[di Ilaria Solaini, articolo pubblicato su «Avvenire» di martedì 24 ottobre 2023]
Forti preoccupazioni nel mondo del Terzo settore per il taglio lineare alle detrazioni fiscali, comprese quelle per le donazioni a onlus e organizzazioni di volontariato, che il governo ha inserito in Finanziaria. «Ci sembra tanto una violazione di un impegno civico che è alla portata di tutti», ha commentato Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore.
Per concentrare il beneficio della riforma dell’Irpef sui redditi medio-bassi, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito, che modifica l’attuale sistema a quattro aliquote, il governo ha stabilito per chi dichiara un reddito superiore ai 50mila euro una franchigia sulle detrazioni fiscali. In altre parole, una decurtazione di 260 euro della detrazione spettante da applicare sugli sconti del 19%, sulle erogazioni liberali a favore delle onlus, dei partiti e del Terzo settore e sulle altre spese che oggi godono di una detraibilità del 19% come il trasporto pubblico, le spese per il veterinario, le rette di nidi e scuole, le attività sportive, l’acquisto di strumenti per studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Il taglio non toccherebbe le spese sanitarie. «Noi dobbiamo salvaguardare le fasce medio-basse», ha spiegato il viceministro all’Economia Maurizio Leo: e dal momento che «per effetto del meccanismo della rimodulazione del primo scaglione ne avrebbero tratto vantaggio anche i soggetti con redditi superiori», è stato deciso di mettere «un tetto alla detraibilità».
Nell’anno in cui lo strumento del 5Xmille ha sfondato il tetto dei 500 milioni, dimostrando di fatto, anche dopo la pandemia, che c’è una nuova consapevolezza dei cittadini nel sostenere il Terzo settore, questo annunciato taglio orizzontale, ha continuato Pallucchi, «ci sembra una modalità sbagliata per fare cassa». Dello stesso avviso anche Luigi Bobba, presidente della Fondazione Terzjus, che ha parlato di «scelta in controtendenza» rispetto al Codice del Terzo settore e al fatto che le donazioni sono in crescita. «Il numero dei contribuenti/donatori mostra un incremento tra il 2019 e il 2021 del 5%, negli stessi tre anni è cresciuto anche l’importo medio della donazione (+40%), arrivando a 425 euro circa – ha aggiunto ancora Bobba, rifacendosi ai numeri del rapporto Terzjus appena pubblicati –. È probabile che l’incremento della quota di detrazione dal 26 al 30% per tutti gli enti del Terzo settore (Ets), nonostante il Covid, abbia favorito questo maggior flusso donativo». E ora, invece? Anziché aumentare le soglie di detraibilità per favorire la crescita del Terzo settore, spingendo i contribuenti con maggiori disponibilità di reddito a metter mano in modo più deciso al portafoglio, sembra che il governo abbia intenzione di fare cassa senza distinguo.
Peraltro, secondo il recente rapporto della Fondazione Terzjus sullo stato e l’evoluzione del diritto del Terzo settore in Italia, «solo una piccola quota di contribuenti, (tra il 2 e il 2,4%) con tassazione positiva (negli anni 2019, 2020 e 2021), ha scelto di avvalersi delle detrazioni fiscali sulle donazioni effettuate».
Viene da chiedersi dunque se il risparmio che avrebbe il governo con il taglio orizzontale abbia senso in una logica di costi-benefici? A rispondere è ancora la portavoce del Forum nazionale del Terzo settore, Pallucchi, convinta che «questa misura del governo non rappresenterebbe un reale risparmio rispetto ai benefici, quelli sì enormi, che producono associazioni e organizzazioni non governative costituendo l’infrastruttura sociale del nostro Paese». «Così si va infragilire un settore che al contrario andrebbe rafforzato» ha proseguito Pallucchi, spiegando che a farne le spese sarebbero soprattutto le associazioni più piccole che offrono servizi alle famiglie, il cui lavoro viene riconosciuto e premiato anche attraverso le donazioni della classe media. Tagliare le detrazioni per le donazioni rischia di scoraggiare quella generosità e solidarietà che contribuisce alla realizzazione di tante attività di supporto e sostegno: per fare un esempio su tanti, si pensi ai centri per persone con disabilità, in molti casi sono cooperative di non grandissime dimensioni, radicate sul territorio che sarebbero tra le più colpite dal probabile calo delle donazioni, non più premiate fiscalmente.
«In un momento di crisi economica e conseguente contrazione delle elargizioni liberali, le detrazioni fiscali sono uno strumento efficace per incoraggiare e sostenere la generosità dei cittadini, che ha sempre rappresentato una parte significativa nel nostro bilancio. Chiediamo che sulle donazioni non si faccia un passo indietro – è l’appello di Gianfranco Salbini, presidente dell’Associazione italiana persone Down –, ma anzi si continui sulla strada intrapresa con il Codice del Terzo settore: incrementare la percentuale di detraibilità, o quanto meno mantenerla stabile».