Terzo settore nei servizi socio-sanitari

Andrea Bassi*

1. Introduzione

Il terzo settore costituisce uno dei pilastri fondamentali del sistema di welfare nel nostro paese, accanto all’intervento pubblico, al mercato (in specie nel settore sanitario) e al welfare familiare.

In Italia storicamente sono venuti configurandosi – a partire dal secondo dopo guerra – quattro principali attori del terzo settore (società civile organizzata):

La prima stagione è quella della nascita, sviluppo, crisi e consolidamento dell’associazionismo di promozione sociale (Ex L. 383/2000)che si svolge dal secondo dopoguerra fino ai primi anni ’70 del secolo scorso. Si tratta di un vasto mondo associativo che nasce nella fase di ricostruzione post-bellica e di forte sviluppo industriale, in specie nel nord del paese, che cerca di rispondere ai bisogni di rappresentanza, di tutela di interessi economico-sociali, di formazione e di gestione del tempo libero delle classi lavoratrici.

La seconda stagione concerne la nascita e lo sviluppo di quell’insieme di soggetti organizzativi noto con oggi con il nome di volontariato (Ex L. 266/1991). L’associazionismo di solidarietà sociale viene a configurarsi come naturale evoluzione della riforma della Chiesa cattolica derivante dal Concilio Vaticano II (ottobre 1962-dicembre 1965) e della cosiddetta “rivoluzione studentesca” del 1968 che provocò forti ripercussioni nel mondo della sinistra, mettendo in discussione i partiti politici e i sindacati che erano stati protagonisti della ricostruzione.

La terza stagione riguarda la nascita e lo sviluppo della cosiddetta cooperazione di solidarietà sociale in Italia (L. 381/1991). Le prime cooperative di solidarietà nascono all’inizio degli anni ’70 in seguito al fenomeno della de-istituzionalizzazione dei malati mentali promosso da Franco Basaglia ed allo sviluppo di forme di imprenditorialità sociale volte trovare una occupazione dignitosa per una pluralità di figure svantaggiate (disabilità fisica e psichica, ex-tossicodipendenti, ex-carcerati, ecc.) che erano di fatto escluse dal mercato del lavoro. Ma è nel corso degli anni ’80 che il fenomeno acquista dimensioni rilevanti in termini di unità operative, di addetti e volume di affari. 

Accanto ad esse occorre menzionare la presenza della forma fondazionale, che ha visto uno sviluppo incrementale a partire dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso. Le fondazioni (ai sensi del Titolo II – Libro I del Codice Civile) sono attualmente circa 8.000** ed operano prevalentemente nei settori della cultura (Attività culturali e artistiche), della ricerca scientifica (Istruzione e ricerca), della sanità e dell’assistenza sociale. [continua]

Note:
*Docente di Sociologia del Terzo settore – Università di Bologna – Forlì Campus.
**Esattamente 8.353 in base ai dati del registro statistico ISTAT sulle Istituzioni Nonprofit, aggiornati al 31/12/2021.

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