricevano alcuna retribuzione in ragione della gratuità delle loro prestazioni (art. 17 CTS).
Si tratta di un’operazione che, oltre a rendere visibile il peso economico del volontariato, può addirittura incidere in positivo sul mantenimento della qualifica di ETS. Quantificare le ore di impiego dei volontari, infatti, facilita le realtà del Terzo settore nel mantenere il rapporto di “secondarietà” delle attività diverse rispetto a quelle di interesse generale (art. 6 CTS). In particolare, stando al D.M. 107/2021 gli ETS possono svolgere attività diverse, purché entro il limite del 30% delle entrate complessive o, in alternativa, del 66% del totale dei costi sostenuti, pena la cancellazione dal Registro Unico (RUNTS). Ed è proprio in questo contesto che l’art. 3 del D.M. prevede che i “costi figurativi” associati all’impiego di volontari concorrano a determinare il totale delle spese sostenute dall’ETS, aumentando così il plafond su cui calcolare il rapporto tra entrate da attività diverse e spese complessive.
Ma quali sono gli step da seguire per stimare l’attività dei propri volontari?
Ai fini di una corretta valorizzazione occorrerà applicare alle ore di attività prestate dai volontari la retribuzione oraria lorda prevista dai CCNL più rappresentativi per le corrispondenti qualifiche di “lavoratori”. In altri termini, gli ETS dovrebbero identificare le mansioni svolte dai volontari per poi suddividerli in categorie omogenee, da “agganciare” ad uno specifico livello retributivo del CCNL applicabile. Da qui, la retribuzione oraria lorda individuata per ciascuna tipologia di volontario dovrebbe essere moltiplicata per le ore di attività risultanti dal Registro volontari. Dalla somma di tali valori si ottiene il costo figurativo dei volontari che – come anticipato – sarà considerato al pari di una spesa in capo all’ETS. Un simile approccio, denominato “costo di sostituzione”, attribuisce alle ore di attività volontaria la retribuzione che si sarebbe dovuta corrispondere ad un lavoratore per la medesima attività. Tale procedura si rivela particolarmente utile per realtà come le organizzazioni di volontariato (ODV) che, per lo svolgimento delle proprie attività, possono ricevere il solo rimborso dei costi documentati (art. 33 CTS). Con la conseguenza che ogni attività svolta dietro corrispettivo si considera “attività diversa” e il quantum delle spese sostenute può essere determinante per mantenere la qualifica di ETS. Senza contare che le ODV devono altresì dimostrare di avvalersi in via prevalente dell’apporto volontario dei propri associati, e non di lavoratori retribuiti. E proprio in quest’ottica il Ministero del Lavoro si è occupato di distinguere le metodologie di calcolo che le ODV dovranno utilizzare a seconda del tipo di adempimento (Nota n. 18244/2021). Infatti, mentre per calcolare il rapporto tra lavoratori e volontari potrà essere utilizzato il c.d. “criterio capitario” – basato sul numero di volontari iscritti – per determinare i costi complessivi dell’ente occorrerà moltiplicare le ore di attività prestate per la retribuzione prevista dalle corrispondenti qualifiche dei CCNL, riconducendo così l’apporto dei volontari ad una “dimensione economica misurabile”.