Verso un diritto europeo del Terzo settore. 1° Rapporto sul quadro giuridico dell’economia sociale in Europa, a cura di Fondazione Terzjus ETS (Editoriale Scientifica Napoli, 2024)
INTRODUZIONE
di Luigi Bobba
L’orizzonte europeo appare sempre più decisivo per comprendere l’evoluzione e le prospettive del diritto del terzo settore nonché le potenzialità di crescita e di sviluppo dei soggetti che operano nel quadro dell’economia sociale. Partendo da questo assunto – Antonio Fici, Mario Renna e Gabriele Sepio – ci guidano a comprendere il quadro complesso, e a volte frammentato, della legislazione che regola le organizzazioni di pubblica utilità nei diversi sistemi nazionali e, più specificatamente, nell’ambito del diritto comunitario.
Una meritoria operazione di sintesi volta a far conoscere, ad un pubblico anche non specialistico, quanto emerso da distinte e diverse attività di ricerca. La prima – la più importante per la mole dei contributi raccolti – è stata di recente pubblicata in lingua inglese dall’editore Springer in collaborazione con Giappichelli, con il sostegno finanziario di Banca Etica e Fondazione Finanza Etica, nel volume “The Law of Third Sector Organizations in Europe. Foundations, Trends and Prospects”. La seconda è costituita dallo studio curato dal prof. Antonio Fici – Direttore scientifico della Fondazione Terzjus – su richiesta del Parlamento europeo, anch’esso pubblicato nel dicembre scorso, con il titolo “Public benefit status and CMD systems for associations and non-profit organizations in the EU”. Infine, Fici e Renna attingono altresì alla parte giuridica del paper predisposto per la Commissione europea “Study supporting an impact assessment on cross-border activities of associations”, che contiene uno studio preliminare per la proposta al Parlamento Europeo – avvenuta poi nel novembre 2023 – da parte della Commissione europea di una Direttiva per la regolazione delle associazioni transfrontaliere in Europa. In ultimo – per quanto afferisce alla normativa fiscale – Gabriele Sepio, Segretario generale di Terzjus, attingendo all’elaborazione predisposta in relazione alla interlocuzione del Governo italiano con la Commissione europea al fine di ottenere l’autorizzazione UE su alcune norme fiscali contenute nel Codice del Terzo settore, prova ad indicare gli elementi fondanti, anche alla luce dei principi comunitari, di una fiscalità tipica e distintiva delle organizzazioni di terzo settore e dell’economia sociale.
Da queste articolate fonti e muovendo dal quadro legislativo introdotto in Italia nel 2017 con il Codice del Terzo settore, nei primi tre paragrafi del proprio capitolo, Fici e Renna ci restituiscono una fotografia di come i singoli Stati membri dell’Unione hanno regolato questi soggetti mediante una disamina critica dei termini con cui sono stati identificati: organizzazioni non profit, enti di terzo settore, organizzazioni di pubblica utilità, imprese sociali. Questa ricognizione viene operata attraverso l’individuazione delle caratteristiche tipiche di questi soggetti anche al di là dei nomi che sono stati a loro attribuiti di volta in volta negli studi di diversi autori e nella legislazione in vigore nelle singole realtà nazionali. Ne esce un quadro di differenze e ricorrenze che è possibile ripercorrere utilizzando, in senso atecnico, lo status di “organizzazioni di pubblica utilità” attribuito in alcuni casi in forma di natura fiscale, in altri in forma di natura organizzativa; e, in altri ancora, come marcatore associativo. Questo attraversamento consente di leggere con criteri univoci la molteplicità delle legislazioni nazionali al fine di individuare un possibile modello per la legislazione comunitaria, qualora si decida di definire un comune perimetro giuridico per queste organizzazioni in ambito UE.
La seconda parte del capitolo di Fici e Renna è dedicata invece alle imprese sociali e ai soggetti dell’economia sociale che, negli anni passati, hanno goduto di un’attenzione più continuativa da parte delle diverse istituzioni comunitarie. Imprese sociali che sono considerate i soggetti tipici dell’economia sociale sia che operino nella forma di cooperative, sia che assumano forme societarie ordinarie ma vincolate a principi di natura mutualistica, alla limitata possibilità di distribuzione degli utili e alla indisponibilità del patrimonio. Su questo versante, la Commissione europea – nel dicembre del 2022 – per la prima volta ha varato uno specifico “Piano d’azione per l’economia sociale” e il Consiglio Europeo – nel novembre del 2023 – ha approvato una Raccomandazione agli Stati membri affinché predispongano – in 24 mesi – dei Piani nazionali per il rafforzamento e lo sviluppo dei soggetti dell’economia sociale con la finalità di promuovere buona occupazione e inclusione sociale.
