Con l’abstract di Mario Renna, inizia oggi la pubblicazione settimanale delle sintesi dei capitoli del Terzjus Report 2024.
di A. Fici e M. Renna, “Reti associative: natura giuridica, attività e statuti-tipo”, in A due passi dalla meta. Verso il completamento della riforma. Quarto rapporto sullo stato e le prospettive del diritto del terzo settore in Italia, Cap VIII, pagg. 305-329, Editoriale Scientifica, Napoli 2025.
Il contributo si sofferma sul ruolo delle reti associative nel sistema del diritto del Terzo settore.
Gli Autori procedono ad inquadrare il soggetto, facendone risaltare peculiarità strutturali e funzionali.
Assieme all’analisi dei principi ispiratori, delle regole operative e delle matrici tecniche, gli Autori rilevano come la disciplina delle reti associative costituisca un prezioso strumento di concretizzazione del Terzo settore e, di conseguenza, viene messa in risalto la capacità di produzione giuridica da parte dell’ente in questione.
Infatti, ai sensi dell’art. 47, comma 5, del codice del Terzo settore, «se l’atto costitutivo e lo statuto dell’ente del Terzo settore sono redatti in conformità a modelli standard tipizzati, predisposti da reti associative ed approvati con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’ufficio del registro unico nazionale del Terzo settore, verificata la regolarità formale della documentazione, entro trenta giorni dalla presentazione della domanda iscrive l’ente nel Registro stesso».
Il passaggio normativo è di estrema importanza, in quanto riconosce all’autonomia privata collettiva, che si definisce e si organizza in forma reticolare, in ossequio a quanto disposto dall’art. 41 del codice del Terzo settore, un ruolo cruciale.
La predisposizione degli statuti tipo riporta alla mente tematiche di connotazione civilistica coincidenti con il contratto collettivo, con il contratto regolamentare e con il fenomeno della standardizzazione contrattuale. Si tratta di antecedenti giuridici e culturali di significativa importanza nell’elaborazione attuale della questione: tuttavia, quello che più interessa, è poter apprezzare il ruolo performativo delle reti che si esprime in sede di predisposizione di modelli standard.
I modelli uniformi, vidimati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e poi adottati dai soggetti aderenti alle reti associative, incidono, come anticipato, sull’ampiezza del controllo pubblico in sede di iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore. Infatti, questo sarà di marca eminentemente formale, dovendosi arrestare rispetto ad ogni scrutinio di merito che sarebbe stato condotto ove non si fosse registrata la mediazione disciplinare della rete. Il passaggio è delicato perché consente di prestare attenzione al controllo di legalità privato e di assistere ad una contrazione del potere pubblico.
Lo studio si sofferma sulle evidenze della prassi e analizza in diversi aspetti le peculiarità statutarie, individuando punti comuni e distinzioni tra i vari modelli adottati. Viene, inoltre, esaminata l’interpretazione ministeriale e l’elaborazione teorica.