Il tetto aumenta a 610 milioni: più risorse al 5 per 1000

[di Luigi Bobba e Gabriele Sepio, pubblicato in «il Sole 24ore» de 22 ottobre 2025]

Cinque per mille, la legge di bilancio porta il tetto a 610 milioni. Un intervento atteso dalle realtà del Terzo settore e che mira a correggere una distorsione che negli ultimi anni ha sistematicamente penalizzato gli enti beneficiari riducendo di fatto le risorse a loro disposizione. Nel 2024, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, le scelte dei contribuenti hanno raggiunto oltre 603 milioni di euro, con uno scostamento di quasi 79 milioni rispetto al limite previsto. Senza tener conto che già nel 2023 il differenziale era stato di 28 milioni, a conferma di un meccanismo che, a fronte di un numero crescente di contribuenti, ha ridotto in modo proporzionale le somme effettivamente erogate. Un taglio silenzioso che ha prodotto, nei fatti, un cinque per mille “ridotto”, sempre più vicino a un quattro per mille.

Ebbene, la previsione dell’aumento del tetto di spesa rappresenta sicuramente un primo passo in un contesto di crescita costante del numero dei contribuenti e degli enti ammessi. Una crescita inesorabile trascinata a partire dal 2022 dall’avvio del Registro unico nazionale del terzo settore che in due anni, fino al 2024, ha visto incrementare il numero degli ETS  beneficiari del cinque per mille del 36%. La crescita del numero degli ETS ha inciso evidentemente anche sul numero dei contribuenti che hanno esercitato l’opzione in dichiarazione. Dal 2022 al 2024 sono, infatti, passati da 16,1 milioni a 17,9 con un aumento di 1.7 milioni. Ma a segnare ancora di più il ruolo degli enti nello sviluppo di questo importante strumento di finanziamento è il numero dei contribuenti che oltre ad esercitare l’opzione 5 per mille ha indicato anche uno specifico ente beneficiario. Le opzioni puntuali, infatti, sono passate da 13,6 milioni nel 2022 a 15,2 milioni nel 2024 con una crescita del 19%. I dati indicati misurano dunque un trend di crescita destinato evidentemente a non arrestarsi nei prossimi anni. Secondo le stime, il valore complessivo delle destinazioni potrebbe superare i 616 milioni già nel 2026 e raggiungere circa 628 milioni entro il 2028.  Dati che evidenziano il fatto che se il limite di spesa dovesse restare invariato, lo scostamento arriverebbe a 85 milioni nel 2025, 91 nel 2026, per arrivare nel 2028 a circa 103 milioni. Tuttavia, il nuovo limite di 610 milioni rappresenta una boccata d’ossigeno importante, segno della rilevanza che sta assumendo questo strumento per gli enti ma anche per i contribuenti italiani, chiamati a scegliere la destinazione delle risorse pubbliche destinate alla copertura del 5 per mille. La stabilizzazione di un tetto più alto, tuttavia, non risolverà definitivamente il problema destinato a riproporsi, sebbene in misura minore nei prossimi anni. Forse una opzione potrebbe essere quella di stabilizzare per almeno un triennio l’aumento della soglia in base ai dati di crescita ormai piuttosto consolidati. Questo al fine di fornire una garanzia di totale copertura alle opzioni degli italiani. Dunque un tetto al 5 per mille presente per motivi di bilancio ma che potrebbe diventare in qualche modo “mobile” e non più fisso.

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