[di Gabriele Sepio e Maria Carla De Cesari, pubblicato su «Il Sole 24 ore» del 24 settembre, p. 36]
Comunità energetiche, non solo un fattore produttivo ma uno strumento di cambiamento sociale attraverso la qualifica di ente del Terzo settore.
Si tratta di una delle principali conclusioni della ricerca della Fondazione Terzjus «Gli Ets come veicolo di sviluppo delle Cer», che ha messo in luce come le disposizioni di riforma del Terzo settore possano favorire lo sviluppo delle configurazioni di autoconsumo collettivo di energia green (Cer). Il rapporto verrà presentato oggi da Terzius, la Fondazione che si occupa di studiare e monitorare il Terzo settore (Roma, sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato, dalle 10,30).
Le Cer sono aggregazioni di cittadini, enti non profit e imprese che, senza finalità di lucro, si associano per produrre, condividere e consumare energia da fonti rinnovabili.
Le attività tipiche delle Cer – produzione e redistribuzione di energia – sono state qualificate come di interesse generale. In questo senso le Cer condividono lo statuto degli enti del Terzo settore.
Un primo punto fermo per le Cer è rappresentato dalla libertà nella scelta della forma giuridica, purché siano rispettati i requisiti della “porta aperta” e dell’assenza di scopo di lucro. Questi elementi in particolare rendono il modello Cer naturalmente incline a forme non profit quali l’associazione, la fondazione di partecipazione o la società cooperativa, ciascuna con le sue peculiarità caratterizzanti. Ciò in coerenza con il dichiarato obiettivo di generare benefici ambientali, sociali ed economici per il territorio e per i membri della Cer.
Ed è in questo contesto che l’assunzione della qualifica di ente del Terzo settore può rappresentare uno step evolutivo per tutte quelle Cer che, interessate a massimizzare i riflessi sociali delle attività svolte, potrebbero accedere ad una serie di strumenti ideati per il Terzo settore. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di co-progettare con la Pa interventi per il recupero di spazi e infrastrutture pubbliche (articolo 55 del Dlgs 117/2017), nonché all’adozione di interventi di riqualificazione di immobili pubblici inutilizzati o confiscati alla criminalità attraverso l’istituto del social bonus (articolo 81 del Dlgs 117).
Un ultimo aspetto da evidenziare è la dimensione culturale che accomuna le Cer e gli enti del terzo settore. Entrambi i modelli si fondano su un processo “bottom-up”, dove sono i singoli a cooperare per rispondere a esigenze comuni. La convergenza delle due qualifiche permetterebbe a una comunità energetica-ente del Terzo settore non solo di promuovere l’autosufficienza energetica di un gruppo di soggetti, bensì di porsi come veicolo per la rigenerazione umana, sociale e ambientale della comunità locale, convogliando cittadini, enti pubblici, imprese e realtà non profit verso un comune obiettivo di interesse generale.