La centralità delle realtà dell’economia sociale nella preparazione del nuovo piano nazionale

[di Luigi Bobba, pubblicato in «Avvenire» di venerdì 7 novembre, pag. 7]

Secondo un’indagine pubblicata da Eurobarometro lo scorso 28 ottobre, frutto di una rilevazione effettuata tra oltre 26mila cittadini europei, il 75% degli intervistati riconosce l’importanza dell’economia sociale, mentre l’88% ritiene che il proprio Paese dovrebbe elaborare strategie ad hoc su questo tema. In Italia, l’88% degli intervistati crede che tale modello dovrebbe essere promosso anche a scuola, attraverso apposite iniziative di sensibilizzazione. Questi dati sembrano valorizzare la recente scelta del Ministero dell’Economia e Finanze (MEF) – per il tramite del Sottosegretario Lucia Albano alla quale è stata attribuita la delega all’Economia sociale – di avere puntato con decisione sulla predisposizione di un Piano Nazionale per l’Economia Sociale. Ciò rappresenta la risposta italiana alla Raccomandazione del Consiglio UE del 27 novembre 2023, con cui gli Stati membri sono stati invitati a elaborare strategie per sviluppare le condizioni quadro dell’economia sociale.

L’Italia recepisce i punti focali della Raccomandazione, ma li adegua rispetto alla propria storica tradizione del non profit, con l’intento di riconoscere e promuovere nel tessuto socioeconomico del Paese il contributo di cooperative, società di mutuo soccorso, enti del Terzo settore, enti religiosi e sportivi dilettantistici. L’iniziativa rappresenta un passaggio inedito nel panorama delle politiche pubbliche: per la prima volta si elabora una strategia nazionale dedicata a un comparto spesso non adeguatamente rappresentato dagli indicatori macroeconomici tradizionali, i quali misurano la sola produzione di beni e servizi a valore di scambio, senza considerare valori invisibili quali l’attività gratuita o l’apporto dei volontari che, nel contesto del Terzo settore, assumono invece un’oggettiva rilevanza economica. 

In questo contesto, il Piano d’Azione individua le direttrici su cui costruire una vera e propria politica economica di comparto. Come osserva Gabriele Sepio, Segretario Generale della Fondazione Terzjus, “il piano punta per la prima volta a creare un perimetro culturale e giuridico entro il quale gli enti dell’economia sociale potranno finalmente utilizzare strumenti adatti a realtà che ispirano la propria azione a favore del bene comune. Parliamo di un contesto in cui il valore economico molto spesso si basa sulla gratuità o sulla capacità di costruire modelli imprenditoriali fondati sul primato della persona e sul mutualismo. Finanza, fisco, public procurement e revisione delle regole sugli aiuti di stato sono solo alcune delle priorità per costruire un quadro di regole e incentivi volto a promuovere, come indicato dal Consiglio UE, i soggetti dell’economia sociale in un welfare comunitario caratterizzato dalla reciprocità”.

Su queste premesse, la scelta da parte del MEF di mettere in consultazione pubblica fino al 12 novembre la bozza del Piano d’Azione, evidenzia l’adozione di un metodo che caratterizzerà il Piano stesso anche nelle successive fasi di attuazione, monitoraggio e verifica dei risultati. Il suo successo sarà infatti legato al coinvolgimento non solo dei diversi attori istituzionali, ma in primo luogo degli enti dell’economia sociale, nonché delle imprese impegnate sui temi della sostenibilità sociale e ambientale, guardando anche al livello locale. Si apre in tal senso la possibilità di coinvolgere le molteplici realtà territoriali del nostro Paese, attivando sia il sistema delle Camere di Commercio, sia i Municipi a partire da quelli – Torino e Bologna – che già hanno predisposto dei Piani territoriali di sviluppo dell’economia sociale. In un Paese dove i sistemi produttivi sono fortemente caratterizzati sul piano territoriale, la collaborazione tra attori locali non può non essere una leva fondamentale per liberare tutte le potenzialità dei soggetti dell’economia sociale. Giova, sul punto, richiamare una recente iniziativa promossa dalla Fondazione Terzjus, con il sostegno della Fondazione CRT e in partenariato con le Camere di Commercio di Piemonte e Valle d’Aosta. Il progetto – avvalendosi anche delle elaborazioni e delle esperienze maturate in Torino Social Impact e dal CISEM (realtà avviate rispettivamente dalle Camere di Commercio di Torino e Cuneo) – mira a sviluppare in quegli stessi territori una Rete di Osservatori e Comitati territoriali per l’economia sociale, con lo scopo sia di mappare statisticamente il fenomeno, sia di mobilitare i soggetti locali nell’elaborare e accompagnare dei Piani territoriali che mettano al centro la creazione di occupazione di qualità, lo sviluppo sostenibile, specialmente nelle aree interne, la crescita dell’inclusione sociale, oltreché la partecipazione attiva dei cittadini. Tutto ciò è pienamente coerente con il Piano nazionale che, nel recepire gli indirizzi dell’Europa, pone una particolare attenzione nel valorizzare il protagonismo degli attori locali nelle fasi di attuazione, monitoraggio e valutazione del Piano. 

La consultazione diventa quindi un’occasione per contribuire fattivamente alla costruzione di un Piano d’azione fortemente partecipato e in grado di riconoscere e valorizzare l’effettivo apporto che i soggetti dell’economia sociale danno allo sviluppo e al rafforzamento della coesione del Paese. 

TUTTI I DIRITTI RISERVATI. È vietato qualsiasi utilizzo, totale o parziale, del presente documento per scopi commerciali, senza previa autorizzazione scritta di Terzjus.
Torna in alto

Ricevi aggiornamenti,
news e approfondimenti sulle attività di Terzjus