[di Gabriele Sepio, pubblicato su «Il Sole 24 Ore» di sabato 18 ottobre 2025, pag. 12]
In consultazione pubblica fino al 12 novembre il Piano d’azione nazionale per l’economia sociale. Si tratta del primo passo verso la definizione di una strategia nazionale di lungo periodo per il rafforzamento dell’economia sociale in Italia, in attuazione della Raccomandazione del Consiglio UE del 27 novembre 2023 sullo sviluppo delle condizioni quadro dell’economia sociale.
Il Piano d’azione è stato coordinato dal ministero dell’Economia e ha visto attivamente coinvolti diversi ministeri competenti unitamente alle principali organizzazioni rappresentative del settore Lucia Albano, sottosegretaria titolare della delega all’economia sociale, ha sottolineato che l’intento è costruire una visione comune dell’economia sociale come infrastruttura strategica in grado di valorizzare con strumenti concreti le esperienze che producono impatto positivo nelle comunità e nei territori.
Le finalità perseguite tramite il Piano d’azione sono essenzialmente due. In primo luogo individuare gli enti che rientrano nel quadro dell’economia sociale e che rispettano i parametri individuati nella Raccomandazione: il primato delle persone e delle finalità sociali o ambientali rispetto al profitto, il reinvestimento della totalità (o di maggiorparte) degli utili per scopi non egoistici e una governance democratica o partecipativa. L’Italia sotto questo punto di vista presenta tratti del tutto peculiari grazie ad un quadro giuridico ed economico reso da ultimo più omogeneo con la riforma del terzo settore. Gli enti del terzo settore, dunque, insieme con il mondo della cooperazione, incluse le banche di credito cooperativo,gli enti sportivi dilettantistici e gli enti religiosi civilmente riconosciuti rappresentano i pilastri intorno ai quali viene costruita e perimetrata l’economia sociale italiana.
Il secondo asse del Piano d’azione definisce un programma decennale e un sistema di monitoraggio per verificare la concreta attuazione degli obiettivi anche attraverso la creazione di una struttura dedicata presso il ministero dell’Economia. Tra gli obiettivi la transizione ecologica ed energetica, la valorizzazione dell’amministrazione condivisa, del volontariato e dell’attività filantropica e il rafforzamento del ruolo dell’economia sociale nelle politiche del lavoro.
Ampio rilievo è dato poi al tema dell’accesso alle risorse specialmente con riguardo alla finanza sociale. Il Piano d’azione punta a rafforzare il sostegno al credito e l’accesso ai finanziamenti per gli enti dell’economia sociale, da tempo uno dei principali limiti per la loro crescita. A questo si aggiunga, la necessità di intervenire sul quadro degli aiuti di stato per favorire politiche fiscali in grado di costruire meccanismi di tassazione che tengano conto delle effettive caratteristiche di queste realtà. Un obiettivo che punta a valorizzare i principi contenuti nella Comfort Letter della UE con cui è stato dato il via libera alle misure fiscali per il terzo settore.
Sul fronte formativo, invece, si propone l’inserimento dell’economia sociale nei percorsi scolastici e universitari, l’attuazione di percorsi rivolti alla PA e l’ideazione di iniziative volte a favorire la misurazione dell’impatto sociale.