di Gabriele Sepio e Vincenzo Sisci
La legge sul made in Italy rafforza il legame fra il Terzo settore e il mondo della cultura e della creatività italiana. È quanto emerge dal disegno di legge sulla valorizzazione promozione e tutela del made in Italy, collegato alla manovra di bilancio e approvato dal Senato il 20 dicembre scorso dopo il via libera già arrivato dalla Camera dei deputati.
La legge, che ha come obiettivo di sostenere lo sviluppo e la modernizzazione dei processi produttivi e delle attività funzionali alla crescita dell’eccellenza qualitativa del made in Italy, disciplina fra l’altro le “imprese culturali e creative” (ICC). Tale qualifica in verità era già presente nel nostro ordinamento normativo. La legge di bilancio 2018 aveva, difatti, introdotto un credito d’imposta in favore delle ICC, dandone una definizione alla quale – tuttavia – non era seguita una disciplina organica sui criteri e le modalità per il riconoscimento di tale qualifica né un coordinamento con quanto già previsto dalla riforma del Terzo settore. Ora la legge sul made in Italy, in primo luogo, fa propria la definizione di ICC della legge di bilancio 2018 chiarendo tuttavia cosa si intenda per “beni culturali” e “attività e prodotti culturali” cui devono rivolgersi le attività di ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione e gestione, da svolgere in via esclusiva o prevalente. Sul piano soggettivo, inoltre, la legge colmando i limiti previgenti riconosce espressamente che la qualifica di ISS possa essere assunta anche dagli enti del Terzo settore (ETS) commerciali e dalle imprese sociali. Viene quindi ulteriormente valorizzata la scelta del Codice del Terzo settore di ricondurre, fra le attività di interesse generale demandate agli ETS, anche la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio nonché la organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale. Infine, è da sottolineare come il ddl approvato dal Senato preveda non solo l’adozione di un decreto attuativo da parte del Ministero della cultura (MiC), di concerto con il Ministero delle imprese e del made in Italy, ma anche l’istituzione di una nuova sezione del registro delle imprese presso cui le ICC potranno iscriversi, oltre alla possibilità di inserire la relativa qualifica nella propria denominazione sociale.
La qualifica di ISS non sarà solo meritoria ma consentirà di accedere ad alcuni vantaggi. Da un lato, il MiC sarà chiamato ad adottare con cadenza triennale il “Piano nazionale strategico per la promozione e lo sviluppo delle ICC”, con l’obiettivo esplicito di favorire la sinergia dei programmi e degli strumenti finanziari destinati al settore, sviluppare il settore con particolare riguardo agli aspetti innovativi e di sperimentazione tecnologica, incentivare i percorsi di formazione finanziaria e gestionale, favorire lo sviluppo delle opere dell’ingegno e la tutela della proprietà intellettuale, promuovere studi e ricerche. D’altro, la legge autorizza una spesa annua di 3 milioni di euro dal 2024 al 2033 da destinare in favore delle ISS sotto forma di contributi in conto capitale. Anche questa misura sarà attuata da un successivo decreto ministeriale e consentirà di promuovere e sostenere gli investimenti delle ISS per il rafforzamento del made in Italy. Occasione, questa, che potrà essere colta anche dagli ETS e dalle imprese sociali che assumeranno l’ulteriore qualifica di impresa culturale e creativa.