L’ultima parte del capitolo di Fici e Renna è dedicata a presentare le fonti transnazionali e discutere le questioni aperte e le prospettive degli enti di terzo settore nel diritto europeo e nelle politiche dell’Unione con un esplicito richiamo alla proposta – approvata di recente con emendamenti dal Parlamento europeo – di una direttiva che regoli le associazioni transfrontaliere nell’UE.
La conclusione a cui giungono Fici e Renna ha un carattere non definitivo ma è aperta a futuri sviluppi nell’ambito del diritto comunitario. Riprendo qui le loro efficaci e sintetiche parole: “si tratta, allora, di archiviare definitivamente il monopolio concettuale e il riduzionismo culturale del non-profit per addivenire ad un sistema giuridico che favorisca e regoli, nel rispetto del diritto europeo, e nel quadro di un’economia sociale di mercato altamente competitiva, l’azione metaindividuale delle public benefit organisations, così qualificate per via di uno status ottenuto in forza di un riconoscimento esplicito sulla scorta delle peculiarità finalistiche e operative, delle regole sulla trasparenza e sulla governance, nonché per l’impiego delle risorse in maniera sempre conforme agli scopi istituzionali”.
Nel secondo capitolo di questo libro, intitolato “La fiscalità degli enti del terzo settore alla luce dei principi europei”, ad opera di Gabriele Sepio, si affronta una tematica di particolare attualità: quella della legislazione fiscale degli ETS nel quadro della legislazione comunitaria. L’autore, partendo dal rapporto tra la fiscalità nazionale e il processo di integrazione della UE, ci orienta nel comprendere in primo luogo l’impatto dei principi comunitari sulla legislazione fiscale italiana del Terzo settore; per poi ripercorrere, in modo puntuale, l’intera normativa fiscale riordinata, modificata e innovata con il Codice del Terzo settore. In ultimo, Sepio si sofferma sulla questione di maggiore attualità: se e come i nuovi regimi fiscali degli ETS siano compatibili con la disciplina comunitaria degli aiuti di Stato. Nell’ultima parte del suo scritto vengono esposti i principi dirimenti a sostegno della piena compatibilità delle norme italiane con la disciplina comunitaria degli aiuti di Stato. Nel provare, infine, a dare risposta ai principali quesiti che sono stati sollevati, anche in ragione anche del fatto che la normativa fiscale degli enti non profit – fino alla riforma del 2017 – non era mai stata notificata alla CE, Sepio ci offre un insieme di argomentazioni che speriamo possano essere convincenti anche per la CE al fine ottenere la necessaria autorizzazione comunitaria.
La Fondazione Terzjus, con questo volume, avvia e rafforza così un’attività di ricerca volta sia ad una migliore conoscenza del quadro giuridico europeo del terzo settore e alla valorizzazione della legislazione italiana come modello di riferimento per i singoli Stati membri e per il diritto comunitario (così come è avvenuto nei decenni scorsi con la legge 381/91 sulle cooperative sociali); sia, anche a fornire indicazioni e proposte a supporto delle istituzioni del nostro Paese affinché predispongano – entro il 2025 – il “Piano d’azione per l’economia sociale”. Questo Piano, insieme al completamento della messa in opera della riforma del Terzo settore varata nel 2017, appare di decisiva importanza in quanto non è sufficiente il solo riconoscimento normativo; serve anche una chiara individuazione dei fattori – e delle conseguenti risorse – che consentano agli enti di terzo settore, quali soggetti tipici della sussidiarietà orizzontale, di diventare attori chiave nella costruzione di comunità sostenibili, inclusive e giuste.
In tal senso la Fondazione Terzjus è particolarmente grata – oltreché agli Autori –- a Banca Etica e alla Fondazione Finanza Etica per aver creduto in questo progetto e per aver sostenuto la pubblicazione di questo volume che può anche essere liberamente scaricato dal sito www.terzjus.it.