[di Gabriele Sepio e Jessica Pettinacci, pubblicato su «Il Sole 24 Ore» del 19 settembre 2025]
Pubblicato il decreto che disegna i controlli per gli enti del Terzo settore (Ets) con un ruolo chiave per le reti associative nazionali. È questa l’impostazione del decreto 7 agosto 2025 del ministero del Lavoro, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale e attuativo dell’articolo 96 del Codice del Terzo Settore (Cts), che definisce in maniera organica le modalità con cui verranno esercitate le funzioni di vigilanza e controllo sugli enti iscritti al Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts).
Il testo segna una svolta nella governance del Terzo settore: non più controlli affidati esclusivamente alla macchina pubblica, ma un modello sussidiario e condiviso che assegna un ruolo operativo alle reti associative nazionali e ai centri di servizio per il volontariato (Csv). Si tratta delle sole tipologie di enti che, previa apposita autorizzazione del Ministero, potranno svolgere controlli ordinari in sostituzione dell’ufficio del Runts. Ciò a patto che i destinatari delle attività di verifica siano enti aderenti iscritti al Registro, diversi da imprese sociali e società di mutuo soccorso (destinatarie di una vigilanza ad hoc).
Quanto previsto dal decreto risponde a un duplice obiettivo: assicurare una maggiore capillarità nei controlli e valorizzare soggetti già attivi nella promozione, nel supporto e nell’accompagnamento degli Ets. Molte attività di verifica riguardano aspetti di carattere formale e si risolvono in accertamenti documentali, tramite riscontro con i documenti depositati nel Runts.
Si pensi, ad esempio, alla necessità che gli statuti siano conformi alla normativa o che i dati inseriti sul Registro relativi a cariche sociali, volontari e lavoratori siano corretti. Aspetti, questi, che le reti potranno non solo accertare, ma anche provvedere a sanare sul Runts ove espressamente delegate dall’ente aderente. Non mancano anche verifiche di carattere sostanziale, come quelle tese ad accertare che i libri sociali obbligatori per legge – di cui non è previsto il deposito sul Runts – siano stati correttamente tenuti e non ne sia impedito l’esame agli associati che ne abbiano fatto richiesta.
A livello operativo i controlli di Csv e reti dovranno risultare da verbali redatti secondo modelli predisposti dal Ministero. Con l’ulteriore specifica che le attività potranno svolgersi solo da parte di soggetti iscritti in un elenco pubblico, aggiornato e trasmesso al Ministero, e che abbiano completato un percorso formativo di almeno 40 ore oppure vantino un’esperienza triennale nel settore.
Il sistema di vigilanza non è privo di contrappesi: il Ministero mantiene poteri di controllo e revoca e l’attività delle reti sarà soggetta a monitoraggio e a relazioni annuali da caricare nel portale Runts. In caso di gravi irregolarità o inidoneità accertata, l’autorizzazione potrà essere sospesa o revocata.
Il nuovo assetto istituzionale riconosce alle reti associative nazionali un ruolo paragonabile a quello degli ordini professionali o degli enti paritetici: soggetti privati ma incaricati di un pubblico servizio. E in quanto tali, saranno finanziati dal Ministero in proporzione ai controlli svolti, secondo uno schema a fasce legato ai volumi economici degli enti controllati (da 50 a 500 euro per ente, con possibilità di riduzione in caso di risorse insufficienti).
Ogni tre anni tutti gli Ets dovranno essere controllati. La rete elabora un verbale, assegna eventuali termini per la regolarizzazione e trasmette l’esito al Runts, che potrà adottare i provvedimenti previsti dal Codice: dalla diffida alla cancellazione fino all’irrogazione di sanzioni.
Il decreto rafforza, quindi, il principio secondo cui la legalità e la trasparenza nel Terzo settore sono un obiettivo comune, da perseguire anche attraverso l’autoresponsabilità delle reti di rappresentanza. Un passo avanti atteso da tempo, che rafforza l’architettura pubblica del Runts, ma ne amplia il perimetro operativo, coinvolgendo chi ogni giorno conosce e accompagna gli Ets nei territori.