L’approvazione delle linee guida sulla raccolta fondi segna sicuramente un importante tassello per il mondo del Terzo settore. Il documento approvato dalla Cabina di Regia, infatti, rappresenta il criterio cardine che enti i piccoli e grandi potranno utilizzare quale strumento per porre in essere una delle principali attività messe in campo per il finanziamento delle attività di interesse generale.
Certamente, il pregio delle linee guida sta nel riconoscimento dell’evoluzione che la raccolta fondi ha subito nel corso degli anni. All’antica sollecitazione personale della filantropia sono succedute tante nuove modalità e tecniche di raccolta fondi, quali quelle digitali, il dialogo diretto nelle piazze, la raccolta televisivaattraverso i canali telefonici, la relazione postale, la distribuzione di prodotti solidali a fronte di donazioni. Una modalità quest’ultima che vede Fondazione AIRC, per prima in Italia, da 35 anni, impegnata nel promuovere la raccolta attraverso i nostri volontari e, più recentemente, anche attraverso piattaforme digitali, di 600mila Azalee della Ricerca, di 300mila reticelle di Arance della Salute e 250mila confezioni di Cioccolatini della Ricerca.
Sono gli stessi numeri a far comprendere l’evoluzione stessa della raccolta fondi promossa dalla Fondazione AIRC. Si parla infatti di 4,5 milioni di sostenitoriche accedono alla molteplicità di forme di donazione messe a loro disposizione. Ad esempio nel 2021, sono stati donati a Fondazione AIRC oltre 160 milioni di euro; i sostenitori che ce li hanno donati sono stati ancora una volta i protagonisti della continuità del lavoro per tutto il 2022, dei 5300 ricercatori italiani a cui Airc ha destinato i fondi. Il 2022 è un anno importante per Fondazione AIRC, in quanto, di recente, l’Agenzia delle Entrate ha avvallato un’interpretazione da noi sostenuta che permette di inquadrare la distribuzione dei prodotti solidali, nell’ambito di una raccolta pubblica di fondi, tra le modalità di raccolta che consentono la deducibilità fiscale della donazione per chi l’ha effettuata attraverso uno strumento di pagamento tracciabile (carta di credito, bonifico, ecc.). Se da un lato questo indirizzo dell’Amministrazione finanziaria rappresenta un traguardo importante, l’approvazione delle linee guida porta con sé delle riflessioni sulla necessità di vedere ampliato ulteriormente l’orizzonte della raccolta fondi. Sarebbe auspicabile, infatti, così come accade in altri contesti europei (i.e. Danimarca) guardare al fenomeno del charity shop come un ulteriore forma di raccolta fondi da effettuare in via continuativa. In altri Paesi dell’UE, attraverso la vendita di beni usati all’interno di negozi, presidiati da personale dipendente e volontari, si consente di sostenere le attività di interesse generale delle realtà non profit. Uno strumento questo che ad oggi nel nostro pur rinnovato sistema non sembrerebbe potersi inquadrare nell’art. 7 del Codice del Terzo settore bensì nell’alveo delle Attività Diverse, secondo la disciplina introdotta dall’Art 6 e dal relativo decreto attuativo. Sarebbe, quindi, opportuno ripensare ad un diverso inquadramento anche di questa ulteriore modalità in un’ottica di evoluzione del sistema, recependo le buone pratiche attive altrove.