[di Luca Pesenti, pubblicato su «L’Osservatore Romano» di Martedì 4 novembre]
In un influente articolo del 2006, Stephen P. Osborne individuava tre modelli con cui la Pubblica Amministrazione governa la produzione di servizi e beni pubblici. Originario nell’ambito dei sistemi di welfare è il modello “statalista”, che vede lo Stato come un’entità unitaria coincidente con il bene comune. Negli anni Ottanta, il modello “efficientista” del New Public management ha portato a esternalizzare molti servizi in svariati ambiti delle politiche sociali, riducendo tuttavia il terzo settore a un mero fornitore di servizi (a basso costo). A partire dagli anni Novanta si è avviata la riflessione sulla necessità di coinvolgere più attivamente i soggetti del terzo settore anche nella programmazione del welfare locale, principio riconosciuto anche dalla Legge 328/2000. L’evoluzione più recente ha visto l’adozione di un terzo modello (la New Public Governance) in cui si adotta una visione pluralista dello Stato, utilizzando meccanismi fiduciari e relazionali. A questo terzo modello possiamo ricondurre lo sviluppo dell’amministrazione condivisa, i cui strumenti sono stati accolti dal Codice del Terzo Settore (D. Lgs. 117/2017), promuovendo con forza la co-programmazione e co-progettazione tra pubbliche amministrazioni ed enti del terzo settore. Tali strumenti sono stati successivamente riconosciuti anche dalla Corte costituzionale (sentenza 131/2020) come attuazioni piene e feconde del principio di sussidiarietà orizzontale. Siamo dunque pienamente all’interno di un fondamentale principio della Dottrina sociale, che sancisce la promozione della partecipazione attiva della società civile e delle organizzazioni intermedie nella gestione dei beni comuni, evitando tanto gli approcci centralisti e statalisti, quanto la tentazione di ridurre il bene comune a mere logiche di efficienza economica. In linea con una lunga tradizione (dalla Quadragesimo Anno di Pio XI fino alla Deus Caritas Est di Benedetto XVI), anche Papa Francesco ha richiamato questo fondamentale principio, sprondando soprattutto le entità politiche: “Specialmente chi ha la responsabilità di governare, è chiamato a rinunce che rendano possibile l’incontro […] Sa ascoltare il punto di vista dell’altro consentendo che tutti abbiano un loro spazio. Con rinunce e pazienza un governante può favorire la creazione di quel bel poliedro dove tutti trovano un posto. (Fratelli Tutti, 2020: 190). Uno sprone quantomai necessario: nonostante i progressi, le prime esperienze mostrano infatti un percorso ancora all’inizio e non privo di resistenze da parte di tutti gli attori coinvolti.
[per una più ampia trattazione, vedi di Luca Pesenti “Amministrazione condivisa e sussidiarietà: sfide per il terzo settore“, pubblicato su «Dizionario di Dottrina sociale della Chiesa»]