[di Maria Carla De Cesari, pubblicato in «Il Sole 24 Ore» di mercoledì 25 settembre, pag.18]
Un censimento delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) in Italia ancora non è disponibile. La lentezza con cui è stato definito il quadro regolatorio – dopo il decreto legislativo 199/21 si è dovuto attendere il Dm 414/2023 sulla tariffa incentivante – ha condizionato i progetti di costituzione delle Cer. Tuttora ci sono molte difficoltà: dalle questioni collegate alla forma giuridica possibile, al trattamento fiscale, fino alla complessità di dar vita a un progetto che parte da produzione e distribuzione di energia – con finalità di salvaguardia ambientale e obiettivi economici – per arrivare a rispondere a bisogni sociali profondi, di equità e di condivisione.
Le Cer, al di là del fattore produttivo e di autoconsumo, sono infatti uno dei pilastri per fondare comunità solidali e partecipate: dalle periferie degradate delle città ai territori rurali. Lo hanno detto, con accenti diversi, i relatori del convegno promosso ieri a Roma da Terzjus, la Fondazione studi sul Terzo settore, alla presentazione della ricerca «Gli enti del Terzo settore come veicolo di sviluppo delle comunità energetiche». In un videomessaggio il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha ricordato come Cered enti del Terzo settore siano alleati, perché realtà radicate nei territori. «Le Cer – ha detto – sono cardini nella transizione energetica».
Claudia Sorlini, vice presidente della Fondazione Cariplo – che ha finanziato la ricerca, ha ricordato come sia necessario dissipare gli elementi di incertezza. «Abbiamo ricevuto tante richieste di finanziamento, ma su 16 progetti solo quattro o cinque, dopo un paio d’anni, sono arrivati al traguardo. Eppure – ha continuato Sorlini – la dove si riesce a realizzare la Cer i risultati sono rilevanti.
Ad Agliano, in provincia dell’Aquila, dove sono rimasti solo 200 abitanti (su 2mila degli anni ’60), la Cer è stata il magnete per mille iniziative comunitarie, a partire dalla riapertura del forno». Sulla collaborazione tra enti del Terzo settore e Cer per moltiplicare le ricadute sociali hanno insistito Luigi Bobba, presidente di Terzjus, don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio della Cei per i problemi sociali, Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo settore, Gabriele Sepio, segretario di Terzjus. Antonella Galdi, vice segretario generale dell’Anci, ha sottolineato come il Terzo settore possa aiutare i Comuni. «Il contributo in conto capitale a fondo perduto del 40% è oggi destinato solo ai Comuni sotto i 5mila abitanti, che però si scontrano con la complessità della progettazione. Per questo – ha affermato Galdi – occorre diffondere coprogrammazione e coprogettazioe tra le pubbliche amministrazioni e gli enti del Terzo settore».
Lo studio – condotto da Nicolò Melli, coordinato da Ilaria loannone – ha visto la collaborazione di Fratello Sole, impresa sociale – guidata da Fabio Gerosa – che si occupa di dare servizi al Terzo settore nell’ambito delle iniziative per soddisfare i fabbisogni energetici.
La ricerca qualitativa è stata condotta su dieci realtà – di enti locali, parrocchie, enti del Terzo settore – che in parte stanno avviando i progetti. «Emerge con forza la consapevolezza, da parte dei promotori, della capacità della Cer di fungere da strumento trivalente in grado di generare benefici economici e favorire il perseguimento di obiettivi di tipo solidaristico (riduzione delle disuguaglianze, contrasto alla povertà energetica) oltre che ambientali. Parimenti, – si scrive nel rapporto– risiede nella capacità della comunità energetica di essere strumento comunitario e aggregativo un altro dei punti di forza: l’attivazione di reti larghe che mettono insieme soggetti diversi (famiglie, imprese, corpi intermedi) potrà rappresentare un modo per costruire o ricostruire comunità laddove queste sono venute meno e, in questo senso, il Terzo settore potrà avere un ruolo chiave nel facilitare l’attivazione di processi partecipativi».