Commissioner Paolo Gentiloni
“Verso un Diritto Europeo del Terzo Settore”
10 aprile 2024
INTERVENTO
Buongiorno. Ringrazio per l’invito e rivolgo un saluto a tutti i presenti. Mi fa molto piacere essere con voi oggi, seppure in forma virtuale.
La riforma del terzo settore e’ uno dei provvedimenti di cui vado piu’ fiero della mia esperienza di governo. Ero convinto allora che il nuovo codice del terzo settore avrebbe reso quel pezzo d’Italia che potremmo chiamare l’Italia sociale piu forte e credibile. E mi fa piacere che lo studio promosso dalla Fondazione Terzjus identifichi nel codice italiano “il più importante esempio di legislazione sugli enti del terzo settore nell’Unione europea”.
Quella riforma riconosceva al terzo settore una funzione strategica per la coesione sociale del nostro Paese e la costruzione di modelli di sviluppo inclusivi e sostenibili.
Lo abbiamo visto nei mesi terribili della pandemia. Nella capacità di risposta sul piano sociale, umano, comunitario del nostro Paese, accanto ai servizi dello Stato, altrettanto fondamentale e’ stato il contributo di quell’universo di imprese sociali, di associazioni, che si mobilita e si impegna per il bene comune.
E’ proprio a seguito della pandemia che anche l’Europa ha ribadito l’importanza degli attori dell’economia sociale. Il piano d’azione per l’economia sociale del 2021 mette il terzo settore al centro della strategia europea. A livello europeo parliamo di circa 3 milioni di enti del terzo settore, che danno lavoro a quasi 14 milioni di persone, impegnate in alcune delle sfide piu’ complesse per le nostre societa’.
Sulla base di quel piano d’azione la Commissione ha poi elaborato una proposta di raccomandazione che il Consiglio ha adottato lo scorso novembre. La raccomandazione invita gli Stati membri a adottare o aggiornare le proprie strategie di economia sociale entro due anni con una serie di misure per incentivare lo sviluppo degli enti del terzo settore: attraverso le politiche del lavoro, la fiscalita’, facilitandone l’accesso ai finanziamenti e agli appalti pubblici.
Sappiamo che l’Europa sociale è un’Europa più di principi e raccomandazioni che di strumenti operativi. Questo è uno dei limiti che dobbiamo cercare di superare.
Eppure, in questi anni l’Europa sociale ha fatto dei passi in avanti. Il nuovo strumento SURE per proteggere i posti di lavoro e i redditi, ha permesso a decine di milioni di lavoratori in Europa di non perdere il lavoro nei mesi più difficili della pandemia.
Infine, abbiamo i piani di recovery. Nel PNRR ci sono 50 miliardi per le politiche sociali, tra cui misure per contrastare la povertà abitativa e quella educativa che vedono gli enti del terzo settore impegnati in prima linea. Cogliere appieno questa opportunità è essenziale.
Il modello di sviluppo sociale europeo o è solidale e inclusivo, o non è. L’italia del terzo settore ha delle caratteristiche, di specificita’, di flessibilita’, di adattabilita’, che sono assolutamente straordinarie per affrontare le sfide del nostro tempo, soprattutto in un periodo non facile per le nostre economie come quello che stiamo attraversando.
Per limitare le diseguaglianze, per rafforzare la resilienza dei nostri sistemi sociali c’e’ bisogno più che mai del contributo delle imprese sociali, dell’associazionismo, del servizio civile, di quell’esercito del bene comune che rappresenta una parte straordinaria del nostro Paese.
E credo che anche dal punto di vista normativo, il modello italiano di regolamentazione degli enti del terzo settore possa rappresentare un punto di riferimento per altri Paesi e per lo sviluppo futuro di un vero e proprio diritto europeo del terzo settore.
Grazie e buon lavoro.